F1 | Stessa storia, stesso posto, stessa…Red Bull?
Il GP del Bahrain è stato noioso: le scuderie forti hanno sempre fatto la differenza, ma l'impianto sportivo e spettacolare della F1 sembra mancare di mordente
Max Verstappen e la Red Bull RB20 hanno largamente dominato la gara inaugurale del campionato 2024 di F1 in Bahrain, portando a casa un Grand Chelem e il punteggio massimo ottenibile nel Costruttori. A parte il primo allungo dopo il via, nessuno ha mai messo in discussione il primato dell'olandese.
La continuazione di un copione già visto in una gara condita da fin troppi sbadigli fanno solo da contorno all'impressione che la F1 del 2024 abbia preso il via sempre sotto l'egida Red Bull e che il campionato abbia già esaurito tutto quello che aveva da dire.
Sbadigli e temi già noti
Il GP del Bahrain 2024 passerà alla storia come una gara portatrice di numerosi sbadigli per chi ha deciso di guardarla sprofondato in poltrona. Non un sussulto o un sorpasso “tirato” (a parte i duelli tra i due ferraristi), ma una gara evidentemente “giocata" come se fosse la continuazione della striminzita tre giorni di test che ha introdotto la stagione.
Sergio Perez non ha mai messo nel mirino il proprio compagno di squadra…e sai che novità. Ferrari ha problemi di operazioni sulle monoposto e, a parità di gomma, non ha lo stesso ritmo del battistrada di Milton Keynes. Mercedes funziona bene con i serbatoi pieni, ma non regge il passo con l'auto scarica. McLaren rappresenta un'enorme incognita.
Il problema dei test
Tutti temi già visti e lasciati in sospeso alla fine dei test pre-stagionali. Il 2024 è già qui, la F1 vedrà (vede) ventiquattro GP in calendario, per un totale di settantadue giorni di attività agonistica in pista. Questo numero mostruoso di appuntamenti ha visto un prologo nella sessione di test Bahrain della settimana scorsa, disputata sulla distanza di sei sessioni.
Oggettivamente parlando, questi tre giorni avevano consentito a scuderie e piloti di prendere confidenza con le nuove monoposto, ottemperando al minimo dell'operatività richiesta in questi momenti cruciali per lo sviluppo delle vetture.
La maggior parte dei team, soprattutto quelle che popolano il fondo dello schieramento, aveva badato ad inanellare giri, dando la sensazione di avere come obiettivo la comprensione del nuovo mezzo piuttosto che la ricerca della prestazione o l'esplorazione, seppure timida, dei limiti.
Esplorare i limiti fa parte del DNA della F1, che si autodefinisce sfacciatamente come “punto più alto dello sport del motore”, in quanto il progetto di una scuderia e di una vettura, pur avendo natura industriale, è continua evoluzione. Gli unici che, da questo punto di vista, avevano fatto un lavoro così strutturato, con molto sandbagging, erano stati quelli della Red Bull.
Un quadro tecnico-sportivo complicato
Con un calendario così lungo e l'attività di test così ridotta, le scuderie devono fare le loro prove necessariamente nei fine settimana di gara. Il budget-cap, poi, condiziona le attività e le tabelle di marcia dello sviluppo, che non ha libertà di procedere come dovrebbe. Lo sport e, se vogliamo, lo spettacolo di questo ne potrebbe risentire. Sabato prossimo vedremo la seconda gara dell'anno su un tracciato molto particolare e potremmo vivere le stesse “emozioni” del Bahrain.
Forse abbiamo una visione troppo pessimistica del futuro. Magari possiamo aggrapparci al fatto che rispetto all'edizione del 2023 del GP in Bahrain (anche in quel caso gara inaugurale) il distacco tra la prima Red Bull Racing e la prima “degli altri” ha visto un calo dai 38,6" rimediati da Fernando Alonso l'anno scorso, ai 25,1" incassati da Carlos Sainz ieri.
In realtà non sappiamo con precisione quanto abbia tirato i remi in barca la scuderia di Milton Keynes una volta consolidato un buon divario. Forse dobbiamo notare che se in testa abbiamo visto una riduzione di circa un terzo del gap totale, il distacco medio sul giro risulta intorno ai quattro decimi di secondo, un'eternità.
Risultava (e risulta) comunque davvero difficile pensare che la Red Bull pigliatutto del 2023 avesse sbagliato clamorosamente il disegno, nonostante la “sterzata” dal punto di vista progettuale. Soprattutto considerando la “base” competitiva maturati in questi ultimi due anni di monoposto con il condotto Venturi sul fondo.
Sfortunatamente il GP del Bahrain ci ha lasciato la strana sensazione di un campionato iniziato da una gara che non ha già più nulla da raccontare, se non l'affidarsi al “caso Horner” per rendere più interessante il tutto.
Luca Colombo