Tutto è partito da una lettera inviata da Simone Resta, responsabile del progetto numero 668 della Ferrari, indirizzata alla Federazione Internazionale, volta a chiedere chiarimenti in merito alla legalità di alcune soluzioni allo studio del Cavallino relative alle sospensioni a comando idraulico. Nello specifico, il team di Maranello ha voluto vederci chiaro sui moderni sistemi che consentono di influenzare l'altezza da terra delle vetture in maniera dinamica e senza alcun aiuto elettronico, riproducendo in questo modo l'effetto del FRIC (già abolito a metà della stagione 2014). Quest'ultimo, come si ricorderà, consisteva in un sistema di interconnessione tra l'asse anteriore e posteriore, volto a garantire un assetto più stabile alla vettura. Nel mirino ci sarebbero proprio i due team diretti rivali della Ferrari, capaci negli ultimi mesi di compiere enormi passi avanti sotto questo punto di vista grazie ad accurati studi che hanno consentito un notevole incremento prestazionale: trattasi naturalmente di Mercedes e, soprattutto, Red Bull.

Proprio il team di Milton Keynes si è mostrato all'avanguardia sotto questo aspetto, sollevando in svariate occasioni più di una perplessità proprio grazie all'interpretazione "border-line" del vigente regolamento, il quale vieta espressamente qualsiasi intervento "artificiale" volto a modificare l'altezza da terra delle vetture una volta in pista: in questo caso, Adrian Newey e soci si sono invece distinti per aver messo la RB12 nelle condizioni di poter usufruire di un assetto cosiddetto "rake", capace di mantenere un posteriore molto sollevato nei tratti medio-lenti, salvo poi riequilibrarsi lungo i rettilinei e garantire una minore resistenza all'avanzamento. Non a caso, la monoposto di Milton Keynes ha più volte evidenziato una velocità di punta decisamente elevata, nonostante non disponesse di una power unit particolarmente performante se messa a confronto con quella Mercedes. Il tutto grazie alla capacità di fare lavorare le sospensioni in maniera dinamica e sfruttando una "zona grigia" del regolamento, avente margini d'interpretazione non meglio chiariti.

Prima di concentrare uomini e risorse sull'approfondimento di tale sistema, dunque, in Ferrari si è deciso di richiedere chiarimenti alla FIA, anche nel tentativo di rimediare ad un gap tecnico che, proprio in seguito al differente livello di sviluppo venutosi a creare in tale ambito, sarebbe potuto diventare ancora più evidente. La risposta di Charlie Whiting non si è fatta attendere, venendo diffusa (come da prassi) a tutti i team nella prima metà di dicembre: in sostanza, tale soluzione è stata ritenuta da quest'ultimo in contrasto con l'articolo 3.15 del regolamento tecnico, poiché capace di influenzare direttamente le prestazioni aerodinamiche delle monoposto.

Tale riscontro, occorre sottolinearlo, non ha automaticamente reso illegale il sistema, bensì informato i team che dovessero utilizzarlo nel corso della stagione della possibilità di essere soggetti a sanzioni o (addirittura) ad una squalifica, nel caso in cui ne venisse comprovata l'irregolarità durante le verifiche tecniche del weekend di gara. Una bella gatta da pelare, insomma, per Mercedes e Red Bull, le quali secondo quanto trapelato sarebbero subito corse ai ripari, con l'obiettivo di farsi trovare pronte per l'appuntamento con i primi test pre-stagionali, in programma dal 27 febbraio al 2 marzo sul circuito di Barcellona.

Di sicuro, la "mossa" della Ferrari non contribuirà a rasserenare i rapporti tra i team, alla vigilia di una stagione che si preannuncia particolarmente incerta e cruciale non solo per le sentenze che scaturiranno dalla pista, ma anche per i delicati equilibri politici in vigore nel Circus della Formula Uno.

Marco Privitera