Pronti via…Profondo Rosso. Il primo spunto da analizzare arriva già dalla partenza. La “barricata” Mercedes scatta bene dalla prima fila, ma dalla quinta casella la Ferrari di Vettel ha uno spunto micidiale. Il 4 volte iridato supera subito Ricciardo (partito quarto) e si mette all’interno dell’altra Red Bull per cercare di sopravanzarla alla prima curva e girare terzo. La manovra a prima vista sembra coraggiosa e potenzialmente efficacie, con Seb a tirare una staccatona che avrebbe davvero potuto portarlo davanti a Verstappen. Purtroppo però, il tedesco mette il piede sul freno un po' troppo tardi, inserendosi in curva ad un ritmo troppo “allegro”. Ci fosse stato solo Max, staremmo qui a parlare di sorpasso da campione, con Seb capace nemmeno di sfiorare la Red Bull. Il problema però, deriva dal fatto che poco più avanti si trova il povero Nico Rosberg alle prese col compagno di colori. L’epilogo è inevitabile quanto fulmineo: la Ferrari numero 5 va a sbattere contro la macchina di Nico, che incolpevole finisce in testacoda ritrovandosi ultimo. Ben peggiori le sorti di Seb, con la sospensione sinistra sbriciolata e ritiro obbligatorio dopo neanche 300 metri di gara. Ennesimo errore al via dunque per il tedesco in rosso, che pare davvero aver perso la cognizione di quello che è stato in tempi migliori. Per carità, la sua irruenza deriva dalla disperata ricerca di prestazione su una vettura non competitiva, me se alla radio Red bull ti danno del “crazy” e dell’ “idiot”, due domande occorre anche farsele…

La briscola Red Bull e la frittata Mercedes. Dopo la concitazione della partenza, la gara vede Hamilton in fuga con Ricciardo a inseguire tallonato da Raikkonen, mentre Verstappen si ritrova dietro dopo il casino dello start. Con le speranze già al minimo, il muretto di capitan Chris Horner gioca l’asso, e richiama al box l’olandese volante per un cambio gomme fulmineo su mescola performante. La manovra scombina i piani di tutti, con Max a recuperare terreno che costringe la compagnia a rivedere le proprie scelte. Al giro 39, dopo un’ottima rimonta, il figlio di Jos raggiunge il compagno Ricciardo in seconda posizione, e ingaggia il duello. La logica “vorrebbe” che Daniel lasciasse strada a Max, in quanto il neo Red Bull si ritrova su tattica diversa, nella speranza di sopravanzare un Lewis Hamilton prossimo al pit stop. Ma il sorrisone australiano, con il lasciapassare di potersela giocare da parte del team, ad alzare il piede non ci pensa nemmeno, e tiene a bada il compagno fenomeno facendogli capire che la posizione andava guadagnata. Il risultato è stato uno dei duelli più belli delle ultime gare, con le due lattine ad aggredire le curve rimanendo una a fianco all’altra quasi fosse una parata, infischiandosene di traiettorie pulite, aerodinamiche disturbate e chi più ne ha più ne metta. Solo due giri dopo, i “bibitari” si rendono conto che la loro battaglia è per la vittoria, in quanto davanti a loro, una fumata bianca invade la pista. E non essendo al Vaticano, può voler dire solo una cosa: il motore di Hamilton ha ceduto. Nell’incredulità generale, infatti, la nuova power unit del campione del mondo dice basta, costringendo LH44 a parcheggiare nella disperazione più totale manifestata via radio. Come biasimarlo, visto che una catastrofe simile (con Rosberg sul podio) può davvero costargli il Mondiale…

Il “biondo” cattivo. Nelle ultime fasi della gara, il box rosso ha guardato Nico Rosberg (che ricordiamolo, era ultimo) raggiungere e sopravanzare la Ferrari superstite di Kimi Raikkonen. Il sorpasso è stato di quelli “maschi”, costruito alla prima curva e portato a termine con una piccola sportellata. Niente di che, cose che capitano. In fondo è la Formula Uno, e una toccatina ci sta. E invece no. La direzione gara ha giudicato talmente rischiosa la manovra da dare a Nico un penalty di 10 secondi in pista (poi rivelatosi inutile, visto il ritmo della Mercedes su Kimi). La domanda sorge spontanea: cos’è che hanno voluto punire? Un pilota che supera un altro pilota in uno “sport di sorpassi”, oppure è lo sguardo “cattivo” di Rosberg a farlo passare per una peste da educare?

Applauso ad Alonso. Qui ci mettiamo poche parole, visto che coi fatti ci ha pensato Fernando. Dopo i problemi in qualifica, lo spagnolo aveva 45 posizioni di penalità. Praticamente doveva partire da Singapore. Ma si è perso d’animo? Assolutamente no. Finisce settimo al traguardo, due posizioni davanti al compagno Button che allo start stava mezzo chilometro avanti. Segno che quando la monoposto ha qualcosa da dire, lui torna sé stesso. Il che dovrebbe bastare (al di là dei contratti) per giustificare i motivi per cui è Button a fine stagione a lasciare il sedile a Vandoorne.

Ricciardo, per favore...basta. La “preghiera” si riferisce all’esultanza “fetish” di Daniel sul podio. Per carità, massimo rispetto per le tradizioni australiane e per chi ha piacere a festeggiare così. Ma dopo una gara in Malesia, dove la temperatura è di 40 gradi all’ombra, non puoi costringere tutti quelli che ti stanno attorno a bere dalla tua “discutibile” brocca. Va bene una volta…forse anche due. Ma poi inizia a fare senso..

Appuntamento ora a Suzuka tra pochissimi giorni, dove le Red Bull sicuramente voleranno e dove Hamilton dovrà assolutamente cercare di mettere le unghie sul Mondiale per abbassare la cresta gongolante del compagno di squadra. Nel discorso Ferrari, invece, a questo punto è molto meglio non addentrarsi….

Daniel Limardi