F1 | Melbourne: il focus sul Gran Premio
Ferrari, dominio da 10. E non è riferito al voto da dare alla performance. Il “10” rappresenta i secondi di distacco che il pacchetto di Maranello ha rifilato alla più vicina delle Mercedes. Non è stata una vittoria casuale, fortuita o dovuta a fattori particolari. E’ stato un successo di superiorità, dettato da un ritmo gara ben più veloce di quello di Stoccarda. Scattato dalla pole position, infatti, Lewis Hamilton ha mantenuto la testa della gara alla prima curva, con Vettel a girare dietro di lui. Da li in poi, i più “realisti” già immaginavano una volata dell’inglese fino al traguardo, ma così non è stato. Nonostante un regolamento "aerodinamico" che mette fortemente in svantaggio il pilota che segue, Seb è riuscito a mantenere in scioltezza nel mirino la Freccia d’Argento, facendo capire al team di Toto Wolff che in questa prima gara non ce n’era per nessuno. Brava tutta la squadra Ferrari, con un applauso speciale a Maurizio Arrivabene e a Mattia Binotto per aver saputo fronteggiare un inverno difficile tenendo la bocca chiusa. Hanno messo insieme un team capace di risalire una china apparentemente insormontabile e a tratti ridicola, dando uno schiaffone morale a tutti i “complottisti” che vedevano già una Ferrari molto indietro. Ora è il caso di continuare su questa lunghezza d’onda, allontanando durante la stagione lo spauracchio degli aggiornamenti, che da sempre è il tallone d’Achille del Cavallino Rampante.
Diamo una macchina a Vettel. Due parole a parte, le merita il 4 volte campione del mondo Sebastian Vettel. Il 2016 è stato un anno difficile per lui: per un pilota abituato a vincere, è dura digerire una situazione in cui non sei nelle condizioni di poter lottare nemmeno per il podio. Ne consegue una semi depressione che spesso ti fa andare più lento del tuo compagno di squadra. Ma quando la vettura funziona, e il “vero” campione annusa il profumo di una possibile vittoria, la classe e la voglia ritornano. Ed è proprio ciò che in Australia è successo al tedesco. Per citare la celebre frase di un famosissimo film, durante il weekend di Melbourne Seb aveva “l’occhio della tigre”. Sapeva benissimo di avere sotto il sedere una monoposto vincente, e già dal venerdi presentava uno sguardo che non gli si vedeva dai tempi Red Bull. Quello che poi ne è saltato fuori, ha parlato da solo per il numero 5: sabato il cronometro si è fermato ad un niente dalla Pole Position, e domenica in gara è stato un dominio assoluto. Se questo è il pilota che hanno, a Maranello faranno bene a dargli sempre una monoposto simile, perché il premio che avrebbero in cambio potrebbe essere davvero importante. Il confronto con Raikkonen non c’è mai stato, ma essendo solo la prima gara evitiamo di entrare nel dettaglio su questo e aspettiamo di vedere come si comporterà il finlandese in altri lidi…
La sosta suicida e il flop Mercedes. Non li si vedeva cosi confusi dai tempi in cui le loro monoposto distruggevano le gomme senza vincere mai nulla. Sono arrivati in Australia con l’aria di quelli che sono venuti a ritirare i trofei più grandi, ma si sono trovati davanti una muraglia rossa indistruttibile. E il discorso vale per tutta la squadra, a cominciare da Hamilton. E’ stato proprio lui infatti ad innescare l’episodio che con ogni probabilità ha eliminato le Frecce d’Argento dalla lotta per la vittoria. Durante il primo stint infatti, l’inglese, abbagliato dal luccichio rosso che gli riempiva gli specchietti, continuava a lamentare alla radio un immaginario problema di gomme, frutto di un’insolita incapacità di staccare la Ferrari. A queste dichiarazioni, il team tedesco ha pensato bene di chiamare al box il proprio asso per una sosta anticipata, montando un nuovo treno di gomme Soft che avrebbero portato l’inglese fino al traguardo. L’azzardo però è costato caro: uscendo dal box, i tedeschi hanno incredibilmente ignorato che Hamilton si sarebbe ritrovato dietro ad un insuperabile Max Verstappen, il quale poi infatti ha costretto LH44 a viaggiare ad un ritmo gara molto più lento di quello che avrebbe potuto tenere. Il tutto, mentre li davanti Seb se ne infischiava di quello che avevano fatto gli avversari e continuava a martellare il cronometro. Quando poi è toccato alla Ferrari fare il pitstop, il danno Mercedes era ormai compiuto, e all’uscita dalla pit-lane Vettel si è ritrovato non solo davanti a Lewis, ma è riuscito persino a tenere fra sé e l’inglese anche la Red Bull dell’olandesino volante a fargli da guardaspalle, per potersi cosi “involare” verso il traguardo in tranquillità. Il tutto mentre nel frattempo Toto Wolff prendeva a pugni una scrivania nel box in un momento di nervosismo. Sia chiaro però: Vettel non ha vinto solo grazie a questo errore del team argentato. L’accaduto ha semplicemente facilitato a Seb un sorpasso che in una pista come quella di Melbourne sarebbe stato difficile all’ennesima potenza. Nessun dubbio però, sul fatto che la Ferrari fosse assolutamente più veloce dei “crucchi”. A completare la disastrosa giornata della stella a tre punte, inoltre, ci sarebbe un Valtteri Bottas assolutamente anonimo: ma anche per lui, trattandosi solo della prima uscita stagionale, ci asteniamo per questa volta dall’esprimere giudizi.
