Circuiti da leggenda: Phillip Island, sospesi tra la terra e il mare
4448 metri, 5 curve a destra, 7 curve a sinistra e un rettilineo di circa un chilometro: questo in poche parole è il circuito, figlio di una totale ristrutturazione e ammodernamento nella seconda metà degli anni '80. In realtà il tracciato esisteva già dagli anni '20 nello stesso punto di oggi, a ridosso di quella scogliera che ci regala le famose foto da cartolina con il mare sullo sfondo, quasi facesse parte del circuito a tutti gli effetti.
Phillip Island è stato inaugurato ufficialmente nel 1956, ma sono trascorsi molti anni prima che il Motomondiale facesse i bagagli per spostarsi nella Regione di Victoria: infatti, solo il 3 aprile 1989 esso ospitò la seconda tappa stagionale, quando a vincere in 500 fu Wayne Gardner sulla Honda davanti a Wayne Rainey e Christian Sarron.
Si corse sull'isola anche l'anno successivo, ma in tale circostanza per l'ultimo appuntamento della stagione: per la seconda volta fu l'australiano Gardner a portare a casa il primo posto, davanti al connazionale Mick Doohan e a Wayne Rainey, che aveva già conquistato il suo primo titolo mondiale.
Dopo un'interruzione di sei stagioni, durante le quali i piloti disputarono i Gran Premi d'Australia a Eastern Creek (a 40 km da Sydney), finalmente nel 1997 si tornò a Phillip Island, che da quel momento avrebbe sempre fatto parte del calendario del Motomondiale, divenendo uno degli appuntamenti più attesi e amati sia dai piloti che dagli appassionati.
L'atmosfera che si crea non è solo data dalle curve veloci e ampie, a contrasto con i due tornanti che regalano sorpassi da brivido, o dalla velocità che le moto riescono a raggiungere. Forse nemmeno dal tempo un po' pazzo, che vede alternarsi sole e pioggia quasi in una danza, sempre accompagnati dal vento che viene dal mare; la marcia in più, come in molti circuiti storici, è data dal calore del pubblico che arriva in massa per sostenere i piloti, grazie al profondo amore degli australiani per questo sport e il rispetto e la cultura verso il mondo delle due ruote e i valori che esso incarna.
A Phillip Island il record del circuito è detenuto da Marc Marquez, che nel 2013 sulla Honda RC213V stampò un 1'28"108 durante una gara controversa, vinta da Jorge Lorenzo, quest'ultimo scattato in pole grazie ad un altrettanto straordinario 1'27"899, il quale riaprì il Mondiale a due gare dalla fine.
In quell'occasione la Bridgestone, incerta sulla durata delle gomme, aveva dato alle Case e ai piloti l'ordine tassativo di effettuare il cambio moto entro il nono giro, riducendo inoltre la durata del GP dai consueti 27 giri a 19; la velocità delle decisioni, unita alla concitazione della gara, portarono gli uomini Honda a commettere un errore di conteggio, facendo così fermare Marquez con un giro di ritardo e causandone così la squalifica. Il Mondiale il Cabroncito lo vinse lo stesso, ma dovette aspettare Valencia.
I "signori" di Phillip Island però sono altri due piloti molto conosciuti: Valentino Rossi e Casey Stoner, al quale è stata anche dedicata la curva 3 del tracciato. Entrambi hanno vinto in Australia sei volte: Rossi dal 2001 al 2005 e quindi nel 2014, mentre Stoner dal 2007 al 2012, la sua ultima vittoria prima del ritiro. Nel 2001 in Australia Rossi portò a casa anche il primo titolo Mondiale, diventando il terzo pilota al mondo a trionfare in tre classi diverse, insieme a Phil Read e Mike Hailwood.
La gara del 2003 invece è uno di quegli episodi che rimarranno nella storia: infatti, Troy Bayliss cadde e Rossi superò Marco Melandri mentre i commissari stavano sventolando le bandiere gialle, disattenzione che gli costò 10 secondi di penalità. Il pilota di Tavullia riuscì però a passare sul traguardo con 15" di vantaggio sul secondo, Loris Capirossi, evitando così di perdere la posizione. Stoner invece vinceva dominando, dando sei secondi agli inseguitori, affrontando ogni curva, ogni cambio di direzione come se quella pista fosse stata creata appositamente per lui: forse perché si sentiva a casa, ma anche perchè riusciva a tirare fuori il suo già enorme potenziale come in nessun altro posto.
Phillip Island è nel cuore degli italiani anche perché ha visto realizzarsi molte triplette: come nel 2000, quando Biaggi vinse davanti a Capirossi e Rossi, oppure nel 2001, con Valentino a precedere Biaggi e Capirossi, benché la pista ci rimanga impressa anche per le vittorie in 250 di Marco Simoncelli nel 2008 e 2009 e il secondo posto in MotoGP nel 2011.
Pensandoci bene, Phillip Island ha anche un vero e proprio primato: è di fatto la gara più discussa della storia, viste le dichiarazioni di Valentino Rossi che accusò Marquez di averlo rallentato per permettere a Lorenzo di recuperargli punti in classifica. Quella del 2015, infatti, si potrebbe definire la gara della discordia: una delle più belle e concitate, con sorpassi continui tra Rossi, Lorenzo, Marquez e Iannone (ed uno sfortunato gabbiano trovatosi nel posto sbagliato al...momento sbagliato), vinta dallo spagnolo grazie a due giri finali praticamente perfetti che gli permisero di recuperare il gap su Lorenzo.
"Una corsa bella come poche altre": questa fu la dichiarazione di tutti, ma la settimana successiva, in Malesia, Rossi accusò Marquez di averlo rallentato di proposito. Il resto è noto e tocca tutti i punti delle tragedie classiche: rispetto, stima, delusione, tradimento, ribellione e infine pace apparente. Ma rischieremmo di finire in altre storie, figlie di altri circuiti.
A Phillip Island, invece, rimane solo il mare, il vento e la velocità, perché questo tracciato non ha ancora finito di dare vita ad epiche battaglie
Alice Lettieri
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