F1 | Flashback: storie di duelli, incidenti e...risse da Far West
PIQUET-SALAZAR. Nel weekend del Gran Premio di Germania 1982, la Formula Uno – dopo le morti in pista di Gilles Villeneuve e Riccardo Paletti – ripiomba nel dramma a causa dello spaventoso incidente che vede coinvolto il ferrarista Didier Pironi nelle qualifiche del sabato. Il pilota francese riesce a sopravvivere, ma le diverse fratture riportate nel pauroso crash, verificatosi sul rettilineo che nella vecchia conformazione dell’Hockenheimring immetteva nel Motorhome, mettono fine alla sua carriera. In un clima surreale lo show prosegue e in gara a dominare la scena è la Brabham di Nelson Piquet fino al 19° giro, tornata in cui si verifica il colpo di scena che determina la svolta della gara. Il brasiliano, impegnato a percorrere l’Ostkurve, deve effettuare il sorpasso dell’ATS di Eliseo Salazar. Il pilota cileno in prossimità della chicane, con Piquet già davanti, sbaglia i tempi di frenata andando a toccare la posteriore sinistra della BT50 numero 1 che si scompone e va a terminare la propria corsa nell’erba dopo aver colpito la pila di pneumatici che delimitano quel tratto di pista. Una collisione che costringe entrambi al ritiro. Sceso dall’abitacolo della propria monoposto, Piquet inveisce contro Salazar, prendendolo letteralmente a calci e pugni. Un siparietto poco carino e poco etico per un campione del mondo come il brasiliano che, prima di quell’episodio, non aveva mai manifestato comportamenti del genere. Piquet giustifica quella reazione dichiarando che l'incidente capitato a Pironi il giorno precedente lo aveva particolarmente scosso.
SENNA-MANSELL. Un altro noto incidente del passato è quello verificatosi nel Gran Premio del Portogallo, disputatosi sul tracciato dell’Estoril il 24 settembre 1989, che vede coinvolti due top drivers come Ayrton Senna e Nigel Mansell. L’episodio spartiacque della corsa, che successivamente genera un focolaio di polemiche, si verifica durante il pit-stop della Ferrari di Mansell: l’inglese sbaglia il posizionamento nella piazzola di sosta e anziché ritornare in pista ed effettuare l’operazione nel giro seguente, mette la retromarcia. Una manovra vietata dal regolamento, col “Leone d’Inghilterra” che viene immediatamente squalificato. Nonostante i ripetuti avvisi da parte del muretto box della Rossa e l’esposizione della bandiera nera da parte del direttore di gara, Mansell (3°) continua imperterrito la gara arrivando nello scarico della McLaren di Senna. Alla staccata del rettifilo principale, nel corso del 49° giro, il britannico tenta l’affondo con un maldestro tentativo di sorpasso: il contatto tra le due monoposto è inevitabile. L’incidente mette così fuorigioco entrambi i piloti, con Senna che viene privato di punti certi che peseranno come un macigno nell’economia del campionato. Il box McLaren è un vulcano di rabbia, con Ron Dennis che prontamente si dirige in quello Ferrari per chiedere in maniera veemente spiegazioni sull’accaduto e sul perché Mansell non avesse rispettato la decisione dei commissari. La Federazione, vista la situazione creatasi, decide di squalificare Mansell per la gara successiva di Jerez.
SCHUMACHER-COULTHARD. Altro episodio divenuto celebre è quello verificatosi tra il tedesco e lo scozzese, durante il bagnatissimo Gran Premio del Belgio 1998. Con il ferrarista ampiamente al comando ed avviato verso un comodo successo, il patatrac avviene nel corso del 26° giro, durante il tentativo di doppiaggio nei confronti della stessa McLaren. La nube d'acqua sollevata dalle ruote rende la visibilità estremamente precaria, al punto tale da non consentire a Schumacher di avvedersi dell'improvviso rallentamento di Coulthard nella discesa verso Pouhon. L'impatto è inevitabile ed il tedesco, in lotta per il Mondiale proprio con l'altra McLaren di Hakkinen, finisce per tamponare clamorosamente il rivale, rientrando su tre ruote ai box. Ed è proprio qui che si sfiora la rissa: il Kaiser, infuriato per l'atteggiamento ostruzionistico dello scozzese, si dirige verso il box McLaren, vanamente trattenuto da Stefano Domenicali. I meccanici delle due squadre riescono poi ad evitare il contatto fisico tra i due piloti, ma che adrenalina in quel pomeriggio di Spa!
