LiveGP.it ha avuto il piacere di intervistare Paul Hembery. Noi lo ricordiamo ai vertici Pirelli in Formula 1, ma c’è anche molto altro. Paul, infatti, è un professionista a 360 gradi: oltre alla Formula 1 è molto legato al mondo del Rally, alle auto stradali e a tutto ciò che ruota intorno al mondo dell’automotive. Ci racconta una moltitudine di sfaccettature interessanti sullo sport che amiamo, non limitandosi a focalizzarsi solo sulla componente “racing” o sulla Formula 1, ma sull’intero panorama: passato, presente e anche futuro.

INTERVISTA A PAUL HEMBERY

Photo Credits: Paul Hembery

 

La passione per le auto Paul Hembery ce l’ha nel sangue. Il primo incontro è avvenuto grazie alla sua famiglia, ma quella scintilla che è scoccata lui l’ha coltivata ogni giorno, lasciandosi guidare da un sogno in continua evoluzione e dal bisogno di rimanere sempre nel mondo automotive. Un sogno che, passo dopo passo, l’ha condotto sino alla Formula 1, per poi portarlo in altre strade, avventurose ed inesplorate.

Non appena iniziamo a parlare di auto il suo sguardo si accende e si sprigiona un sorriso contagioso, capace di rispolverare la ragione per cui siamo appassionati alle auto. Con il suo musicale accento inglese, inizia a trasportarci con lui nel suo viaggio, partendo dall’Inghilterra degli Anni Settanta ed in giro per il mondo insieme a lui.

Ciao Paul, grazie per essere qui. Com’è nata la tua passione per le auto?

La mia passione è nata quando ero piccolo piccolo. Mio padre era caporeparto di un concessionario d’auto molto importante ed io avevo le auto sempre intorno a me. I miei cugini avevano delle auto bellissime ed abbiamo vissuto anni intensi. Ricordo che di notte uscivamo su strade chiuse e facevamo delle belle corse. Il mondo del rally in particolare per me aveva un fascino pazzesco. A 10 anni mi hanno portato al Rally GP, il RAC come si chiamava allora. C’erano queste auto con le fiamme che uscivano, i motori ruggenti, era notte e fuggivano nella foresta ad una velocità impressionante. Poi, negli Anni Settanta, il motorsport in UK era di casa, non dimentichiamoci di James Hunt!

Che preparazione hai seguito per entrare in Formula 1?

Per entrare in Formula 1 in realtà nessuna. Volevo lavorare nel mondo delle auto ma non avrei mai pensato di arrivare in Formula 1. Io sono ingegnere di formazione, mi sono laureato all’Università di Londra. Poi sono stato due anni con Michelin in Francia e in Pirelli. Ad un certo punto il direttore generale Francesco Gori mi ha proposto questa sfida. 'Paul, il Motorsport dovrebbe essere guidato dagli inglesi', mi ha detto. Così, ho lasciato un progetto che mi attendeva in Russia e mi sono lanciato in questa avventura. Era il momento giusto per la Pirelli di entrare a far parte del Motorsport e ancora oggi ottiene risultati brillanti.

Com’è quel mondo, visto dall’interno?

In realtà c’è davvero tanto dietro le quinte. Ci sono tantissimi incontri che non vengono fuori e più di quello che si dice vale quello che non si dice. Bisogna imparare a leggere fra le righe, dietro ogni cosa detta c’è una ragione. C’è inoltre una professionalità di un livello pazzesco, a partire dalla Federazione che deve gestire un mondo davvero complicato. Deve assicurare la sicurezza, la salute, le squadre cercano vantaggi nelle prestazioni in ogni senso, in ogni angolo ed in ogni modo. Ed i piloti, già per essere in Formula 1 sono tutti di un certo livello, a cui nessuno di noi potrebbe nemmeno sognare di arrivare. Senti commenti su questo o quel pilota, ma sono tutti bravi.

A furia di stare lì in mezzo, hai mai sognato di correre anche tu? Chi avresti voluto come compagno di squadra e in che scuderia?

Se entro in macchina non ne esco più, sono troppo grande! Scherzi a parte, Lewis Hamilton è davvero impressionante come consistenza e velocità. Di lui mi piace il fatto che anche nei momenti difficili tiene duro. Sbaglia le qualifiche? Nessun problema, si rimette in carreggiata, non perde un intero weekend per un errore. Ha inoltre la capacità di sviluppare al massimo la macchina come Michael Schumacher, con cui condivide l’atteggiamento mentale. Di giovani ce ne sono molti di un grande livello, siamo fortunati.

Mi piace Verstappen, che tre anni fa in Brasile ha dato lezioni a tutti su come si guida sul bagnato, anche Leclerc ha un immenso talento, anche se è giovane e deve affinarlo. Mi piacciono anche Norris, OconRussell è un gran pilota, ma non ha la macchina per dimostrarlo. Mi piace tanto anche Sainz. Lo conosco da quando era davvero “Junior”! Ho lavorato molti anni con suo padre e lui era piccolissimo, è strano vederlo qui. Sicuramente sto dimenticando qualcuno, mi piacciono diversi piloti giovani.

UNO SGUARDO ALLA F1 ATTUALE

Parlando di F1, che ne pensi di quella attuale?

