Pascal Wehrlein esulta per la conquista del titolo iridato in Formula E.
FIA Formula E

L’EPrix domenicale di Londra è stato – ovviamente – decisivo per l’assegnazione del titolo iridato della Formula E, ma nessuno si sarebbe aspettato di dover vivere un weekend carico di tensione e attesa, con la gara decisiva della domenica che è iniziata con tre piloti in quattro punti. Un finale inaspettato, considerato il vantaggio bruciato nelle ultime 3 gare da Nick Cassidy, che alla fine del weekend si ritrova addirittura terzo dietro al compagno di squadra Mitch Evans e al vincitore Pascal Wehrlein con Porsche che porta a casa il titolo battendo Jaguar.

La gioia di Porsche e Wehrlein

Wehrlein è tornato a pungere nel momento decisivo della stagione: Porsche è arrivata a Londra forte delle tre vittorie consecutive di Antonio Felix da Costa, che a Shanghai e Portland ha mostrato come la vettura della casa tedesca fosse all’altezza del compito. A Londra, nonostante la situazione di classifica che vedeva Wehrlein in svantaggio rispetto a Nick Cassidy, il team capitanato da Florian Modlinger non si è scomposto e ha permesso a Pascal Wehrlein prima di vincere la gara del sabato regalandosi la vetta del Mondiale e poi di gestire, nonostante la pressione, la gara di domenica battendo le due Jaguar. 

Wehrlein ha conquistato così, con tre vittorie e cinque podi complessivi, il suo primo titolo iridato in Formula E: il tedesco non è stato tanto costante quanto Cassidy, che ha conquistato una vittoria in meno ma tre podi in più, ma nel momento decisivo non ha ceduto alla pressione portandosi a casa un campionato comunque meritato. 

È bellissimo, ovviamente. Molta pressione è svanita quando ho tagliato il traguardo, è stato fantastico il modo in cui abbiamo performato nel weekend. Sapevamo, alla vigilia, che avevamo delle opportunità e che forse non eravamo i favoriti perché in passato qui non siamo sempre andati bene. Sapevamo di dover mettere tutto assieme, di dover fare dei giri puliti in qualifica e di overperformare con la vettura, oltre a dover fare bene in gara, ed è quello che abbiamo fatto. Sono orgoglioso del team, anno dopo anno siamo migliorati. Sono con Porsche da quattro anni, tutto il lavoro fatto e tutti gli sforzi compiuti, tutti i momenti difficili, sono stati ripagati. Ringrazio tutti. Ci sono stati sforzi enormi per fare in modo che ciò accadesse, devo dire grazie veramente a tutti quanti.

Con il titolo Piloti - e nonostante la perdita del titolo Costruttori arrivata in serata per una penalità a da Costa - si chiude un’annata da sogno per Porsche che ora deve capire chi mettere al fianco di Wehrlein: ci sarà ancora da Costa o arriverà Nico Muller, come da tempo si vocifera?

Jaguar con il cuore a pezzi: il calo delle ultime gare costa carissimo a Cassidy

Per Jaguar l’obiettivo di quest’anno era chiaramente il titolo piloti e la formazione d’attacco composta da Cassidy ed Evans si è dimostrata perfetta per provarci, fino alla vigilia dell’ultima gara della stagione. Ma non è a Londra che Jaguar ha perso il titolo. Dopo una prima parte di stagione priva di grossi errori, a Nick Cassidy è mancata la zampata e l’ex-Envision ha bruciato un grande vantaggio in pochissimi round: il doppio zero di Portland, includendo l’errore mentre era al comando, è costato punti che sono risultati poi decisivi ai fini della classifica finale e il passo falso di ieri in qualifica, rimediato con un settimo posto finale, lo ha messo spalle al muro nella gara di oggi dove si è dovuto giocare le – ormai poche – speranze iridate cercando di contare sulla strategia. Dopo la qualifica di domenica, Jaguar si è trovata in mano la possibilità di giocare con le due punte contro la Porsche di Wehrlein, ponendosi l’obiettivo primario di non far andare in testa il tedesco. 

Una fase del duello tra Evans e Wehrlein per la vetta dell'EPrix di Londra di domenica.
FIA Formula E

Lavoro compiuto quasi fino alla fine: a pochi giri dalla fine una foratura alla posteriore destra di Cassidy, causata da un contatto fortuito con l’ala dell’altra Porsche di da Costa, ha ucciso le chance iridate del neozelandese, che con entrambi gli attack mode esauriti e con la stessa energia di Wehrlein aveva tra le mani il titolo. 

Non era destino, sono sicuramente deluso, ho il cuore a pezzi, è stato tutto fuori dal mio controllo. Non ho parole per quanto sono deluso ma sono orgoglioso del mio atteggiamento, di non mollare mai. Ho sempre cercato di fare del mio meglio ma sfortunatamente non è stato abbastanza. È dura, l’ho detto ai ragazzi prima della gara. L’avevo detto al mio team che non potevo perdere la gara se non per gli attack mode. Mi era stato detto che qualcosa sarebbe successo. Ho preso l’attack mode in momenti in cui non volevo e alla fine non è successo nulla.

Evans paga l’inizio di stagione a rilento

Se Cassidy recrimina per gli attack mode, anche Mitch Evans, dall’altra parte del box, si ritrova a recriminare: proprio gli attack mode del finale costano carissimo ad Evans, che trovatosi costretto a giocarseli – come Wehrlein – nel finale, spreca l’attivazione al 33° giro mancandola e venendo obbligato a ripassare nella zona prescelta il giro dopo, lasciando campo libero al tedesco che così si è trovato in mano la vittoria del Mondiale. Un dettaglio piccolo ma che nell’economia di un campionato costa carissimo ad un pilota che per l’ennesima volta spreca una gigantesca occasione di conquistare il titolo e che adesso passerà i prossimi mesi a leccarsi le ferite nonostante un finale di stagione eccezionale con quattro podi complessivi e una vittoria nelle ultime sei gare che lo avevano rimesso in gioco in pieno per il titolo dopo un inizio complesso.

È difficile, abbiamo vinto il titolo team e abbiamo compiuto metà del lavoro, ma il fatto che né io né Nick siamo riusciti a vincere il titolo piloti ci lascia con l’amaro in bocca. Sono deluso per la gara di oggi, ma anche per come è andata quella di ieri. Sicuramente sarà difficile [da digerire, ndr] perché (il titolo) era a un passo. Sono stato sorpreso da alcune delle chiamate fatte in gara, altrimenti il risultato sarebbe stato diverso.

Ma se per Cassidy è il finale di stagione ad essere costato caro, per Evans l’inizio di campionato a rilento, con un solo podio nelle prime 7 gare, è stato decisivo: la rincorsa disperata iniziata a Monaco non si è chiusa con il lieto fine e Jaguar oggi si ritrova, come 12 mesi fa, a leccarsi le ferite: questa volta però, fa davvero tanto male.

Mattia Fundarò