F1 | Ferrari SF70H, l'analisi tecnica: perché osare è d'obbligo
A prima vista ciò che colpisce maggiormente è la zona delle pance, quasi orizzontali: le più estreme mostrate finora, mentre per quanto riguarda la livrea, il bianco è rimasto, seppur confinato sulla pinna e sugli alettoni. Ma andiamo ad esaminarla più nel dettaglio, questa nuova Ferrari: a partire dal musetto, più lungo come da regolamento, ma con una forma del tutto simile alla vettura precedente: il bulbo o chiglia centrale funge da divisore di flussi iniziale, mentre i piloni (cerchiati in giallo) di sostegno dell'ala sono più pronunciati per portare più aria all’S Duct, il quale presenta una presa molto avanzata (in verde), mentre lo sfogo d’uscita (in azzurro) è subito dopo il tubo di Pitot.
Il profilo alare dell'alettone anteriore sembra molto simile a quello della SF16-H anche per i flap superiori e le derive che tendono ad incanalare l'aria verso l'esterno della vettura, ma sicuramente già a Barcellona ci sarà una nuova versione.
Le sospensioni anteriori mantengono il classico schema push rod, con il braccio inferiore a forma di diapason: tutti gli elementi presentano una sezione più ampia per sopportare i maggiori carichi, mentre le prese d'aria dei freni (cerchiate in rosso) sembrano molto convenzionali, con le classiche orecchie al posto delle palpebre utilizzate dalla Mercedes, con l'aggiunta di alcune pinne per ripulire il flusso. I mozzi ruota sono sempre forati per essere utilizzati come elemento aerodinamico aggiuntivo.
Nel sotto-vettura sono presenti i turning vanes che presentano diverse soffiature, convogliando il flusso verso i bargeboards. La scocca anteriore è piena di appendici aerodinamiche disseminate sui fianchi, con l'evidente scopo di indirizzare al meglio i flussi verso la zona più nevralgica della monoposto in versione 2017, ovvero l'area intorno al cockpit e prima delle pance laterali. In particolare sono presenti già le pinne sopra il tirante delle sospensioni (in azzurro), seguite da un'altra in posizione più disassata (in giallo) ed, infine, la pinna con una forte svergolatura (in verde) che indirizza l'aria verso la bocca delle pance.
L’airbox è di dimensioni molto piccole (in azzurro): rispetto alla concorrenza, esso presenta anche due piloncini (cerchiati in viola) di sostegno che convogliano l'aria nella fessura posta tra la presa dinamica ed il casco del pilota. Le pance laterali, molto piccole all'ingresso, presentano un andamento lineare nella parte superiore, mentre la zona inferiore, complice le bocche posizionate in una posizione molto rialzata, evidenziano una sezione ridotta per aumentare il più possibile la zona Coca-Cola.
Arriviamo quindi ai deviatori di flusso laterali, più grandi come consentito dal regolamento, con un andamento superiore molto regolare: inferiormente è presente un altro elemento più piccolo (evidenziato in giallo) di forma curvilinea.
La presa d'aria delle pance (evidenziata in verde) ha una disposizione decisamente inusuale, quasi orizzontale (richiamano quelle già viste nella McLaren MP4-23 del 2008), e molto piccole: segno che i tecnici hanno fatto un buon lavoro di fluidodinamica interna.
I deviatori di flusso verticali presentano un andamento davvero particolare e complicato, partendo dagli elementi più esterni (riquadro verde), quindi andando verso gli schermi orizzontali, i quali presentano una forma trapezioidale con delle soffiature orizzontali che ricordano vagamente le paratie della F2007 (la famosa "cassetta delle lettere"): essi sono stati realizzati nell'intento di alleviare la zona dalle forti pressioni generate dai flussi, oltre che per alimentare la zona Coca-Cola del fondo piatto. Gli altri deviatori nascono dalle bocche delle pance laterali per poi svilupparsi attorno e dinnanzi ad esse con un andamento sinuoso; inoltre, nella parte esterna, è presente un'altra appendice a forma di goccia (in azzurro) per indirizzare ulteriormente i flussi turbolenti generati dalle ruote anteriori. Anche i supporti degli specchietti (cerchio giallo) hanno un chiaro utilizzo aerodinamico, con il secondo elemento che crea una soffiatura.
Anche la Ferrari presenta la pinna di squalo (evidenziata in azzurro) che ingloba la “T-Wing” (nel cerchio arancione): una soluzione, quest'ultima, vista appena ieri sulla Mercedes, con l'obiettivo di massimizzare gli effetti delle due componenti aerodinamiche su tutti gli assi che agiscono sulla vettura. Per evitare il disturbo dei flussi, causati dalla pinna, i piloni che reggono l'alettone sono due con l'estremità che si ancora sul profilo principale dell'alettone, quest'ultima molto incurvata, mentre nella parte inferiore separano lo scarico del motore da quelli della wastegate (riquadro giallo).
Le paratie verticali dell'alettone presentano i classici soffiaggi superiori (in azzurro), mentre il profilo superiore evidenzia un intaglio a “V” per alleviare la pressione dei flussi. È presente anche il monkey seat con una forma ad omega (in verde) che mostra una soffiatura.
Per quanto concerne le sospensioni posteriori lo schema pull rod resta invariato, così come la disposizione dei cinematismi collocati dietro al cambio e davanti al differenziale. Molto accentuato l'assetto picchiato o rake (evidenziato dalle linee giallo-verde), con il fondo piatto che presenta i classici tagli davanti agli pneumatici posteriori ma con una forma ad “S”.
In occasione dei settant'anni dalla nascita della prima vettura del Cavallino anche la tonalità del colore rosso è stata rivista, nell'auspicio che possa portare fortuna e rinverdire i fasti del passato. Ricordiamo infatti che la Ferrari non vince il Mondiale Piloti esattamente da dieci anni (dal 2007 con Raikkonen): saranno in grado gli uomini del Cavallino di invertire la tendenza? Il popolo rosso ci spera.
Michele Montesano