Rupert Keegan a Monte Carlo
Credits: Tim Keegan Official FB page

Dopo una lunga lotta contro il cancro lunedì 23 settembre è scomparso Rupert Keegan, pilota di F1 che ha corso nella categoria regina tra gli anni ‘70 e ’80, un periodo di grande transizione per il mondo delle corse. Oltre che pilota di talento, fu un personaggio vivace e affascinante, incarnazione di un'epoca in cui le gare non erano solo competizione, ma anche un'espressione di libertà e stile di vita.

Il Keegan pilota e l'uomo

Rupert Keegan, nato il 26 febbraio 1955 a Westcliff-on-Sea, crebbe in una famiglia benestante grazie al padre, proprietario di una compagnia aerea che fu anche uno dei suoi primi sponsor. Con il suo debutto in F1 nel 1977 con il team Hesketh, Keegan si calò perfettamente in un’epoca in cui corse e glamour iniziavano ad andare a braccetto.

I suoi capelli biondi lunghi e il casco arancione brillante lo resero inconfondibile in pista, oltre al fatto di essere a bordo di una monoposto sponsorizzata da Penthouse e Durex, simbolo provocatorio di quegli anni.

Monoposto guidata da Rupert Keegan in F1

Il pilota

La carriera di Keegan, purtroppo, si scontrò con la realtà di auto non competitive. Corse 25 Gran Premi tra il 1977 e il 1982, ma senza mai prendere parte ad una stagione completa e senza mai ottenere punti. Il miglior risultato fu un settimo posto, proprio ad un soffio (allora) dalla zona punti. Tuttavia, il vero segno lasciato da Keegan non fu tanto in pista, ma nello spirito del Circus della F1, dove il divertimento, l’audacia e la vita spericolata erano parti integranti del suo essere. Non aveva infatti il talento naturale di molti suoi colleghi, ma riusciva comunque a farsi notare per il suo stile di vita spensierato e la sua capacità di divertirsi, come lui stesso ebbe modo di ammettere.

 Sono stato un uomo fortunato. Mi hanno pagato per girare il mondo e farmi vedere con donne bellissime. E devo ammettere di essermi divertito.

Non amava i test e viveva sempre il presente, non pianificando mai troppo il futuro, come sottolineato da chi lo conosceva. Il non applicarsi più di tanto, in aggiunta alla scarsa competitività delle monoposto che ha guidato, non l'hanno reso un campione. La sua presenza vivace nel Circus ha però lasciato un’impronta duratura, incarnando l’anima più autentica di una F1 che oggi non esiste più.

Il conoscitore di vita

Rupert Keegan non era solo un pilota, ma un vero "conoscitore della vita." La sua filosofia di godersi ogni momento emergeva in ogni scelta, dai party esclusivi alle relazioni con donne affascinanti. Nel trailer di un progetto cinematografico mai completato, Made It Out Alive, dichiarava con candore: “Suppongo di essere stato un ragazzo cattivo, ma uno che si è divertito molto.

Keegan aveva una personalità magnetica. La sua passione per l’avventura e lo stile di vita senza freni lo rendevano irresistibile, come testimoniato dal suo contemporaneo Emerson Fittipaldi, che affermò: "Se Rupert diceva che c'era una bella festa, dovevi andarci." Nonostante una carriera limitata da scuderie di secondo piano, il fascino di Keegan risiedeva nell’essere l’emblema di un'epoca in cui la Formula 1 era audacia e celebrazione della vita.

La sua carriera, segnata da difficoltà in pista, non scalfì il suo status di personaggio leggendario. Keegan rimane nella memoria collettiva non tanto per i risultati sportivi, quanto per il modo in cui ha rappresentato l'essenza più autentica della F1: un mondo fatto di velocità, rischio e un inesauribile desiderio di vivere al massimo. Una vita che ricorda e si ricongiunge con un campione: James Hunt.

Keegan e Hunt: due destini paralleli tra velocità e libertà

L’intreccio tra Rupert Keegan e James Hunt nella storia della F1 è affascinante, segnato da una simbiosi di personalità e carriere che si sviluppano in parallelo. 

Entrambi provenivano da famiglie benestanti e avevano un approccio spavaldo alla vita e alle corse. Hunt, con il suo titolo mondiale nel 1976, divenne un'icona ribelle e vincente, mentre Keegan, debuttante nel 1977 con il team Hesketh, non riuscì mai a emergere davvero. Hunt era il campione, Keegan il suo alter ego, un "gemello diverso" che non trovò mai la giusta macchina né la stessa fortuna.

Se da un lato James Hunt incarnava il talento puro, capace di ottenere vittorie su una McLaren competitiva, Rupert viveva il suo sogno di F1 senza mai poter davvero esprimere appieno il suo potenziale. Le loro strade si incrociarono più volte, eppure, laddove Hunt fece il salto verso la gloria, Keegan rimase legato a team di seconda fascia come Hesketh e Surtees, che non gli diedero modo di brillare.

Fuori dalla pista, i due uomini condividevano più di una semplice passione per le auto. Vivevano entrambi vite intense, abbracciando uno stile di vita edonistico fatto di donne, feste e libertà. Tuttavia, se Hunt riuscì a bilanciare sregolatezza e successo, Keegan si immerse completamente nel lato più selvaggio, rendendosi l’immagine di un playboy amato dal pubblico ma mai all'altezza di Hunt nei circuiti.

La fine di un capitolo

Rupert Keegan ha chiuso gli occhi per l'ultima volta nella sua amata Isola d'Elba, circondato dall'affetto della sua famiglia. La sua morte ha segnato la fine di un'era, ma la sua eredità vive nei ricordi di chi ha avuto il privilegio di conoscerlo. Godspeed, Rupert. Buon viaggio. Un tributo alla sua vita, un viaggio fatto di curve ad alta velocità e di momenti indimenticabili, un'ispirazione per tutti coloro che cercano di vivere la vita al massimo. Perché in fondo ciò che conta è non solo arrivare al traguardo, ma godere di ogni curva lungo il cammino.

Anna Botton