F1 | Le pagelle di metà stagione: Red Bull, polveriera pronta a esplodere?
Da più parti ci si aspettava un 2024 sulla falsariga del 2023 per la Red Bull, che tra caos interno e partenze eccellenti sta invece vivendo una fase complessa della sua storia.
Partita con i favori del pronostico e forte di una stagione leggendaria da 21 vittorie su 22 gare disputate, la Red Bull si ritrova dopo 14 gare con le ossa rotte nonostante la classifica dica che sia comunque il punto di riferimento. Ma la classifica non racconta una serie di fattori esterni che stanno minando il dominio creato tra 2022 e 2023 e che oggi portano Red Bull a vivere una situazione complessa e che potrebbe avere un’ulteriore escalation nella seconda parte di stagione.
Caos e addii non aiutano la corsa al titolo
Lo scandalo che ha investito Christian Horner tra febbraio e marzo ha avuto conseguenze epocali con l’addio di Adrian Newey – che a settembre annuncerà il suo destino – e di Jonathan Wheatley, con il secondo in direzione Audi. Sono solo i primi “sacrifici” sull’altare di una rivalità interna nata dallo scandalo e che vede coinvolti Horner, da una parte, e il duo Marko/Jos Verstappen dall’altra, che sta minando più di quanto lo stesso Horner potesse pensare una rincorsa al poker iridato che a inizio anno tutti davano per scontato visto lo stato di forma mostrato dal team di Milton Keynes nel 2023.
Red Bull ha presentato una vettura, la RB20, con concetti estremizzati, come i “bazooka”, che la differenziano enormemente dalla RB19 che ha vinto tutto nel 2023 e il cambio – nella prima fase di stagione – sembrava non aver modificato i valori in campo. Sette vittorie nelle prime 10 gare avevano confermato come Red Bull fosse il riferimento, nonostante i passi falsi di Verstappen in Australia (per ritiro), Miami (secondo nella gara della domenica) e Monaco (sesto). Tuttavia, i miglioramenti fatti da McLaren e Mercedes – soprattutto – hanno iniziato a minare le certezze di Red Bull, che con gli aggiornamenti non è riuscita a tenere il passo perdendo, in questa fase della stagione, il ruolo di vettura di riferimento. Con la conseguenza che il reparto tecnico, ora in mano a Pierre Waché, è sotto pressione e deve cercare di apportare correttivi che permettano alla vettura di ritornare al vertice. Faida interna permettendo.
Voto: 6
Verstappen ultimo baluardo di Red Bull
Nel marasma di rivalità, faide e guerre interne che si sono scatenate nel “tranquillo” micromondo di Milton Keynes, l’unica vera certezza è quella rappresentata da Max Verstappen. Lui, che non vuole farsi condizionare da fattori esterni, sta continuando a fare egregiamente il suo lavoro. Leadership nel Mondiale salda con 78 punti di vantaggio su Lando Norris, cementata grazie alle 7 vittorie ottenute nei primi 10 appuntamenti, Verstappen sta vivendo una fase di campionato inedita e arriva da quattro gare senza successi, cosa che non succedeva dal 2020.
Nonostante ciò, con in mano una Red Bull che non riesce ad essere più dominante come in precedenza, Verstappen ha fatto, da Monaco in poi, 108 punti, gli stessi di Hamilton e solo 6 in meno di Oscar Piastri, colui che ne ha ottenuti di più di tutti. Il che significa che, comunque, Verstappen è riuscito a tenere il passo di una concorrenza agguerrita che si toglie punti a vicenda: basti pensare che Norris ha ottenuto 10 punti in meno di Verstappen nello stesso lasso di tempo. È un segnale chiaro: al netto di improvvisi colpi di testa, come la caotica gara dell’Hungaroring tra le lamentele in radio e il contatto con Hamilton nel finale che gli è costato il podio e altri punti in campionato, Verstappen ha chiaro come l’obiettivo del Mondiale si porta a casa anche con questi risultati “secondari”.
Voto: 8
Pérez appeso a un filo nonostante il rinnovo
La notizia del rinnovo biennale di Sergio Pérez ha sicuramente colto di sorpresa un sacco di persone. In primis, per il rendimento che il messicano ha tenuto in questa prima parte di stagione, con soli 4 podi, e in secondo luogo per l’ennesima parte centrale di campionato disastrosa.
Apatico, se si può definire in questo modo, il modo in cui Pérez sta correndo da Imola: da quel gran premio in poi, il messicano ha ottenuto solamente 28 punti contro i 141 fatti da Verstappen, dal quale dista 146 punti dopo 14 appuntamenti. Una differenza abissale e complessa da giustificare: il divario tra lui e Max è ampio e difficilmente colmabile in poche gare e il contributo portato da Pérez nella classifica Costruttori è del 32,1%: una disparità troppo forte tra i team che stanno nella parte alta della classifica.
Checo, al netto della gratitudine per l’aiuto offerto per la conquista del titolo di Verstappen nel 2021, è in questo momento un investimento a perdere per la Red Bull, che ha blindato con un biennale senza senso un pilota che non è nelle condizioni per correre per un team che punta al titolo. Soprattutto in una fase nella quale la leadership di Milton Keynes è messa in bilico da una McLaren che sta volando e che negli ultimi 4 appuntamenti ha sempre guadagnato punti in classifica. Troppi i fattori a suo sfavore per convincere Red Bull a puntare davvero su di lui anche nel 2025. I contratti, si sa, sono fatti per essere stracciati e anche per questo, forse, il ciclo di Pérez e Red Bull sembra essere arrivato alla fine.
Voto: 4
Mattia Fundarò