Senna e Prost insieme nella competizione benefica di kart a Bercy, nel Dicembre 1993
Senna e Prost insieme nella competizione benefica di kart a Bercy, nel Dicembre 1993

Alain, ci manchi”: un pensiero pronunciato via radio da Ayrton Senna il primo maggio 1994, durante il warm up a Imola, poche ore prima di morire, mentre Alain Prost, collegato in diretta, si trovava nella cabina dei telecronisti francesi. Una frase rimasta nell’aria, una carezza dentro il weekend più tragico della storia motoristica moderna. 

Senna e Prost, il lungo duello

Quella tra Ayrton Senna e Alain Prost non è stata solo una rivalità legata alla pista. Ma qualcosa di più profondo. Nel culmine del loro duello, esso si manifestò come uno scontro all'ultimo sangue per affermare la propria supremazia, sportiva e psicologica. 

Erano l'uno il riflesso dell'altro, ma al tempo stesso avevano tratti così diversi che insieme si completavano. Prost fu "il Professore", per l'approccio più calcolato analitico alle corse, con uno stile di guida più conservativo che lo portava ad una migliore gestione strategica. Senna, invece, fu talento e fantasia, un vero "animale" da corsa, capace di andare allo stesso ritmo anche sotto la pioggia, condizione che Prost odiava. Due anime destinate a scontrarsi, rendendo la loro rivalità forse unica nella storia della Formula 1.

Ma per capire meglio come si arrivò a quella frase pronunciata a Imola occorre fare un passo indietro, alla stagione 1993.

1993: Senna inizia a spegnere il conflitto 

Dopo un anno sabbatico, Prost rientra in Williams e centra il suo quarto titolo davanti a Senna e al compagno di squadra Damon Hill. Alla vigilia del GP del Portogallo, terzultima gara della stagione, annuncia il suo ritiro dalle corse. 

Il 7 novembre accade qualcosa di impensabile a quei tempi. È il GP d'Australia, l'ultima prova del Mondiale e la gara finale nella carriera del francese, con Senna che vince proprio davanti a Prost. Sul podio avviene una magia, com'era solito fare Ayrton in pista: fa salire Alain sul gradino più alto e lo abbraccia.

Ayrton Senna e Alain Prost
Crediti foto: f1.com

Un gesto che mette fine ad anni di tensioni, attacchi e veleni. Un appiglio per Ayrton, una fusione di cuore e parole non dette. Di quelle che si diranno poi. 

Perché Senna e Prost restano in contatto. Il loro rapporto si evolve: da rivali ad amici. Per il brasiliano ogni telefonata è linfa vitale, perché correre senza Alain vorrebbe dire riscoprire sé stesso. Cambierebbe il focus, e Ayrton ne ha paura. A lui basterebbe anche solo che tornasse nell'ambiente, magari assumendo un ruolo manageriale in Federazione per occuparsi della sicurezza in gara.

Spiega Prost in seguito all'Equipe:

"Senza di me aveva perso l’orientamento, probabilmente ero la sua fonte di motivazione. È difficile da capire. Abbiamo vissuto entrambi un’incredibile storia umana e psicologica". 

Imola 1994

La corazza che Senna si era costruito nel corso della sua rivalità con Alain era crollata, mettendo in luce la sua fragilità. Non era felice, aveva perso la scintilla negli occhi. Correva sì sulla macchina che tanto aveva voluto - nel 1994 era approdato in Williams - ma era schiacciato dall'ascesa di piloti come Michael Schumacher. Non era soddisfatto. 

E così l'inizio del 1994 scorre rapidamente, e arriva la terza gara: Imola. 

"Arrivò Imola, terza gara: c’ero anche io. Lui veniva da due vittorie sfumate, dopo essere partito dalla pole e sempre lasciando strada libera a Schumacher con la Benetton, che lui sospettava non essere regolare a livello tecnico. A Imola doveva assolutamente farcela. Eppure in pista parlammo tanto, anche di altro. Quel weekend, come tutti ricordiamo, fu un incubo: Barrichello contro le barriere venerdì, Ratzenberger morto il sabato. E poi la domenica, qualcosa di incredibile, durante il warm-up, Ayrton salutò il team Williams via radio e concluse con un sorprendente: “…e un saluto al mio caro amico Alain Prost, che mi segue dal box. Alain mi manchi”. 

Qualche ora più tardi, Ayrton era fra la vita e la morte dopo lo schianto del Tamburello. Alain Prost in seguito dirà che al Tamburello morì anche una parte di lui. Un legame fatto di passione per le corse, di riconoscenza, affetto, sancito per sempre in Brasile. Perché vederlo portare la bara al funerale non ha messo un solo punto, ma tre. 

Perché se prima non era Ayrton senza Alain, da quel giorno non è Prost senza Senna

Sono passati 30 anni, ma Ayrton Senna a Imola è per sempre. Le foglie mosse dal vento bisbigliano ancora le sue parole, ma nel tempo si sono aggiunte anche quelle di ogni persona accorsa all'autodromo che gli ha reso omaggio. 

"Alain, mi manchi". Ayrton, ci manchi.

Anna Botton