F1| Suzuka: il Focus sul Gran Premio del Giappone
Gran primo giro: pensando a com’è finita è un peccato per Seb, perche l’inizio della sua gara va alla grande. Partito dall’ottava casella, il tedesco passa immediatamente le due Toro Rosso procedendo nei metri successivi a sopravanzare anche la Haas di Groesjan. La davanti intanto Raikkonen attacca Verstappen costringendolo ad andare lungo all’ultima chicane. Sembra fatta per il sorpasso del finlandese sul bibitaro, ma il figlio di Jos come al solito non ci sta, e rientra in pista in modo aggressivo andando ad appoggiarsi sulla vettura di Kimi. Nella concitazione ne approfitterà Vettel per prendersi la quarta piazza, mentre Max rimedierà un penalty di 5 secondi al pit. Rabbia a metà nel box rosso per la manovra, dato che è vero che Raikkonen riporta danni alla monoposto, ma è anche vero che gli uomini di Arrivabene in quel momento stanno gongolando per l’ottimo start di Vettel che in appena un giro ha completamente recuperato il disastro strategico della qualifica.
Safety car e poi il buio: dopo pochissimi chilometri dal via, causa detriti dovuti a contatti nelle retrovie viene mandata in pista la safety car. Il gruppo viene dunque ricompattato, con Vettel che dalla quarta posizione appena conquistata inizia a pensare di poter attaccare le due Mercedes la davanti e raddrizzare cosi le sorti di una domenica che sembrava destinata a finire male. Alla ripartenza infatti Seb è una furia, iniziando subito a far capire a Verstappen che ha intenzione di chiudere in fretta la pratica del sorpasso. Dopo un paio di “avvicinamenti minacciosi”, il tedesco prende la scia della Red bull prima della Spoon, ritrovandosi risucchiato verso la vettura di Milton Keynes. Forse il ferrarista non pensava nemmeno di riuscire ad avvicinarsi all’avversario con tale velocità (complice la batteria in ricarica per la vettura di Max) e vedendo un pertugio all’interno della curva si lancia senza ragionare… L’epilogo gelerà il sangue dei tifosi in rosso: Verstappen chiude la porta a Sebastian, il quale non ha tempo per reagire e non può fare altro che “schiantarsi” sulla vettura dell’olandese. Sarà lo stesso Vettel ad avere le peggio, andando in testacoda e ritrovandosi ultimo in classifica con la vettura danneggiata. Riuscirà ovviamente a rimontare varie posizioni e a racimolare qualche punto, ma con Hamilton che vince la corsa appare ormai evidente che il mondiale è andato.
Fine dei giochi: tralasciando di descrivere gli altri avvenimenti della gara (che tutti avete ovviamente visto), diamo spazio a qualche riflessione. Inutile nasconderlo: il mondiale Ferrari finisce qui. Con 67 punti di svantaggio da Hamilton e con quattro gare rimanenti, una rimonta è praticamente impossibile. A Lewis infatti, per prendere il quinto titolo iridato già alla prossima uscita, basta vincere la gara mettendo almeno un’altra vettura tra se e Sebastian. Fino al GP di Germania sembrava impossibile fare previsioni, ma dopo il tanto discusso errore di Vettel in quella gara, è cambiato tutto. Da li in poi, è scattato un click negativo nel box di Maranello, iniziando forse a mancare di lucidità. I pasticci hanno iniziato a susseguirsi (sia al box che in pista) permettendo ad Hamilton di disintegrare praticamente tutte le gare (sei successi su sette appuntamenti). Che all’interno del team si stia facendo sentire la mancanza di una presenza ingombrante come quella del compianto Presidente Sergio Marchionne? Per carità, gli uomini di Arrivabene hanno svolto un gran lavoro e hanno dato filo da torcere alla Mercedes in praticamente tutti gli appuntamenti, interrompendo lo strapotere tecnico argentato che vigeva sin dalla nascita dell’era ibrida. Ma evidentemente, per vincere, ancora non basta. Ora bisogna riordinare le idee, ritrovare serenità, lucidità e calmarsi, perché per il mondiale 2019 tutto deve essere perfetto e si deve correre per un solo obiettivo: vincere. Anche perché ci sarà un nuovo ed emozionante stimolo per tutti, Vettel in primis… Charles Leclerc.
Onore d’armi: non possiamo chiudere i nostri Focus relativi a questo appuntamento senza toglierci il cappello davanti a Lewis Hamilton. Non ci prodighiamo in elogi o in belle parole perché dopo una stagione a questi livelli pensiamo di aver utilizzato tutto il vocabolario dei sinonimi per il pilota inglese, perciò daremo solo qualche “cifra”: 80 pole position, 71 (esatto, 71) vittorie, e praticamente 5 titoli iridati. Per farla breve, davanti a lui sono rimasti solo gli “ultimi” record di Sua Maestà Michael Schumacher, ovvero le 91 vittorie (sembrava un numero inarrivabile fino a poco tempo fa) e le 7 corone mondiali. Ma a questo ritmo, per un fenomeno come Lewis Hamilton, riuscire a battere anche questi numeri rischia di diventare una pura e semplice formalità. Qui si fa la storia…
Ci vediamo a Austin!
Daniel Limardi