L’INTERVISTA | Luca Filippi: “La prima qualità del pilota è l’adattamento. La Huracan? Ha carattere”
Luca, sei tornato in GT: un ambiente a te familiare...
E’ un ambiente che conosco da diversi anni. Nel 2013 avevo corso nel GT Open con Villorba Corse in coppia con Andrea Montermini ed era andata molto bene. Nel frattempo, disputai alcuni test di sviluppo e successivamente arrivò l’opportunità IndyCar.
Com’è nato l’accordo con Attempto Racing?
Lamborghini è un marchio in grande crescita, possiede dei programmi sportivi davvero interessanti, tant’è che riesce a coprire gran parte dei campionati, in Europa, in Asia e in Nord America. Attempto per me è interessante perché offre l’opportunità di lavorare con un equipaggio factory (ufficiale, ndr) come quello con Mapelli e Venturini, quindi in una condizione ideale.
Il tuo feeling con i compagni di equipaggio?
Abbiamo esperienze diverse, ma in qualche modo complementari, per questo riusciamo a essere un bell’equipaggio. Marco è quello che ha più esperienza in generale in GT3, mentre Giovanni ormai conosce la Lamborghini quasi a memoria. Io non ho una conoscenza specifica della macchina, però ormai il motorsport lo conosco a tutto tondo avendo corso in quasi tutte le categorie...
Che lavoro avete svolto in ottica gara?
Tutti e tre siamo molto simili fisicamente, quindi in macchina risulta comodo condividere il sedile dell’altro. Sul setup siamo già molto allineati. In queste gare è sempre difficile trovare il giusto compromesso tra tutti e tre, ma anche tra la performance pura e la durata dei pneumatici nell’arco dello stint, quindi la costanza e la guidabilità della vettura. Però da questo punto di vista credo di poter dare un bell’apporto perché se c’è una cosa in cui credo di essere veramente bravo è lo sviluppo. Ne ho fatto tanto. L’ho fatto sia con la Honda che con la Pirelli, inclusi diversi team privati che mi hanno proposto dei collaudi.
Come ti sei trovato con le Pirelli P Zero DHD?
Le Pirelli le conosco benissimo perché ho sviluppato i loro pneumatici sia in Formula 1 che in GP2. Abbiamo percorso numerosi km di test, oltre a progetti particolari che mi hanno arricchito tantissimo. Conosco anche le gomme che vengono utilizzate per le gare GT, anche se non ci avevo mai corso, se non per via dei test. Ormai è lo pneumatico di riferimento per il mondo GT3, perché devono effettuare un duro lavoro, tra cui accontentare oltre dieci costruttori diversi, nonché condizioni climatiche differenti.
E con la Huracan?
Ovviamente non ho molta esperienza in modo specifico, ma la prima qualità del pilota di oggi deve essere l’adattamento. Per il resto, è una macchina che vanta un buon carattere. Il motore possiede una bellissima erogazione, gestita elettronicamente molto bene. Sotto il profilo della tenuta mi è piaciuta. Secondo me ha un grandissimo potenziale dal punto di vista meccanico, ancora sviluppabile. Dopo la prima giornata sono molto ottimista e mi sento abbastanza a mio agio.
Obiettivi per la stagione?
E’ un campionato competitivo ai massimi livelli. Secondo me dobbiamo guardare a ciò che ci circonda prima di pensare al raggiungimento degli obiettivi. Come piloti, macchina e team abbiamo margine di miglioramento. Dobbiamo impegnarci per far fruttare al 100% il nostro pacchetto. Potenzialmente entro due o tre gare potremo già raccogliere i primi frutti. Non nascondo che domenica mi piacerebbe fare una bella gara e per la competitività di cui dispone il campionato, concludere nella top 10 sarebbe interessante perché ciò che conta è rimanere tra i primi.
Correrai anche in altre serie?
Per adesso solo nell’Endurance Cup. Mi piacerebbe abbinare qualche altra gara o campionato, ma questo sarà da vedere in un secondo momento. Sono in un team Lamborghini perché credo nel potenziale del marchio e delle persone che fanno parte di Squadra Corse.
Alonso alla 500 Miglia: che ne pensi?
Il motorsport non deve essere visto come una disciplina divisa in settori, ma come una sola famiglia. Il pilota quando non si espone a delle nuove sfide mostra un segno di insicurezza perché probabilmente non crede nei suoi mezzi. Vedere uno come Alonso, che dopo aver vinto due titoli mondiali in Formula 1, e venendo a conoscenza dei potenziali rischi, abbia la voglia e la motivazione di affrontare questa sfida, secondo me è bellissimo. Mi piacerebbe vedere questo un po’ più spesso. I piloti che lo criticano è perché evidentemente non hanno il coraggio di compiere la medesima azione. Mi è capitato di andare a correre in IndyCar, quasi sempre senza test eccetto l’annata con Carpenter, ma ho saputo prendere al volo ogni singola occasione perché ci credevo.
Da Monza - Matteo Milani