Come si legge nel comunicato stampa diramato dalla Red Bull gli obiettivi sono chiari; infatti il team principal Christian Horner dichiara: "Questo contratto pluriennale con Honda da il via a una nuova eccitante fase per l'Aston Martin Red Bull, nell'ottica di competere non solo per le vittorie nei Gran Premi, ma per quello che è da sempre l'obiettivo della scuderia, i titoli mondiali". Anche le dichiarazioni di Takahiro Hachigo, presidente e direttore rappresentativo di Honda, vanno nella stessa direzione: "Crediamo che lavorare sia con Toro Rosso che con Red Bull ci permetta di arrivare più vicini al nostro obiettivo di vincere gare e titoli, costruendo due collaborazioni forti".

Cominciando ad analizzare quello che si perde intraprendendo la strada nuova, Red Bull lascia Renault dopo una relazione di dodici anni anni iniziata nel 2007 e che, nel periodo dominante tra il 2010 e 2013, ha portato 47 vittorie, quattro Mondiali Piloti e quattro Mondiali Costruttori, ai quali vanno sommate altre dieci vittorie (almeno fino ad oggi). La mancanza di prestazioni denunciata all'inizio dell'era turbo-ibrida e la volontà dei transalpini di ritornare in pista come Costruttore, ormai da due anni, hanno chiaramente incrinato il rapporto con la scuderia di Milton Keynes, arrivato da tempo al capolinea. A tal proposito, in Canada Cyril Abiteboul della Renault aveva inquadrato la situazione di tira e molla con la scuderia: "Capisco cosa vogliano (in Red Bull, ndr): stanno cercando di trattare i lati tecnico e commerciale, perché è chiara la differenza tra rimanere un cliente e partner Renault contro essere il team di riferimento Honda".

Capire ora cosa ci riserverà il futuro e se i risultati di questa nuova collaborazione al vertice sono in linea con le aspettative è un po' come leggere in una sfera di cristallo, ma proviamo lo stesso ad azzardare qualche spunto di riflessione. Innanzitutto l'accordo tra la scuderia di Milton Keynes e la Casa giapponese ha una durata biennale e, per quanto Takahiro Hachigo l'abbia definito "giusto ed equo", considerando che la denominazione del team rimarrà Aston Martin Red Bull Racing bisogna chiedersi se e quanto la portata dell'accordo sia calibrata su una collaborazione a lungo termine.

Honda, dal canto suo, sta lavorando piuttosto bene con i faentini della Toro Rosso, all'atto pratico scuderia "sorella" della Red Bull, e in un certo senso si sta scrollando di dosso i catastrofici ricordi della precedente partnership con la McLaren (anche in funzione dei risultati che non arrivano, guarda caso con Renault, in quel di Woking): è però bene ricordare (per quanto banale sia il ragionamento) che le ambizioni della "sorella maggiore" Red Bull siano più alte e il conseguente clima di pressione sui risultati sia diverso.

Dal punto di vista tecnico, virtualmente l'accordo con Honda è soltanto di beneficio per la Red Bull, che diventerebbe squadra di riferimento: in questo momento Renault sta trattando la scuderia di Milton Keynes come un semplice cliente senza fornire step evolutivi significativi per l'unità motrice e, comunque, anche se arrivassero aggiornamenti pesanti, la filosofia di sviluppo sarebbe nell'ottica delle richieste della scuderia Renault e non della scuderia di Mateschitz; in più, come sollevato da qualche osservatore dell'ambiente, il fatto che Red Bull non sia uniformata con il team Renault sul fornitore di olio/carburanti "azzoppa" ulteriormente l'ottimizzazione delle prestazioni e ha un costo non indifferente.

In un certo senso, se Honda utilizzasse l'esperienza 2018 con la Toro Rosso come un periodo itinerante di test (del resto è sempre valida la storia delle pressioni sui risultati di qualche riga sopra...), nel 2019 Max Verstappen potrebbe presentarsi al via del Campionato con un'unità propulsiva matura e competitiva. Se non così non fosse, comunque a Milton Keynes avrebbero risparmiato decisamente sul budget e si sarebbero levati da una situazione politicamente appiccicosa.

Magari nel calderone si potrebbe anche riconsiderare il ruolo nel progetto di Adrian Newey, che dovrebbe ridisegnare una vettura attorno alle dimensioni e alle caratteristiche meccaniche di un'unità propulsiva di cui non ha esperienza pregressa, senza limitarsi (se così si può dire) ad un esercizio di aggiornamento di un progetto precedente. La sfida è affascinante ed effettivamente in Toro Rosso sono riusciti in poco tempo ad alloggiare con successo, in sinergia con la casa giapponese, la nuova unità propulsiva sulla vettura 2018.

Rimanendo sempre nel campo delle ipotesi, vista la situazione attuale in Campionato e vista l'ambizione mondiale della scuderia, bisogna trovare una quadratura sui piloti da schierare la prossima stagione: se Max Verstappen è già confermato e blindato con la scuderia di Milton Keynes, non si può dire lo stesso per il suo compagno di scuderia. Ovviamente la mossa migliore sarebbe rinnovare Daniel Ricciardo, decisamente più costante e più "stabile" nei risultati rispetto all'olandese, ammesso che si riesca a mettere sul tavolo un progetto sufficientemente competitivo e magari offrendo una posizione interessante e non subordinata. Per età Ricciardo potrebbe anche accettare un "salto nel buio" di due anni per poi ripresentarsi in una situazione di mercato che si prevede meno complicata di quella attuale, tuttavia l'attuale forza commerciale dell'australiano è al massimo storico. Nel caso l'australiano dovesse passare alla concorrenza, al momento è poco pronosticabile cosa potranno pensare i vertici della Red Bull riguardo al compagno di squadra di Max Verstappen.

Anche se al momento ci stiamo addentrando in un territorio di FantaF1, le prospettive future di questo nuovo accordo sono molto interessanti, ovviamente ammesso e non concesso che Honda riesca a tenere fede ai propri obiettivi. Scopriremo solo vivendo cosa succederà l'anno prossimo e quello successivo, se davvero Horner e Hachigo hanno visto lungo, se la collaborazione si estenderà nel tempo o se si avvererà la caustica considerazione di Abiteboul ("Francamente, per quanto mi riguarda, hanno una possibilità di diventare nuovamente campioni del mondo con noi... non posso dire lo stesso per Honda").

Luca Colombo