La FIA fa parziale marcia indietro sui motori. Alla vigilia del weekend di Interlagos, la Federazione ha fatto il primo passo formale verso la revisione del concetto legato alle costosissime Power Unit rese obbligatorie a partire dallo scorso anno, rendendo di fatto ancora più tremolante la già precaria stabilità tecnica dell’attuale regolamento. E’ stato infatti ufficializzato un bando rivolto a motoristi indipendenti, interessati ad entrare in Formula Uno in qualità di fornitore per tutti quei team alla ricerca di una soluzione economicamente più vantaggiosa.

Ma occorre prima fare un piccolo passo indietro, per chi si fosse perso le ultime proposte da parte dello Strategy Group in merito alla "questione" motore. Nelle ultime settimane, i grandi Costruttori presenti in Formula Uno (Ferrari e Mercedes in primis), si sono letteralmente scontrati con i vertici della massima categoria automobilistica. L'oggetto della contesa riguarda la nuova proposta di voler fissare un tetto massimo ai prezzi per la fornitura di motori alle piccole scuderie. Per dirlo in cifre, secondo Jean Todt il prezzo massimo per una fornitura annuale dovrebbe aggirarsi attorno ai 12 milioni, cioè la metà circa rispetto a quanto (ad esempio) la Ferrari sta facendo attualmente.

Questi numeri, ovviamente, hanno suscitato l’ira dei grandi Costruttori, portando addirittura il Cavallino ad opporsi ufficialmente avvalendosi del diritto di veto, visto che se dovesse essere attuata tale proposta i costi di fornitura supererebbero gli introiti. Inutile dire come Mercedes sia assolutamente d’accordo con Ferrari, mentre ovviamente Red Bull sarebbe pronta ad appoggiare la riforma, magari nell'auspicio di poter ovviare all'attuale ritardo tecnico con Renault.

Vista quindi la “non applicabilità” del tetto massimo, lo Strategy Group ha deciso di “aggirare” il problema. Come ha fatto? Semplice. L’idea sarebbe quella di creare un motore apposito per le piccole scuderie, che si avvicini il più possibile alle prestazione delle attuali power unit, ma che possa essere acquistato ad un prezzo annuale di 6 o 7 milioni. Una cifra, ovviamente, altrimenti impossibile dati i costi necessari per sviluppare le attuali power unit. Ma come fare quindi ad ottenere pari performance senza spendere troppo? La “genialata”, come già discusso nelle passate settimane, potrebbe risiedere nel concedere la possibilità ai team minori di utilizzare propulsori “non ibridi”, ma comunissimi motori termici caratterizzati però da una cilindrata di 2200 cm3 (contro i 1600 delle power unit) e dalla tecnologia bi-turbo, con l’ausilio del vecchio Kers. Questo dovrebbe garantire una potenza pari, o perlomeno simile, agli odierni motori ibridi, senza però far lievitare troppo le spese.

Questa soluzione, come ci si poteva aspettare, ha spaccato in due le opinioni degli addetti ai lavori, in quanto una manovra simile andrebbe a rendere vana la rivoluzione ibrida della passata stagione, e rischierebbe di aprire un solco di prestazioni ancora più ampio di quello attuale. Ad ogni modo, comunque, il bando è già stato emanato, e le candidature da parte di eventuali motoristi interessati a fornire le piccole scuderie nel triennio 2017-2019 potrebbero già arrivare nelle prossime ore.

Staremo a vedere cosa succederà entro il 23 novembre, data ultima in cui le aziende interessate potranno fare pervenire le rispettive domande di ammissione. Una cosa però è certa: già con gli attuali regolamenti tecnici, la maggior parte dei tifosi fa spesso fatica a seguire ciò che succede in pista, ad esempio con le penalizzazioni di “centinaia” di posizioni in griglia. Siamo sicuri che aggiungere una differenza cosi radicale nella tecnologia dei motori tra una scuderia e l’altra aiuterà a rendere la Formula Uno più comprensibile?

Daniel Limardi 

 

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