F1 | La Ferrari aggiunge l'azzurro a Miami: tutte le livree storiche del Cavallino
Per la gara in Florida il team di Maranello sfoggerà una livrea speciale. Scopriamo le altre volte in cui questo è successo nella storia.
Per il GP di Miami la Ferrari si rifarà il trucco: le tute e il vestiario dei piloti saranno di colore blu, anzi, Azzurro la Plata e Azzurro Dino, andando a riprendere lo stile di quelle utilizzate da piloti e meccanici a cavallo tra gli anni 60 e 70. Anche le vetture avranno una livrea speciale one-off, svelata nelle scorse ore sui Social, con l'azzurro che verrà utilizzato accanto al classico rosso. Nel corso dei suoi 75 anni di storia in F1, non sono mancate le occasioni in cui la Ferrari ha sfoggiato livree speciali: scopriamole assieme.
Dai team privati a Indianapolis
Più o meno tutti sanno che originariamente i colori delle vetture derivavano da quello tradizionale delle varie nazioni. Storicamente l'Italia aveva il rosso e da questo derivò sin dall'inizio il colore della Ferrari. Non tutti sanno però che il colore non derivava tanto dalla nazionalità della vettura, quanto da quello del team, che all'epoca potevano essere anche privati. Per questo, negli anni Cinquanta e Sessanta si sono viste Ferrari di svariati colori, dall’azzurro La Plata dell’Argentina, al verde dei team inglesi, all’azzurro delle squadre francesi, tutte appartenenti a team clienti.
Se si guarda alle vetture iscritte dalla Scuderia, la prima variazione degna di nota risale al 1952, quando la Ferrari decise di intraprendere una sfortunata avventura alla 500 Miglia di Indianapolis con Alberto Ascari. Il pilota milanese, noto scaramantico, decise di colorare il muso della sua 375 Special con una striscia azzurra, il suo colore portafortuna che usava sempre per il casco e per la maglia da gara. Nonostante l'accortezza di Ascari, la gara non andò bene, con la Ferrari che finì ritirata.
L'idea di colorare il musetto fu ripresa anche qualche anno dopo. Nel 1956 a Juan Manuel Fangio venne concesso in alcune gare di avere sul muso della sua D50 i colori blu e giallo che l’argentino aveva avuto sulla sua prima Ferrari, la 166 FL, con la quale aveva fatto incetta di vittorie qualche anno prima nelle gare di Formula Libre. Sempre una D50, quella di Luigi Musso al Gran Premio d’Italia del 1957, corse con il muso dipinto di bianco.
Le Ferrari gialle
Ci sono però stati alcuni casi in cui il rosso non è stato per niente presente sulle vetture di Maranello. Due di queste occasioni risalgono a due GP del Belgio a cavallo tra gli anni ‘50 e gli anni ’60, a Spa Francorchamps. In quel periodo, nella propria gara di casa correva anche il pilota belga Olivier Gendebien, asso delle ruote coperte che di tanto in tanto si cimentava anche in Formula 1. Per schierare quella monoposto aggiuntiva la Scuderia Ferrari poteva contare sul supporto dall’importatore locale Jacques Swaters e per questo, pur se iscritta dal team ufficiale, la Ferrari belga mantenne il colore nazionale. Accadde nel 1958 e nel 1961, quando Gendebien con la 156 F1 andò a completare uno storico poker per la Scuderia Ferrari.
La Ferrari NART
L'esempio più famoso di livrea speciale risale al 1964, ed è stato anche l'episodio più ricordato negli ultimi giorni, da quando Ferrari ha svelato che avrebbe cambiato colori per Miami. Nelle ultime due gare della stagione 1964, i GP degli Stati Uniti e del Messico, Enzo Ferrari abbandonò il tradizionale rosso in polemica con le autorità sportive italiane, responsabili secondo il Drake di non aver agevolato l’omologazione come vettura Gran Turismo della Ferrari 250 LM progettata per le gare di durata. Ferrari decise dunque di restituire la licenza di corsa alla Federazione Italiana e lasciò che ad iscrivere le Ferrari di John Surtees e Lorenzo Bandini non fosse la Scuderia, bensì la squadra statunitense denominata North American Racing Team (NART) fondata dell’importatore Luigi Chinetti. Le vetture furono dunque dipinte rigorosamente con i colori racing degli Stati Uniti, blu scuro e bianco. La squadra vinse il Mondiale Costruttori, mentre Surtees si aggiudicò in un finale al cardiopalma quello piloti, rendendo immortale quella livrea per gli appassionati del Cavallino.
Dal tributo alla F1 ai lutti
Per i successivi trent'anni, le uniche modifiche degne di nota furono quelle legate al dover cancellare gli sponsor tabaccai, a seconda delle legislazioni statali in cui si andava a correre. Durante il GP del Belgio 1999, per censurare lo sponsor Marlboro, si decise di omaggiare la F1, apponendo sul cofano il logo della categoria, mentre sull'ala posteriore venne piazzata la scritta “Ferrari Formula One Team”.
Ma la livrea della Ferrari è stata usata anche per situazioni meno piacevoli, come per commemorare tragedie e decessi illustri. Nel 2001 vennero tolti tutti gli sponsor, e il muso si tinse di nero: è con questa configurazione che la Scuderia, con Michael Schumacher e Rubens Barrichello, onorarono a Monza le vittime degli attacchi terroristici dell’11 settembre a New York.
Il musetto venne listato a lutto anche in Bahrain nel 2005, questa volta con gli sponsor, per ricordare la scomparsa di Papa Giovanni Paolo II, avvenuta pochi giorni prima.
Pietre miliari e anniversari
In due occasioni, rispettivamente nei GP del Belgio 2004 e in quello di Turchia 2010, la Ferrari celebrò le “cifre tonde”, ossia l'aver raggiunto rispettivamente i 700 e gli 800 GP in F1. Nel 2017 poi, nel Gran Premio d’Italia a Monza, venne messo sul cofano un grande numero 70, per celebrare l’anniversario di fondazione della Ferrari come fabbrica automobilistica, risalente al 1947.
Nel 2020 la SF1000 decise di celebrare la millesima gara in F1 della Scuderia di Maranello in grande stile: in occasione del Gran Premio della Toscana – Ferrari 1000 disputato al Mugello venne presentata una livrea totalmente inedita, color amaranto, che richiamava la prima Ferrari mai realizzata, la 125 S del 1947.
Le ultime livree one-off
Più recentemente i cambi di livree sono stati più frequenti. Nel 2022 nel GP d’Austria la squadra celebrò i 90 anni dall’esordio in gara dello scudetto con il Cavallino Rampante – sulle Alfa Romeo della Scuderia – applicando sulle F1-75 di Charles Leclerc e Carlos Sainz la replica di quella prima versione dell’emblema. Lo stesso anno, in occasione del Gran Premio d’Italia a Monza, monoposto e squadra si tinsero di giallo per riscoprire il secondo colore della Ferrari, scelto dal fondatore per omaggiare quello della città di Modena. Sul cofano motore era presente anche un grande numero 75 per ricordare gli anni dalla fondazione dell’azienda.
Nel 2023 a Monza la SF23 si tinse ancora di giallo per un tributo al DNA sportivo Ferrari e alla 499 P vincitrice della 24 Ore di Le Mans al proprio ritorno nella categoria principale, mentre a Las Vegas la carrozzeria divenne bianca e rossa per creare un riferimento con la prima era. Fino ad oggi, questa è l'ultima livrea speciale della Ferrari, in attesa del GP di Miami di quest'anno.
Alfredo Cirelli