Sicurezza: la FIA studia il cupolino
Continuano gli esperimenti della Federazione Internazionale dell'Automobile in merito alla possibilità di utilizzare un cupolino di protezione sulle vetture di Formula 1. La Commissione Sicurezza, infatti, ha recentemente diffuso alcune foto ed un video relativi al test effettuato scagliando una ruota alla velocità di 225 km/h contro un cupolino di derivazione aeronautica. La prova è chiaramente servita per valutare gli effetti di un impatto simile qualora un analogo dispositivo fosse applicato alle monoposto da Gran Premio. Difatti, nonostante gli enormi progressi compiuti sul versante sicurezza, la testa del pilota rimane l'unica zona particolarmente vulnerabile in caso di incidente, come già accaduto, purtroppo, in passato. Impossibile, difatti, dimenticare la tragedia che vide coinvolto Henry Surtees nel 2009 in F.2 a Brands Hatch, colpito proprio sul casco da una ruota vagante. Ma anche in Formula 1 gli episodi non sono mancati: dal dramma di Helmut Marko che nel 1973 perse un occhio a causa di un sasso sparato dalla vettura di Fittipaldi che lo precedeva, al caso più recente di Felipe Massa, finito in coma nel 2009 dopo essere stato colpito da una molla staccatasi dalla vettura di Barrichello. Altri casi, fortunatamente meno cruenti, hanno riguardato l'incidente tra Wurz e Coulthard nel 2007 a Melbourne, quello tra Schumacher e Liuzzi a Spa nel 2010 ed infine quello tra Alonso e Grosjean a Spa nello scorso campionato. Insomma, gli episodi a riprova della necessità di intervenire in tal senso sono innumerevoli, al punto di spingere la Fia a considerare seriamente l'ipotesi. Ma c'è anche chi si schiera contro: vuoi perchè le Formula 1 risulterebbero snaturate, vuoi proprio per motivi di sicurezza legati all'uso del cupolino stesso, ad esempio in caso di incendio. Senza dimenticare le difficoltà legate all'estrazione di un pilota in caso di incidente e l'effetto distorsione della visuale create dallo stesso parabrezza. Tradizionalisti contro innovatori: comunque tutti insieme, almeno si spera, uniti in nome della sicurezza.
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