Ottimo ritorno in calendario per il Messico durante il weekend appena trascorso. Lo storico circuito intitolato ai fratelli Rodriguez (ridisegnato per l’occasione da Tilke), ha regalato emozioni incredibili soprattutto grazie al calore dei tifosi. Non perdiamo tempo, quindi, ed iniziamo subito ad analizzare le fasi salienti dell’evento.

 

Rosberg, che passo. Rieccolo, è lui. Finalmente è tornato il pilota che l’anno scorso aveva messo in serio dubbio la cavalcata di Hamilton verso l’iride. Il tedesco in versione messicana non si è risparmiato in niente. Una pole incredibile il sabato, ed una gara impeccabile la domenica. Bravo a tenere dietro il compagno durante le fasi di partenza, e un vero e proprio “duro” nel riuscire a riscappare via dopo la safety car che gli ha mangiato il vantaggio. Un ritmo di gara insostenibile per chiunque, persino per il compagno titolato. Nico è finalmente riuscito a far andare tutto per il verso giusto, mettendo la testa fuori dal “sacco della mediocrità”. Se guida cosi, darà spettacolo fino alla fine.

Vettel e Ricciardo, un pò “troppo vicini”. Guardare il primo giro della gara in Messico dev’essere stato decisamente molto deludente per i tifosi Ferrari. Dopo una partenza non perfetta dalla terza casella, Vettel si è ritrovato alla prima curva a “sandwich” tra le due Red Bull, non accorgendosi dell’entrata forse un po’ troppo allegra dietro di lui dell’ex compagno Daniel Ricciardo. Contatto inevitabile, con Ricciardo che oramai aveva impostato la curva e con Vettel che probabilmente non l’aveva nemmeno visto. Niente di che in realtà: ma il problema, come spesso accade con queste monoposto, è che la vicinanza tra i due è stata tale da fare in modo che l’ala anteriore della Red Bull squarciasse la gomma posteriore della Ferrari. Il risultato? Seb subito in ultima posizione, costretto a cercare di raggiungere il box per il cambio gomme e con la sua gara subito compromessa.

Seb e Kimi, blackout Ferrari: Ok, abbiamo già analizzato i guai di Vettel alla partenza. Ma la gara disputata ieri da parte di entrambi i piloti della Ferrari, merita un discorsetto a parte. Iniziamo dal 4 volte campione del mondo. Il passo gara era il solito, ovvero quello di un fulmine degno di stare con le Mercedes. Il problema è che Vettel era forse un po’ troppo nervoso. Probabilmente in seguito alla brutta partenza che gli ha sfilato di mano un’occasione per fare un ottimo risultato. In testacoda da solo mentre cercava di rimontare, a muro qualche giro dopo nella stessa curva. Certamente una delusione anche per lo stesso pilota, il quale ha mestamente chiesto scusa a tutto il team prendendosi tutta la colpa. Però, ad essere onesti, una cosa va detta. Seb, in questa stagione, ha accumulato cosi tanto “credito” di risultato, che si trova nella condizione di potersi anche permettere una domenica no. Secondo posto nel mondiale brutalmente perso, ok. Ma ci sono ancora due gare per provarci, e comunque, viste le premesse di inizio stagione, va già più che bene cosi. Riguardo Raikkonen, invece, prima dell’incontro con Bottas stava conducendo una gara esemplare. Partito dall’ultima posizione dopo la penalità per cambio propulsore, Iceman stava rimontando alla grande, arrivando persino a combattere per il podio. La bella prestazione, però, è durata fino all’incontro con il connazionale Bottas. Tra i due, dopo la “partita a bocce” fatta in Russia, sicuramente non corre buon sangue. E il tutto si è visto in pista, con Bottas protagonista di un’entrata “a gamba tesa” (per dirla in termini calcistici), e con Kimi che ha chiuso la curva come se stesse per parcheggiare sul cordolo. Ovviamente, neanche a dirlo, il duello è finito li. Con Bottas “salvo” per andare a prendersi il podio, e Raikkonen nell’erba con una sospensione frantumata.

Perez, emozione e delusione. Doveroso spendere qualche parola per l’idolo locale. “Checo”, nelle interviste pre-weekend, aveva proclamato tutto il suo amore verso la sua gente. E correre in Messico per lui dev’essere stata veramente un’emozione incredibile. E a guardarlo, si è emozionato anche il pubblico, con boati pazzeschi ad ogni suo sorpasso. Un po’ di delusione per il pilota, però, sicuramente è arrivato dal fatto che dopo due gare incredibili, proprio qui, il suo compagno di squadra gli è giunto davanti. Merito anche di una strategia diversa, ma se è vero che il tuo compagno è il primo avversario, sicuramente un po’ fastidio ti da.  Da segnalare comunque, che Perez è riuscito a percorrere più di 40 giri con lo stesso set di gomme. Questo sì che si chiama saper amministrare.

Circuito messicano, gioie e dolori. Vista l’assenza dal calendario rasente il quarto di secolo, una menzione particolare la merita il circuito messicano con i suoi tifosi. Va fatto un applauso agli organizzatori dell’evento e a chi ha preparato i dettagli lungo la pista. E’ stato tutto perfetto e ogni cosa era al posto giusto. Superate ottimamente tutte le difficoltà nell’adeguare un circuito storico agli standard moderni per poter far parte del calendario di Formula Uno. Incredibile, poi, l’idea di far passare le vetture all’interno dello stadio, con 40mila persona sugli spalti ad offrire uno spettacolo senza precedenti. Riguardo i “dolori” però, c’è da dire che la corsa in sé non ha offerto grandissimi spunti, con una gara abbastanza piatta e priva di particolari avvenimenti. La colpa, forse, è di chi ha ridisegnato il tracciato. Ancora una volta, è nato un “Tilkodromo”, ovvero una striscia d’asfalto tempestata di piccole chicane, curve lente ed “esse”, che obbligano ad un’unica traiettoria con possibilità di sorpasso pari a zero. Forse sarebbe il caso di affidare la progettazione dei circuiti a qualcuno “più fantasioso”.

Daniel Limardi

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