E' stato un personaggio di enorme impatto, per il mondo della Formula 1, della Ferrari e dei motori in generale. La scomparsa di Mauro Forghieri, storico ingegnere del Cavallino, lascia un vuoto profondo e un'eredità forse impossibile da colmare. Le sue geniali intuizioni, che hanno lasciato un segno indelebile nella storia della Casa di Maranello, sono destinate a rimanere un punto di riferimento e ispirazione anche per le nuove generazioni.

Se ne va un pezzo di storia dell'automobilismo italiano, capace di tramutare in realtà i sogni partoriti da una mente brillante e geniale. Ricordare le macchine vincenti realizzate da Mauro Forghieri potrebbe apparire per qualcuno un lungo elenco di sigle e date, ma la realtà è che dietro ognuna di esse si cela un racconto, una storia, un percorso: quello che ha portato l'ingegnere modenese a diventare una figura legata in maniera intrinseca alla storia della Ferrari, sin dal suo ingresso nel 1960.

A CAPO DEL REPARTO CORSE A SOLI 26 ANNI

Già, perchè se si parla di Forghieri è impossibile non pensare al suo rapporto strettissimo con Maranello e con il Drake. Quasi trent'anni di successi e sconfitte, gioie e dolori, vissuti intensamente e nel corso dei quali è riuscito più volte a reinventare e rivoluzionare un sistema talvolta vincente ma al tempo stesso assai complesso da gestire. Una figura di grande carisma, forse l'unica in grado di reggere il confronto con il fondatore della Scuderia, che prima di chiunque altro ebbe da subito l'intuizione di scommettere sul suo giovane talento. Avvenne nella primavera del 1960, quando il giovane Forghieri (fresco di laurea) varcò per la prima volta i cancelli della fabbrica di Maranello. Salvo poi essere promosso inaspettatamente a capo del Reparto Corse soltanto un anno e mezzo più tardi, dopo la lettera dei sette dirigenti che lo stesso Ferrari definì "la congiura di palazzo".

UN CICLO DI VETTURE VINCENTI

Da quel momento, ha avuto inizio una storia destinata a realizzare grandi successi. Dalla Formula 1 a Le Mans, dalle vetture Sport a quelle stradali, l'apporto di Mauro Forghieri alla causa del Cavallino è stato globale e decisivo sotto tutti gli aspetti. A partire dal lancio della monoscocca che regalò il titolo mondiale a Surtees nel 1964, l'ingegnere modenese sfornò una serie di geniali intuizioni destinate a lasciare il segno nella storia del motorsport. Come l'introduzione degli alettoni (montati per la prima volta sulla 312 nelle qualifiche del GP Belgio 1968), sino all'innovativo modello "Spazzaneve" che rappresentò la base per i successivi trionfi della 312T, dal 1975 al '79. In tutto questo, non soltanto monoposto di Formula 1: non a caso, l'auto da corsa "più bella mai realizzata" (per definizione dello stesso Forghieri) fu la Ferrari 330 P4, splendido prototipo realizzato nel 1967 per le gare di durata.

DAI SUCCESSI AL TORMENTATO ADDIO

Un percorso virtuoso, che portò la casa di Maranello a conquistare nell'era-Forghieri 54 vittorie nella massima formula, con ben quattro titoli mondiali e Piloti e sette Costruttori. Proseguito sino alle crescenti battaglie interne della metà degli anni Ottanta, che videro l'ingegnere modenese dapprima allontanarsi dal mondo delle corse (entrando a far parte del progetto Ferrari Engineering) ed in seguito abbandonare la Casa in cui era professionalmente cresciuto nel 1986. La seconda parte della sua carriera lo ha visto creare la Lamborghini Engineering, quindi collaborare con Bugatti ed infine dare vita alla Oral Engineering, azienda di progettazione e costruzione di prototipi.

Una vita dedicata alle corse, per un personaggio unico e probabilmente inimitabile. Scomparso, forse per un segno del destino, soltanto pochi giorni dopo il lancio della 499P, la vettura che riporterà il Cavallino a Le Mans. E che sarebbe bello se potesse portare anche le sue iniziali.

Marco Privitera