Red Bull anonima. Si era detto un gran bene di loro durante l’inverno. Addirittura si pensava potessero dominare la stagione grazie ad un regolamento tecnico che ben valorizza le capacità del loro genio progettista. E invece niente di tutto questo. Le loro prestazioni non sono mai state capaci di impensierire Ferrari e Mercedes, e difatti Max Verstappen si è dovuto accontentare della quinta posizione finale. Ancora peggio al beniamino di casa Daniel Ricciardo, che a Melbourne ha vissuto tutte le situazione negative che si potevano vivere. Errore con botto in qualifica e conseguente rottura del cambio, guai tecnici la domenica durante il giro di formazione che lo hanno costretto a partire dai box, e ritiro per improvviso spegnimento durante il Gran Premio. Nessuno l’avrebbe mai detto, ma per adesso i bibitari sono molto indietro. Molto probabilmente per motivi legati principalmente alla poca bontà del propulsore Renault. Per ora quindi non rappresentano un problema per gli altri due top team, ma mai sottovalutarli. Perché da Milton Keynes, spesso ci hanno abituati a dei veri e propri “salti” di performance tra una gara e l’altra…
Alonso e il suo spettacolo. A parte quello di Perez su Magnussen, gli unici sorpassi visti durante la gara giravano intorno allo spagnolo. Ma purtroppo per lui, è sempre stato egli stesso la vittima. La prestazione della McLaren è stata assolutamente indecente, cosi come la loro affidabilità. Il progetto Honda si è dimostrato disastroso, e la “fanta-formula uno” vede un passaggio a propulsori Mercedes il prima possibile (magari anche a stagione in corso). Anche perché pare assai inutile insistere. E già che ci siamo, se proprio dovranno cambiare le cose, consigliamo anche di cambiare quell’orribile arancione della loro livrea, che niente ci azzecca con lo storico arancione degli anni che furono. Una cosa comunque è certa: la cosa più difficile da fare per loro (anzi, la cosa più impossibile), sarà trattenere Fernando Alonso a fine anno…
Giovinazzi, buona la prima: Assolutamente doveroso menzionare il nostro Antonio Giovinazzi. Arrivato a Melbourne con la consapevolezza di dover fare solo il turista, l’italiano è stato chiamato alle armi dalla Sauber nella notte tra venerdi e sabato, per sostituire Pascal Wehrlein ancora alle prese coi postumi dell’incidente alla ROC. Su una pista mai vista, alla guida di una monoposto guidata solo due volte, e dopo aver perso tutte le sessione di prove libere del venerdi, Giovinazzi ha rischiato di mettersi alle spalle il suo compagno di squadra durante le qualifiche, disputando poi un’ottima prima gara della vita senza errori e giungendo 12esimo al traguardo. Un’impresa incredibile. Dopo 6 anni, finalmente abbiamo rivisto un nome italiano fra le fila di una griglia di partenza in Formula Uno, e date le performance speriamo proprio di poterlo rivedere presto. Vai Anto, sei l’orgoglio del bel Paese…
Dieci giorni di pausa ora, con appuntamento fissato fra due weekend in Cina per il secondo appuntamento stagionale. Una pista più “vera” rispetto a Melbourne, dove la Ferrari capirà sul serio quanto sia competitiva rispetto a Mercedes. Noi non vediamo l’ora… e voi?
Daniel Limardi