Ci si lamenta del dominio Mercedes, ma è sempre stato così. Prima c’era la Red Bull, prima ancora Ferrari, Williams, McLaren… è sempre stato così, quello che è cambiato è il pubblico, il quale ha esigenze diverse. La Formula 1 comunque le ascolta, sta cambiando il regolamento per venire più incontro ai fans. Inoltre, le Pay-Tv hanno abbassato molto l’audience: dove sono tutti gli spettatori Rai? È pericoloso il fatto che si stia creando un disinteresse, anche se si sta provando a raggiungere nuovo pubblico su Netflix. Le gare belle ci sono state, ma fateci caso: è sempre per pioggia, Safety Car, incidente… non possiamo certo aspettare una cosa del genere ogni weekend.

Regolamento 2022... Paul, cosa cambieresti e come pensi che influenzerà il Motorsport?

Dobbiamo avere al centro i piloti. Dovrebbero essere loro i grandi campioni, non la macchina, anche se ci sono seicento ingegneri che spingono per migliorarla. La gente però pensa sempre al pilota. È lui il centro dell’interesse.

Sicuramente quello reale ridurrà i distacchi e sarà bello da vedere.

Photo Credits: Paul Hembery

Come si crea/seleziona un set vincente di gomme per un Gran Premio?

Dovresti chiederlo a Mario Isola, è il suo compito oggi! Comunque bisogna avere le persone giuste in squadra, gente preparata, che abbia interesse, passione e competenze. Gente che messa insieme funzioni bene e a cui lasciare spazio per fare il proprio lavoro. La Pirelli questo ce l’ha da un bel po’ di tempo, è un progetto con basi solide. Lì c’è una squadra forte e preparata, la migliore che c’è nel mondo.

RICORDI

Ti va di raccontarci un’esperienza che ti è rimasta impressa?

Sono stato fortunato, ho visto moltissimo posti. Vero, si vedono tanti aeroporti e hotel e poco del posto, ma la gente è uguale dappertutto. Ciò che mi è rimasto nel cuore è il sorriso della gente ovunque. Può cambiare la ragione per sorridere, per esempio crediamo che i russi siano tutti seri, ma sorridono anche loro nella gioia di un Gran Premio. Sono tutti quei sorrisi che ho portato, e porto, con me.

Parli un italiano perfetto e fra te e gli italiani c’è sempre stato un bel rapporto: e se facessi le valigie e ti trasferissi in Italia?

Ci ho pensato di recente, magari un giorno lo farò! Ho tanti contatti in Italia, nella zona di Bologna, Maranello, ho amici della Ferrari stradale, Lamborghini, persone eccezionali. E poi c’è il vino rosso, quello di Toscana è uno dei migliori al mondo! L’Italia rimarrà sempre nella mia vita, nel mio cuore. Io mi sento mezzo italiano.

TRA PRESENTE...

Di cosa ti occupi oggi?

Seguo vari progetti, ho un’azienda negli Stati Uniti, una qui nel Regno Unito. Ho diverse strategie di investimenti.

Che ne pensi di un “ritorno di fiamma” in F1? Ti piacerebbe?

Sì, certamente, ma devo essere utile. Penso di poter dare ancora molto, ma deve capitare l’occasione giusta, comunque mi piacerebbe tanto. Però, ti dirò, non è male nemmeno essere un fan come tutti voi, è molto meno stressante! In quel senso vorrei vedere vincere la bellissima Ferrari! Ce l’ho nel cuore, poi diversamente dalle altre squadre, la Ferrari rappresenta l’Italia, quando vince è qualcosa di incredibile.

A proposito della situazione Ferrari, che sta succedendo secondo te? Hanno abbandonato il modello del 2020?

No, stanno sviluppando il motore, che è molto più lento degli altri anni. Non si può sviluppare tutto liberamente, quindi devono lavorare come possono. Tutti quanti, inoltre, sono entrati nell’ottica 2022. Una cosa che non mi piace è che ci sono alcuni commenti di una cattiveria gratuita. I piani alti, se sono intelligenti, nemmeno li leggono. Li leggono però i seicento/settecento ingegneri che stanno lavorando come pazzi, notte e giorno per riportare la Ferrari al top. E ce la faranno. Anche perché la Formula 1 ha bisogno della Ferrari.

Sui social ti vediamo pubblicare foto di auto favolose, da sogno. Qual è la “piccolina di papà”?

Non ce n’è una, dipende dal momento. Ce n’è una, però, che mi fa ridere un sacco ed è quella che costa di meno. Lo so che vorresti sentirmi dire Lamborghini, Ferrari, Aston Martin, ma per me vale quello che un’auto ti trasmette e sono affezionato ad una Mini 91 DEC. È una sportiva anche se non arriva nemmeno ai 90 cavalli al massimo. È minuscola! Però è leggerissima, pesa quasi niente. Mi fa davvero ridere!

... E FUTURO

Ora facciamo un salto nel futuro: c’è qualche sogno ancora nel cassetto?

Certo, la mia grande passione è creare un’azienda che aiuti il prossimo, in senso ampio. La mia missione è creare opportunità soprattutto per i giovani, specialmente per i più sfortunati delle grandi città. Dappertutto la situazione sta peggiorando, perfino Los Angeles è peggiorata: vedi questi ragazzi per strada perché non hanno niente da fare, è più facile così che finiscano in gang o si imbattano nella droga. Che sia supportare musicisti e artisti o altri, io voglio aiutarli. È questa la mia missione. Sto partendo da zero con qualche progetto e ci vorranno anni, ma vado avanti e sto iniziando a raccogliere i primi frutti.

Si conclude qui il nostro viaggio nella vita avventurosa di Paul Hembery, un professionista di successo che ha anche un grande cuore e che ringraziamo per averci accolto nel suo spazio e per la sua incredibile disponiblità.

Leggi anche: F1 | GP Russia: Bottas risorge, doppia penalità per Hamilton

Silvia Giorgi