La Lancia Stratos HF sulle speciali del Monte Carlo
Credits: Lancia Official website

Un disegno unico, un concetto di automobile rivoluzionario che è divenuto negli anni il vero e proprio simbolo di un’epoca dei rally: è la Lancia Stratos HF. Una macchina, quella disegnata da Marcello Gandini, che ha saputo catturare la fantasia di milioni di appassionati, oltre che, ovviamente, tre titoli consecutivi nel Mondiale Rally. Oggi vogliamo ricordare una piccola parte di quella storia incredibile, che però ha contribuito in maniera fondamentale a far entrare vettura e uomini nella leggenda. Il 23 gennaio 1975, infatti, Sandro Munari e Mario Mannucci conquistarono per la prima volta a bordo della Lancia Stratos HF il Rally di Monte Carlo.  

Dalla “Zero” alla… Stratos

La genesi della Lancia Stratos è una storia unica, nata da un progetto del carrozziere Nuccio Bertone presentato al Salone dell’Auto di Torino nel 1970. Si trattava di quello che poi sarà ribattezzato “Prototipo Zero”, una vera e propria concept car rivoluzionaria, il cui disegno era firmato dallo stilista Marcello Gandini. Una proposta di automobile nuova e avveniristica, che richiamò da subito l’attenzione di Cesare Fiorio, già allora a capo del Reparto Corse Lancia che già faceva stravedere nel mondo del traverso. 

Consigliato da personalità valide come Daniele Audetto e Mike Parkes, il manager torinese diede spinta al progetto Lancia Stratos, che di lì a pochi anni avrebbe dovuto portare alla sostituzione dell’affidabile ma ormai datata Fulvia, gloriosa macchina da guerra della casa di Chivasso. Nacque così la nuovissima coupè a passo corto, pesante meno di 1000 kg. Il vero problema era il motore; all’epoca, infatti, non esisteva nessuna soluzione all’interno del Gruppo Fiat. Fiorio, allora, ebbe uno dei suoi tanti colpi di genio: si recò personalmente a Maranello per trattare con Enzo Ferrari, il quale acconsentì all’utilizzo dei suoi Dino 2400 cc. da 450 cavalli. Per contropartita, il Drake si assicurò la presenza di Fiorio e Sandro Munari alla Targa Florio del ’72 sotto le insegne della Ferrari. Manco a dirlo, la gara fu vinto dal Drago di Cavarzere in coppia con Arturo Merzario. 

Tornando alla Stratos, erano stati gettati i semi di quella che sarebbe stata una delle tante avventure gloriose della casa piemontese nel mondo del rally, con tre titoli consecutivi portati a casa dal ’74 al ’76, prima che politiche interne al mondo Fiat decidessero di tarparne le ali e portare avanti il progetto 131 Abarth. Il primo ottobre del ’74 arrivò, grazie anche a qualche “iniziativa spregiudicata” di Cesare Fiorio, l’omologazione nel Gruppo 4, sebbene i 500 esemplari previsti non fossero ancora pronti. Proprio in quell’anno la Stratos ottenne il primo titolo, ma mancava ancora nel palmarès la gara più importante e prestigiosa: il Rally di Monte Carlo.

La magia del Drago e Mannucci

Per conquistare il Monte, tutto deve essere perfetto e funzionare al meglio. Innanzitutto, però, è fondamentale avere l’equipaggio migliore, e qui dobbiamo dire che, già all’epoca, non vi erano dubbi sul fatto che Lancia potesse disporre del meglio in circolazione. Sandro Munari e Mario Mannucci, infatti, sono ancora oggi il simbolo dell’Italia da rally e non solo, e avevano già domato il verglas francese tre anni prima, con la Fulvia 1.6 (vi abbiamo raccontato quell’impresa epica qui). 

Il ’75 segnò il ritorno del Monte Carlo nel Mondiale Rally dopo la cancellazione a causa della crisi petrolifera nella stagione precedente. Grande interesse circondava l’evento, e gli occhi erano puntati, oltre che sulla Stratos, sulle francesi Alpine e sulle Fiat 124 Abarth di Mikkola, Darniche, Alen e Bacchelli. Lancia invece, insieme a Munari, decise di affidare le proprie Stratos HF a Pinto e Andruet, e di portare anche una Beta coupè per Amilcare Ballestrieri. 

Allo start, il Drago di Cavarzere mise subito le cose in chiaro, infliggendo distacchi pesanti ai rivali, con i team mate vittime, nella seconda speciale, della stessa placca di ghiaccio, gestita in maniera impeccabile dallo stesso Munari. Con la Beta di Ballestrieri già ritirata prima della partenza, durante la massacrante marcia di avvicinamento di 4000 km, nello spazio di pochissimo tempo l’unica Lancia in gara si ritrovò ad essere la #14

Se l’apprensione di Fiorio e dei suoi uomini era evidente, Munari e Mannucci non si scomposero più di tanto, portando a termine il rally con tre minuti di vantaggio su Mikkola, navigato da Jean Todt. Una soddisfazione enorme, coronata dalla classica prova del Turini dominata, e dall’aver regolato le tre Fiat 124 Abarth dietro di loro. 

Credits: Fondazione Pirelli Official website
Munari e Mannucci all'arrivo a Monte Carlo

Sul lungomare di Monaco, poi, le stesse scene di giubilo del ’72, con la Lancia Stratos HF in trionfo per il primo di tre successi consecutivi nel Principato. Una vettura incredibile, bellissima, unica nel suo genere e innovativa, forse anche troppo. La sua aura persiste ancora oggi, nonostante il brusco stop al suo sviluppo decretato da politiche aziendali poco propense a concedere a Lancia il posto al sole che Fiorio, Munari e tutti gli altri si erano meritati. Il manager si riprenderà con gli interessi negli anni successivi, mietendo successi a raffica. La Stratos, Munari e Mannucci, invece, non hanno mai avuto bisogno di rivincite: sono e saranno sempre miti indiscussi del motorsport di casa nostra. 

Nicola Saglia