Max Verstappen e Seb Ogier, i dissidenti “silenziosi”
Mentre FIA e Promoter si arrampicano sugli specchi, Verstappen e Ogier mettono in scena una protesta che vale più di mille parole.
Nella storia del motorsport e dello sport in generale chi vince tanto non è mai troppo simpatico: Max Verstappen e Sebastien Ogier non fanno certo eccezione. Entrambi hanno un carattere spigoloso, difficile da interpretare e spesso risultano fin troppo duri nelle loro esternazioni. Ultimamente, però, hanno preso decisioni importanti, che ce li rendono infinitamente più gradevoli. E, soprattutto, hanno avuto il coraggio di prendere veramente posizioni forti, andando a mettersi realmente contro chi (segnatamente Federazione e promoter) governa in maniera spesso scellerata categorie come la F1 e il WRC, che dovrebbero essere gli apici del motorsport.
Il silenzio “ufficiale” dopo multe e lavori socialmente utili
A proposito di Max Verstappen, vi avevamo dato conto nel venerdì del weekend di Singapore della ridicola pena ai lavori socialmente utili per aver pronunciato la “f-word” nel corso della conferenza stampa. Nella giornata di sabato, poi, l’olandese si è preso la sua rivincita sulla FIA, e lo ha fatto con uno stile e un’ironia che francamente in pochi, fino ad ora, gli avevano riconosciuto. Nel corso della classica press conference ufficiale post qualifica, infatti, ha risposto a monosillabi, scusandosi per un evidentemente finto mal di gola, per poi invitare tutti i cronisti fuori dalla sala. Qui, nel bel mezzo del paddock, ha messo in piedi lui una vera e propria conferenza stampa privata, in cui ha potuto parlare liberamente, senza temere ulteriori pene. Una mossa astuta, brillante, una risposta diretta al presidente Ben Sulayem.
Credo che sia davvero ridicolo quello che è successo, perché mai dovrei dare delle risposte complete? Sembra che sia molto facile prendere una penalità, quindi semplicemente non dico nulla, risparmio la voce e poi faccio le interviste altrove. I Commissari FIA? Ci siamo incontrati e abbiamo avuto un confronto produttivo. Ma è chiaro che loro devono seguire le regole, quindi non è facile. Credo solo che tutta questa situazione sia folle, visto che non ho insultato nessuno ma ho solo detto una cosa sulla mia macchina. E per questo sono stato punito. Ho anche ricevuto molto supporto dagli altri piloti. Pare sia chiaro quello che tutti pensano di questa cosa.
Diverso, ma per certi versi molto simile, quanto avvenuto a Sebastien Ogier nel corso dello scorso Rally di Grecia. Il pilota di Gap aveva infatti richiesto che gli intervalli di partenza tra le vetture in quell’occasione fossero dilatati di ulteriori 30 secondi rispetto ai 3 minuti canonici, a causa della tanta polvere sospesa che rimaneva dopo il passaggio delle vetture, come già testimoniato nello Shakedown. I commissari di gara, però, gli hanno risposto picche, e il francese si è così espresso al termine della prima P.S. ai microfoni di RallyTv.
È fastidioso vedere che non si non impara mai. Chiediamo, ma sappiamo che avremo polvere. C’è polvere sospesa. Oh, dicono di no. Cosa hanno in testa? Niente. È pazzesco.
Per queste parole, Ogier si è beccato i suoi bei 30.000 euro di multa, perché, come spiegato dal comunicato, “le sue dichiarazioni sono risultate pregiudizievoli nei confronti dei commissari”. La cosa incredibile è che poi, nei fatti, gli stessi gli hanno dato ragione nel corso del rally, aumentando i divari cronometrici, cosa evidenziata dallo stesso Seb che li aveva ringraziati in diretta tv.
FIA e Promoter non gradiscono il dissenso, ma sono spesso inadeguati
Per tutta risposta, il pilota Toyota nel corso delle prime giornate del Rally Cile si è limitato a rispondere alle domande di fine P.S. a monosillabi, sottolineando come non ci fosse nulla di personale nei confronti dell’intervistatore di turno. Insomma, tutto molto simile a quanto avvenuto qualche giorno prima a Singapore.
La realtà dei fatti è che gli enti che governano le categorie più importanti del mondo del motorsport non solo non tollerano il dissenso, ma vogliono a tutti i costi scoraggiare la sua manifestazione. Quanto successo a Ogier è emblematico. Ma non è solo negativo nei confronti del pilota, attenzione; lo è infatti per tutti noi, appassionati, addetti ai lavori, e, in fin dei conti, sottoscrittori di onerosi abbonamenti per vedere ogni tipo di gara. Chi è a casa vuole sì vedere l’azione, ma anche sentire dalla voce dei protagonisti quello che pensano realmente, e non quelle quattro frasette fatte che vanno bene in ogni circostanza. E se, nel mezzo, c’è qualche “c***o” o qualche “f*****a macchina”, beh, nessuno si scandalizza più di tanto. Multare Seb o mandare ai lavori socialmente utili Max è un chiaro tentativo di mettere il bavaglio ad ogni tipo di dissenso, una specie di avvertimento verso tutti gli altri piloti, oltre che un tentativo di censura e di indicazione di ciò che gli spettatori possono o devono vedere e sentire. Un modo di operare tipico di un certo tipo di regime, cosa che francamente fa venire il vomito solo a pensarci.
Inoltre, c’è un altro aspetto da sottolineare. Tutto ciò viene spesso fatto per coprire evidenti magagne e lacune di organi che paiono quantomeno inermi, quando non inadeguati. Facciamoci caso: quando esce la querelle relativa alle “parolacce”? Esattamente quando la FIA ha fatto una figura da quattro soldi sul tema ali flessibili, in cui praticamente Zak Brown, da parte (colpevole) in causa, ha fatto una figura da Premio Nobel per la Pace mentre Joe Bauer e soci, duole dirlo, si sono fatti infinocchiare ben bene. E di Ogier, che viene multato anche se poi in pratica gli viene data ragione, cosa dovremmo dire? Niente, perché la situazione si commenta da sola, e anche qui Delegati FIA e promoter WRC non ne escono per nulla bene. Unico appunto per tutti i protagonisti: i reporter fanno domande perché è il loro mestiere, e gli spettatori pagano gli abbonamenti anche per sentire le risposte. Ecco, tutto lì.
Detto ciò, un grazie a Verstappen e Ogier per essere quello che sono e per aver fatto ciò che hanno fatto va detto, al di là di simpatie o antipatie sportive. E noi, appassionati, forse è il caso che iniziamo a distinguerci dal gregge e cominciamo ad alzare la voce sul serio, nei modi e nei tempi corretti, per far capire a chi comanda che il segno sta per essere oltrepassato, e che non bastano luci e lustrini per accecare chi gli occhi li tiene ben aperti, nonostante tutto.
Nicola Saglia