F1 | Dietro-front sulle Power Unit 2016: più libertà di sviluppo
Interessanti novità sono emerse dalla riunione svoltasi a Ginevra che ha visto coinvolti, da un lato, i rappresentanti di team e motoristi e, dall'altro, gli uomini della Federazione Internazionale, incluso il presidente Jean Todt. Come anticipato nei giorni scorsi, al centro del dibattito vi erano gli annosi temi riguardanti la possibilità di ampliare i margini di intervento sulle Power Unit 2016 e concedere o meno ai team clienti la possibilità di poter usufruire anche di specifiche dell'anno precedente. Argomenti che, per essere approvati, necessitavano dell'unanimità da parte di tutte le scuderie, in maniera tale da passare poi la palla al Consiglio Mondiale FIA del prossimo mese di Dicembre per la (pressoché scontata) approvazione definitiva.
Ebbene, si può parlare di un parziale ritorno alla libertà. Nel senso che gli interventi approvati vanno decisamente nella direzione di concedere maggiori deroghe rispetto a quelle previste in precedenza dal regolamento, il cui orientamento era quello di limitare progressivamente lo sviluppo delle Power Unit anche per una filosofia legata al contenimento dei costi. Alla fine, ha invece prevalso la linea "soft", volta da un lato a riequilibrare le sorti di un predominio tecnico Mercedes che avrebbe rischiato di mettere a repentaglio il futuro della categoria e, dall'altro, a porgere un'ancora di salvezza a chi (vedi soprattutto Honda e Renault) si trova in una situazione di preoccupante ritardo. Pertanto non vi sarà più il cosiddetto "congelamento" dei propulsori, la cui scadenza era fissata per la fine del prossimo mese di febbraio, con tutti i motoristi che invece potranno intervenire liberamente nel corso della stagione utilizzando 32 gettoni, al posto dei 25 originariamente previsti per il 2016.
Questa novità rappresenta una fondamentale boccata d'ossigeno per chi si trova nella scomoda situazione di dover colmare il gap tecnico, non dovendo più necessariamente effettuare una vera e propria corsa contro il tempo per poter omologare la versione "base" dell'unità ibrida entro i prossimi quattro mesi e mezzo. Ma non è tutto: infatti, sarà possibile anche intervenire su alcune aree del motore precedentemente off-limits, come il basamento inferiore e superiore, le valvole, gli alberi a camme e l'albero motore. Un fattore che potrebbe convincere alcune scuderie (vedi Ferrari) a rivedere sin da subito i propri programmi relativi ai prossimi step evolutivi della Power Unit.
Un altro punto focale sul quale si è discusso è stato quello relativo alla possibilità di concedere ai team clienti versioni non aggiornate del propulsore: un tema sul quale proprio 48 ore prima la Federazione era intervenuta sottolineando che solo attraverso l'unanimità dei team si sarebbe potuti giungere a una modifica del regolamento. Sarà pertanto possibile per i motoristi fornire ai propri team clienti anche unità dell'anno precedente, non vincolando in questa maniera in alcun modo accordi capaci di prevedere disparità di trattamento con le scuderie "ufficiali". Un accordo che, di fatto, pone il via libera alla fornitura di Power Unit in versione 2015 alla Toro Rosso da parte della Ferrari, ma che al tempo stesso non sblocca l'ingarbugliata trattativa tra Maranello e la Red Bull, fermo restando che non si è parlato della possibilità di estendere la fornitura ad un quarto team.
Infine, nonostante le voci che vedevano Bernie Ecclestone intenzionato a voler proporre una futura formula di motore alternativa a quella attuale, come ad esempio un V6 bi-turbo da 3.5 litri o addirittura un V8 aspirato pre-2014, il meeting ha ribadito la ferma volontà di proseguire (al momento) sulla strada tracciata dagli attuali V6 ibridi.
Un passo importante, dunque, verso la Formula 1 del futuro, in attesa della nuova rivoluzione targata 2017.
Marco Privitera
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