F1 | Liberty Media nel mirino dell'Antitrust americana per il "caso" Andretti
Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha aperto un'investigazione per fare luce sulle motivazioni che hanno condotto al secco "no" fornito al team americano
Possibili guai in arrivo per Liberty Media. Il colosso americano, detentore dei diritti commerciali della Formula 1, è infatti finito nel mirino del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti in merito alla nota vicenda legata alla mancata ammissione del team Andretti Global in qualità di undicesima scuderia del Mondiale. L'annuncio è arrivato direttamente dal CEO Greg Maffei nel corso della relazione trimestrale agli investitori, confermando la “piena disponibilità” alla collaborazione.
Per Liberty Media il team Andretti “non sarebbe competitivo”
A voler giocare con il fuoco, a volte si corre il rischio di potersi scottare. Un detto che si addice perfettamente alla condotta “sbarazzina” di Liberty Media sul caso Andretti, dopo la vicenda per certi versi surreale che sta impedendo alla scuderia americana di poter entrare come undicesimo team nella massima formula. Pur avendo a più riprese evidenziato la solidità economica del proprio progetto (grazie anche alla realizzazioni di partnership di prestigio come quelle con Cadillac e General Motors), il team della famiglia Andretti si è visto definitivamente negare l'accesso al campionato con motivazioni apparse decisamente pretestuose: dalle difficoltà logistiche di trovare lo spazio necessario nel paddock sino alle illazioni sulla possibile mancanza di competitività della compagine a stelle e strisce.
La realtà è ben nota a tutti: l'attuale Patto della Concordia prevede la spartizione degli introiti derivanti dai diritti commerciali tra i dieci team, e l'ingresso di una nuova scuderia avrebbe inevitabilmente finito per rimpicciolire la “fetta di torta” destinata ad ognuno. Anziché fare da garante per la tutela dei valori meritocratici e dello sport (nonché per una competizione aperta anche a nuove realtà), l'azienda americana ha puntato a difendere gli interessi delle dieci scuderie attualmente presenti in Formula 1, aprendo da questo punto di vista anche una spaccatura diplomatica non di poco conto con la Federazione Internazionale. Il “muro” è ovviamente arrivato anche dai team attualmente impegnati nel Circus, i quali si sono schierati in maniera compatta (soprattutto quelli di seconda fascia) per mantenere lo status quo almeno sino alla firma del prossimo Patto della Concordia.
L'Antitrust indaga sulla procedura di esclusione
Ma l'Antitrust sembra non essere troppo d'accordo su questa gestione “interna” della vicenda. Al punto da aprire un procedimento, che ora potrebbe finire per vedere le carte nuovamente rimescolate e rimettere tutto in discussione. Il “gran rifiuto” perpetrato ai danni della famiglia Andretti, considerata come una vera e propria istituzione negli Stati Uniti, ha suscitato più di una reazione anche negli ambienti politici. Al punto da fare scattare ufficialmente un'indagine partita grazie all'iniziativa adottata nello scorso mese di maggio da alcuni senatori del Congresso guidati da Amy Klobuchar, preoccupati di come la Formula 1 possa violare la legge antitrust statunitense favorendo i team europei ed ostacolando le legittime velleità di crescita da parte di Andretti Global.
C'è inoltre da considerare la crescente popolarità della fanbase americana nei confronti della Formula 1, indignata dal fatto che una scuderia a stelle e strisce possa vedersi negare la propria richiesta di essere ammessa alla competizione. Senza dimenticare che le porte chiuse verso un colosso come General Motors rappresentano potenzialmente un ostacolo verso la crescita commerciale del marchio a livello globale. Tutte motivazioni che hanno spinto i sei senatori a presentare una dettagliata relazione al Dipartimento di Giustizia, evidenziando la propria “seria preoccupazione sul fatto che il rifiuto del Team Andretti-Cadillac sia basato sul desiderio di escludere un rivale dalla pista, incidendo negativamente sulle opportunità di marketing e sul prestigio che competere in F1 può conferire ad una casa automobilistica”.
Le dichiarazioni di Greg Maffei
Da parte sua, Liberty Media ha subito evidenziato la volontà di attuare una massima collaborazione con gli organi di giustizia americani, come confermato dalle parole del CEO Greg Maffei:
Intendiamo collaborare pienamente con tale indagine, inclusa qualsiasi richiesta di informazioni correlata. Riteniamo che le procedure adottate siano conformi a tutte le leggi antitrust statunitensi applicabili. E abbiamo dettagliato la motivazione di questa decisione nei confronti di Andretti in dichiarazioni precedenti. Non siamo certamente contrari all'idea che qualsiasi espansione sia sbagliata. Esiste però una metodologia per l'espansione che richiede l'approvazione della FIA e della F1 ed entrambi i gruppi devono soddisfare i criteri. E siamo certamente aperti a nuovi partecipanti che presentano domanda e potenzialmente vengono approvati se tali requisiti vengono soddisfatti.
Sarà interessante continuare a seguire questa vicenda, che potrebbe modificare i futuri equilibri della Formula 1 e finire per rappresentare un clamoroso smacco per Liberty Media, qualora le ragioni degli Andretti venissero accolte.
Marco Privitera