SENNA-IRVINE. La rissa, questa volta lontana dalle telecamere, va in scena al termine del Gran Premio del Giappone 1993. Il motivo va ricollegato a quanto accaduto in gara, quando la McLaren del tre-volte campione del mondo si trova a doppiare la Jordan del debuttante pilota irlandese. Il quale, dopo essere stato sorpassato dal brasiliano, pensa bene di...sdoppiarsi, forte delle sue gomme più fresche, inscenando quasi un vero e proprio duello con il leader della gara. Dopo la cerimonia del podio, Senna va a cercare Irvine nel motorhome della Jordan, chiedendo spiegazioni. Di fronte alla strafottenza dell'avversario, il brasiliano perde le staffe e sferra un pugno a Irvine, prima che i due vengano fortunatamente divisi...
SENNA-PROST. Quella tra il brasiliano e il francese può essere considerata a tutti gli effetti la rivalità principe della Formula Uno. Nella sua lunga storia, infatti, la classe regina del motorsport non ha mai più avuto una competizione così esacerbata tra due grandissimi piloti. Gli episodi che capeggiano nella “hit-parade” di questo testa a testa sono naturalmente gli incidenti verificatisi sul tracciato di Suzuka nel biennio 1989-90, che determinano il destino iridato di entrambe le stagioni. Il primo di questi vede coinvolti Senna e Prost (all’epoca compagni di squadra in McLaren) nel contatto alla Chicane del Triangolo, dove in seguito al ritiro di entrambi Prost si sarebbe laureato campione del mondo. Senna, reduce da un’ottima rimonta, non ci sta ad alzare bandiera bianca in un modo così remissivo e chiede ai commissari di pista di aiutarlo a rimettere la monoposto in pista. Mentre Prost esce dall’abitacolo della monoposto, il brasiliano riesce nel proprio intento e tornato in gara, dopo aver fatto tappa ai box per cambiare l’ala anteriore, effettua giri record che gli permettono di raggiungere e superare la Benetton di Alessandro Nannini, andando così a vincere la gara. Ciò che accade al termine della corsa è storia assai nota: Senna viene squalificato per essere rientrato in pista tagliando la chicane con il titolo che passa, matematicamente, nelle mani di Prost. Il brasiliano però non ci sta, e denuncia pubblicamente la Federazione di aver favorito il francese in quanto connazionale di Jean Marie Balestre (presidente della FIA dell’epoca). Questo polverone mediatico porta la FIA a sospendere il campione del mondo 1988, multandolo con un’ammenda di 100.000 dollari e ritirandogli la Superlicenza. La vicenda va avanti per tutto l’inverno successivo, fino a quando Senna – spinto dalla McLaren – scrive una lettera di pubbliche scuse indirizzata alla Federazione. Il malessere del pilota di San Paolo nei confronti del “sistema” è solo accantonato e ritorna prepotentemente alla ribalta dopo un anno. Il ring iridato è sempre lo stesso (Suzuka), così come i duellanti alla corona iridata (con Prost passato ad inizio stagione alla corte della Ferrari). A far infuriare il brasiliano è la scelta della direzione gara di invertire la piazzola della pole position, che lo costringe così a partire dal lato più sporco della pista. Da qui la decisione di Senna di farsi giustizia da solo. Al via della gara Prost parte meglio, infilando la MP4/5B numero 27, ma il brasiliano ritarda il punto di frenata alla staccata del rettilineo centrando il pieno il retrotreno della Ferrari guidata dal francese, con le due monoposto che terminano la propria corsa nella sabbia. Con entrambi kappaò, lo scettro iridato torna nelle mani di Senna dopo due anni. Le parole pronunciate dal brasiliano a caldo dopo l’incidente sono nette e inequivocabili: «Le corse sono fatte così, qualche corsa finisce alla prima curva, qualche corsa finisce a sei giri dalla fine». L’esternazione del brasiliano fa riferimento chiaramente alla sanzione subita l’anno precedente proprio a Suzuka. La FIA, questa volta, decide di non intervenire, confermando il titolo a Senna.
MARTINI-FITTIPALDI. L’edizione 1993 del Gran Premio d’Italia viene ricordata per le varie emozioni che la gara brianzola riserva nel finale. Dapprima il ritiro di Prost, mentre è leader di gara, dovuto alla rottura del motore sulla sua Williams FW16 numero 2. Successivamente per l’incidente spettacolare che vede protagoniste le due Minardi di Pierluigi Martini e Christian Fittipaldi. In scia al compagno di squadra sul velocissimo rettifilo principale, il brasiliano colpisce nel retrotreno la vettura gemella. Nell’impatto, la monoposto del nipote del due-volte campione del mondo Emerson, prende letteralmente il volo effettuando una piroetta prima di ricadere violentemente sull’asfalto su tre ruote (la posteriore destra si era staccata dopo aver ritoccato la pista) passando per inerzia la linea del traguardo. Solo tanto spavento per Fittipaldi, ma nessun danno fisico. Suo malgrado, proprio il volo di Monza rappresenta l’ultima apparizione “degna di nota” del brasiliano in Formula Uno, il quale viene licenziato a due gare dalla conclusione della stagione a causa di una lite con i vertici della scuderia faentina.
Piero Ladisa