Credits: Formula 1 / X.com
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La reputazione di Michael Schumacher, si sa, era cresciuta a dismisura al GP Belgio del 24 agosto 1991, dopo il settimo tempo in qualifica sulla Jordan: un debutto quasi da “super-sub” che gli valse poi il sedile da titolare alla Benetton per il resto della stagione e un contratto per il 1992. La sua consacrazione, però, arrivò proprio il 13 novembre di 30 anni fa, al circuito cittadino di Adelaide, per il GP Australia che avrebbe deciso il Mondiale di Formula 1 del 1994.

La vigilia del weekend di Adelaide

Il Circus arrivò “Down Under” dopo un pazzo GP del Giappone, che era stato “diviso” in due gare dal maltempo e in cui a vincere era stato il suo rivale Damon Hill, con un successo dettato dalla sommatoria dei tempi. Ciò permise al pilota britannico della Williams-Renault di arrivare ad Adelaide con un solo punto di distanza da un Schumacher che conduceva il campionato con la Benetton-Ford dopo una stagione segnata dalla morte di Ayrton Senna ad Imola, ma che verso il finale si era rivelata infuocata, tra le polemiche Briatore-FIA e la comparsa proprio di Damon nella rincorsa iridata.

Il weekend australiano però vide un terzo protagonista inatteso in Nigel Mansell: il “Leone d’Inghilterra”, che sostituì alla Williams il debuttante David Coulthard per le ultime gare del campionato, firmò la pole position a sorpresa segnando nella prima sessione di qualifiche (prima della pioggia) il crono di 1:16.179, un tempo più veloce di 18 millesimi su quello di Schumacher. Il tutto mentre Hill si prese oltre 6 decimi di secondo dal suo compagno per andare a piazzarsi in terza casella.

La prima parte di gara fino all’incidente “fatale”

Alla partenza del GP, però, Mansell non ebbe lo scatto migliore e venne passato subito da Schumacher e Hill, che passarono primo e secondo dopo la prima curva. I due contendenti su Benetton e Williams presero dunque il largo, lasciando il “leone” nella lotta per il terzo posto prima con la McLaren-Peugeot di Mika Hakkinen e poi con la Ferrari di un ottimo Gerhard Berger che, dalla sesta fila in griglia, risalì fino al quarto posto, subito dietro a Nigel.

Da lì in poi, per i primi due ci sarà una gara corsa alla pari: nonostante Michael fosse davanti, Damon continuò a tallonarlo e a seguirlo anche nella prima sosta ai box, in attesa di un suo errore. E l’errore arrivò al giro 36 quando Schumacher, andando lungo in frenata alla Flinders Street, andò a sbattere contro il muretto posizionato all’esterno della pista. Hill, che non aveva visto il contatto con le barriere, vide la sua opportunità e provò subito il sorpasso all’interno della curva successiva mentre Schumacher lo chiuse: ecco l’episodio che decise il Mondiale 1994.

Schumacher Hill Adelaide 1994
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Il titolo di Schumacher e l’ultimo urrà di Mansell

La Benetton del tedesco si sollevò da terra per poi finire contro le barriere di pneumatici, costringendo Schumacher al ritiro. Nei primi secondi sembrava che Damon si sarebbe involato per diventare Campione del Mondo, ma poi la sua Williams cominciò a procedere lentamente, rietrando ai box per la seconda sosta: lì i meccanici e il pilota della scuderia di Grove poterono vedere la rottura di un braccetto della sospensione anteriore sinistra: non c’era più niente da fare. Con le immagini di Hill mentre scendeva mestamente dalla monoposto e del suo rivale sorridente a bordo pista, era tutto chiaro: Michael Schumacher era diventato il primo pilota tedesco a diventare Campione del Mondo Piloti di Formula 1.

Ovviamente il resto della gara passò in secondo piano con la grande prova di Nigel Mansell che andò a conquistare la sua 31a ed ultima vittoria di carriera dopo un duello lungo e avvincente con Gerhard Berger. L’austriaco della Ferrari, che aveva condotto per alcune fasi della corsa, finirà secondo dopo un lungo e la relativa escursione sulla via di fuga, davanti alla McLaren di un Martin Brundle che approfittò dei problemi alla seconda sosta di Jean Alesi sulla seconda Ferrari e della penalità per eccesso di velocità in pit-lane per Mika Hakkinen. 

Per Mansell fu un trionfo che certificò il Titolo Costruttori per la Williams, ma delle parti della scuderia di Grove nessuno era veramente contento. Patrick Head e i suoi erano convinti che Schumacher avesse tutte le responsabilità dell’incidente e tutta la stampa britannica criticò pesantemente la manovra del tedesco definendola “antisportiva”. Alla fine, però, nulla è stato tolto alla leggenda che poi divenne il Kaiser, anche nonostante una stagione 1994 che lo stesso Damon, ritornato ad Adelaide quest’anno, ha definito offuscata dalla morte di Senna.

Andrea Mattavelli