Il cuore Ducati, fatto di studio, sviluppo, di spirito di squadra e tanta voglia di vincere, si è palesato in stile italiano. "I dettagli fanno la differenza in MotoGP", così ha commentato il soddisfatto Dovizioso dopo la gara. Uno su tutti? Il modo in cui veniva esposta la lavagna con le info dal muretto dei box: per Dovi c'erano due uomini che lo incitavano vistosamente mentre per Marquez uno solo che con molta freddezza non lasciava trasparire nessuna emozione. In pratica un modo diverso di vivere la gara e le vittorie. La Ducati è una famiglia e tutti i suoi componenti partecipano con cuore e trasporto ogni singolo momento, dallo sviluppo a Bologna fino alle gare.

La vittoria di Andrea Dovizioso nel corpo a corpo con Marc Marquez negli ultimi giri del GP del Giappone ha regalato grande emozioni. Durante la cronaca live su Radio LiveGP non sono riuscito a contenere la passione che mi ha trasmesso vedere Dovizioso sorpassare Marquez in staccata alla curva 11 con la Ducati che spinnava vistosamente per la grande quantità d'acqua e soprattutto con quell'incrocio magistrale alla Victory Corner, ultima curva. Andrea da Forlimpopoli ha avuto la freddezza, la sapienza e la lucidità nel lasciare sfilare lo spagnolo per poi vincere in volata con il vantaggio della migliore accelerazione.

Il grande lavoro guidato dall'Ing. Dall'Igna sta dando i suoi frutti. Grande è l'impegno per lo sviluppo profuso dalla Ducati che ha trovato in Andrea Dovizioso il lavoratore giusto, come riconosciutogli da Marc Marquez nei complimenti a fine gara. Meritata, dunque, la vittoria di Dovizioso che si sta giocando il titolo mondiale; anche se non dovesse riuscire in questa impresa scriverebbe comunque una grande pagina di motociclismo. Bravo lui e l'azienda italiana contro un fuoriclasse come Marquez ed un colosso come la Honda.

A 3 gara dal termine della stagione solo 11 punti di distacco tra Marc Marquez ed Andrea Dovizioso. La lotta per il titolo mondiale di MotoGP si fa più intensa e serrata, stiamo a vedere chi la spunterà, se il cuore Ducati o la freddezza Honda.

Fabrizio Crescenzi