F1 | John Watson contro Netflix: quando lo sport diventa una serie TV
John Watson, ex pilota nordirlandese con alle spalle 5 vittorie e 152 Gran Premi disputati in carriera, in una lunga intervista rilasciata a racingnews365.com ha parlato di quanto l'arrivo di 'Drive to Survive' sia stato deleterio per la Formula 1, con chiaro riferimento a quanto accaduto a Michael Masi nel convulso finale di Abu Dhabi.
"Ci sono canali appositi per le sfide - ha dichiarato Watson - ma che non devono subire l’influenza di Netflix e Drive to Survive. Alcune persone che lavorano per la FIA, insieme ai loro ufficiali, sono diventate una parte di questo spettacolo. Non sono lì per quello. Sono lì per giudicare. Non per diventare conosciuti o per essere messi in mostra. Sono persone che non dovrebbero in nessun momento essere riconosciute. Non è il loro lavoro."
Commissari-attori, dunque, che secondo il 75enne ex-pilota andrebbero a comporre il paddock. D'altronde stiamo parlando di una situazione inevitabile, verificatasi in una miriade di contesti sportivi e non. Non si parla di manie di protagonismo, bensì di un vero e proprio posizionamento sotto i riflettori di Netflix di ciò che, per usare un termine cinematografico, dovrebbe restare nel backstage. È un racconto di borisiana memoria, quello in cui gli addetti ai lavori diventano essi stessi protagonisti.
LA F1 COME IN 'BORIS'
Proprio nella serie TV ideata dalle penne di Vendruscolo, Ciarrapico e il compianto Mattia Torre si è avuto per la prima volta modo di scoprire il dietro le quinte di un prodotto televisivo. Ecco che il terzo prodotto sportivo, per numero di ascolti televisivi, si ritrova nella stessa situazione, con un Michael Masi pronto a smarmellare, regolamento alla mano, davanti alle scelte più difficili.
Ancora peggio è quando un direttore di gara, non uno stagista qualsiasi, deve dialogare con i team per accordarsi sulle penalità. Le scene viste a Jeddah, con la trattativa per la ripartenza, e ripetute ad Abu Dhabi con i piagnistei in mondovisione di Toto Wolff, hanno senza dubbio rappresentato una delle pagine più nere della storia di questo sport. Il risultato è stato l'equivalente di una linea comica che, purtroppo, di comico non ha nulla.
"Masi? Mi chiedo solo che tipo di collaborazione ci sarà tra lui ed i team all’inizio di una nuova stagione - ha continuato Watson - ogni volta che arriverà ad una decisione, sarà contestato? Tutto questo non va bene. È come avere una partita di calcio con gli allenatori delle squadre che hanno un dialogo continuo con l’arbitro durante una partita. È insensato da un lato, e dall’altro ci si prende gioco dell’autorità"
IL MERITO DI DRIVE TO SURVIVE
Drive to Survive però ha un merito, ovvero quello di aver avvicinato molti giovani al mondo della Formula 1. Nel periodo di crisi degli ascolti per la massima categoria dell'automobilismo, diamo a Cesare quel che è di Cesare: la serie TV targata Netflix è riuscita, con uno storytelling sempre avvincente, ad appassionare il pubblico a delle gare noiose e dominate quasi sempre da Sir Lewis Hamilton.
Se il sostituto di Michael Masi (dato che si vocifera un turnover alla direzione gara) sarà in grado di riportare al centro l'ago della bilancia (tra spettacolo e puro motorsport, con rischio di gare noiose) lo scopriremo solo vivendo (per citare Battisti). Occhio però: il passo dal backstage al palcoscenico è molto breve, e una volta che si supera la linea che divide le maestranze dagli attori in scena è impossibile tornare indietro senza farsi del male.
Beppe Dammacco
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