UN’ALTRA DIMOSTRAZIONE DI FORZA. Questo è il modo migliore per considerare la gara condotta da Jorge Lorenzo al RedBull Ring in questo dodicesimo GP del 2018. Jorge è abituato a salutare la compagnia nei primi giri, togliersi dai guai e condurre in solitaria la gara martellando un  passo spesso e volentieri inavvicinabile ai più. Con la Ducati ha compreso che questo difficilmente sarà possibile, e si è reinventato mastino da inseguimento e gladiatore da ultimo giro, competendo e battendo proprio colui che del corpo a corpo ha fatto la sua spada: Marc Marquez. Lorenzo vince, Marc si accontenta della seconda piazza scambiando calorosi complimenti a quello che oggi è un avversario, domani sarà compagno di team. Forse per Marquez sarebbe il momento di preoccuparsi leggermente di chi andrà a condurre una Honda come la sua nel 2019.

IN DUCATI SI ESULTA, MA NEL RETRO SI PIANGE. È Andrea Dovizioso la vittima di questo 2018. Vista la fine del campionato trascorso, da Andrea si attendeva una competitività che sfortunatamente è tardata ad arrivare, e che oltretutto non è dello stesso livello del compagno di squadra. Con uno Jorge cosi in forma e in sintonia con la moto, la differenza nella competitività dei due è rimarchevole. A Brno l’ha spuntata Andrea, ma Lorenzo era a pochi centesimi. Qui allo Zeltweg erano due i secondi che il Dovi pagava al penultimo giro sul binomio di testa, salvo poi recuperare qualcosa nell’epica battaglia a colpi di staccate che si sono dichiarati gli spagnoli. In assoluto Dovizioso non sembra in grado di rendere la stessa prestazione media che Lorenzo riesce in questo momento a fornire, ed il #04 ha bisogno di concludere in crescendo per dare slancio a quello che sarà forse il mondiale più difficile mai visto nell’era dei quattro tempi: quello dello squadrone Honda.

LA YAMAHA CHIEDE SCUSA, E I PILOTI? Valentino Rossi è riuscito a concludere la gara a ridosso della Top5, mancando il riaggancio con Danilo Petrucci di meno di un secondo. Considerando questo come un chiaro segnale che il problema reale è il giro secco e non il passo gara, pesa comunque il distacco dalla vetta che si attesta sui 14 secondi netti. La Yamaha è indietro e paga le sessioni perdute del venerdì causa pioggia, ma anche i piloti dovrebbero riflettere sul fatto che Zarco in qualifica raramente è dietro la terza fila, anche se la sua moto non segue le logiche del box Movistar, e che alla 8H di Suzuka l’elettronica Yamaha era la migliore (nonostante il ritorno di HRC nella gara delle gare). Lo sponsor ha già annunciato il forfait per l’anno prossimo, adesso bisognerà considerare la possibilità di cambiare qualcosa all’interno del box per ritornare agli antichi fasti. Senza perdere ulteriore tempo.

Alex Dibisceglia

MotoGP race austria