Stefano Domenicali non è più il Team Principal Ferrari. La notizia-bomba, rimbalzata stamane e che in pochi minuti ha fatto il giro del mondo, è di quelle capace di far sobbalzare dalla sedia tutti i fans del Cavallino. Il numero 1 della Gestione Sportiva ha presentato infatti le proprie dimissioni, al termine di un week-end "agitato" tra le mura di Maranello, in seguito agli scarsi risultati fatti registrare dal team in questo travagliato avvio di stagione. “Ci sono particolari momenti nella vita professionale di ognuno di noi” – ha detto Domenicali – “in cui ci vuole il coraggio di prendere decisioni difficili e anche molto sofferte. E’ ora di attuare un cambiamento importante. Da capo, mi assumo la responsabilità – come ho sempre fatto - della situazione che stiamo vivendo. Si tratta di una scelta presa con la volontà di fare qualcosa per dare una scossa al nostro ambiente e per il bene di questo gruppo, a cui sono molto legato. Ringrazio di cuore tutte le donne e gli uomini della squadra, i piloti e i partner per il magnifico rapporto avuto in questi anni. A tutti auguro che presto si possa tornare ai livelli che la Ferrari merita. Infine, vorrei fare l’ultimo ringraziamento al nostro Presidente per avermi sempre sostenuto e un saluto a tutti i tifosi con il rammarico di non aver raccolto quanto duramente seminato in questi anni”. Al momento di scrivere queste righe, ancora nessuna conferma ufficiale è arrivata da parte della Scuderia, ma gli indizi emersi portano al nome di Marco Mattiacci quale suo successore. Mattiacci, in Ferrari dal 1999, ricopre attualmente il ruolo di presidente della divisione Nord America per il Cavallino, dopo essere stato impegnato fino al 2010 nel medesimo incarico per quanto riguarda la parte Asia Pacific. Una soluzione interna, dunque, per una figura priva di esperienza nel mondo delle corse ma indubbiamente dotata di spiccate capacità manageriali e di gestione delle risorse. Doti che sicuramente non facevano difetto nemmeno a Domenicali, il quale però paga anche colpe non sue ed una carenza di risultati ormai sotto gli occhi di tutti.

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