F1 | Cinque cose che (forse) non sai su Silverstone
La F1 lascia le montagne austriache per dirigersi verso il circuito di Silverstone. Un luogo quasi di culto per la storia vissuta su questa pista, che solo Monza può vantare. Ogni anno, per pochi giorni del mese di Luglio, migliaia di persone sfidano l'incerto tempo inglese e, tra fango, birra e code interminabili, vivono l'appuntamento annuale del GP di Gran Bretagna.
Terra di diverse scuderie di F1, ecco 5 curiosità sul circuito inglese che tanto affascina.
La prima gara: esordio da sogno per Alfa Romeo
13 Maggio 1950: una data storica per la F1, in quanto si tenne la prima gara proprio a Silverstone. Esordio con assente una protagonista importante, ovvero Ferrari. Sì, perché mentre Alfa Romeo si era iscritta al Mondiale fin da quel primo gran premio, per vedere le vetture della scuderia di Maranello si è dovuta attendere la seconda gara in programma, lungo le stradine di Montecarlo. Ufficialmente perchè impegnata nello sviluppo della 275 F1 con motore aspirato che avrebbe fatto il suo esordio in Belgio; ufficiosamente, come spiegato poi da Enzo Ferrari, per l'ingaggio piuttosto esiguo offerto dagli organizzatori.
Un esordio che ha visto il netto dominio Alfa Romeo con Farina vincitore in 2h13’23”6 seguito da Fagioli, staccato di 2.6 secondi, e dal britannico Parnell che ha tagliato il traguardo ben 52 secondi dopo. Fangio, autore di un’ottima gara e vicino ai primi due in classifica, è stato costretto a ritirarsi al 62° dei 70 giri in programma per un problema all’alimentazione della sua monoposto.
La F1 inizia... in un aeroporto
Ciò che desta curiosità, ma non è una cosa insolita in quelle zone, è che il circuito sorge su quello che era un aeroporto militare della RAF, appunto con il nome di Silverstone, nato nel 1943. I piloti dei caccia dell’aviazione inglese, che hanno fatto la storia della Seconda Guerra Mondiale, non erano solo assi del volo, ma anche grandi appassionati di auto da corsa con cui improvvisavano gare di velocità sfruttando il lungo nastro d’asfalto della pista d’atterraggio. La zona dell’area militare era stata studiata per favorire l’atterraggio e il decollo degli Spitfire che avevano sempre bisogno, per via della loro leggerezza, di un po’ di vento sia per staccare che per avvicinarsi alla pista. Questa è una delle particolarità che rende ancora oggi unica Silverstone: tante correnti aeree, spesso imprevedibili, costringono i piloti a continue correzioni a seconda della brezza che spira.
Le configurazioni
La sua configurazione iniziale si sviluppava su 4.700 metri e poco più prevedeva lo sfruttamento delle piste di decollo e atterraggio disposte a triangolo, forma tipica degli aeroporti, collegate con curve secche protette da balle di fieno. Le velocità medie raggiunte dalle monoposto erano spaventose: i rettilinei - uno di questi denominato Hangar Straight - e le velocissime curve Copse, Stowe e Woodcote, intervallate dalla chicane Bridge, rendevano il circuito tanto adrenalinico quanto pericoloso visto l'elevato numero di incidenti.
La pista, da quell'esordio, si evolvette con altre sei modifiche. I primi lavori di ammodernamento vennero effettuati nell'immediato realizzando una chicane al fine di limitare la velocità di percorrenza della curva Woodcote. È stata la configurazione più duratura: per i lavori successivi bisogna attendere gli anni '90. Soprattutto dopo la morte di Ayrton Senna, l'obiettivo era quello di rendere il circuito ancora più lento. Vennero così rallentate le velocità di punta anche a Copse, Stowe e Club e ampliate le vie di fuga. Sono gli anni 2000 quelli in cui viene realizzata l'ultima configurazione, la più lunga: 5.891 metri e spostamento della griglia di partenza.
Degli aerei e delle corse automobilistiche tra aviatori realizzate come divertimento restano solo i ricordi, le storie raccontate da chi le ha vissute. Una passione, però, che si può ancora respirare a Silverstone, con le balle di fieno delle campagne circostanti fanno fare un tuffo negli anni '50.
Un inizio anche per Michael Schumacher, con rischio enorme per la Jordan
La pista di Silverstone non è stata l'inizio solo per la F1, ma ha anche visto Michael Schumacher muovere i primi passi, fare i primi stint, in categoria. Pochi giorni prima del suo debutto in F1, infatti, il pilota tedesco testò la Jordan su questo tracciato.
Schumacher ottenne la possibilità di correre proprio in extremis a pochi giorni dal gran premio del Belgio. Per fargli prendere confidenza con la 191, monoposto che, ovviamente, il tedesco non aveva mai avuto la fortuna di guidare, Eddie Jordan volle organizzare un test. Un episodio assai curioso, raccontato dallo stesso imprenditore nel corso di una partecipazione al podcast “Formula For Success“, forse rende ancora più unica la storia della Jordan e di quel giorno che nessuno avrebbe pensato sarebbe stato l'inizio di un capitolo storico della F1.
La prima esperienza in vettura di Schumacher è legata ad uno dei migliori golfisti della storia, Nick Faldo, anche lui a Silverstone impegnato a girare con la sua Porsche 956. In quell'occasione, i due si alternarono con la promessa di far fare un giro sulla Jordan a Faldo che però aveva una stazza eccessiva per una monoposto. Per questo entrò di lato, con il rischio che, se fosse accaduto qualcosa di brutto, li avrebbero accusati di omicidio.
“Faldo mi ha chiamato circa 10 anni più tardi, chiedendomi se fosse vero che quella su cui era salito era la prima, vera monoposto di Schumacher. - Ha raccontato Eddie Jordan, che aggiunse: - Io ovviamente gliel’ho confermato. Ora va in giro dicendo a tutti che ha potuto testare la prima auto di uno dei piloti più forti di tutta la storia".
Deve essere stata un'emozione incredibile, come le tante vissute su questa pista.
Una monoposto per due: 1991, foto che resta nella storia
Un momento magico, se così si può dire, è di 32 anni fa e ha come protagonisti Nigel Mansell e Ayrton Senna. Se già era meraviglioso quando si realizzava, a distanza di tempo quell'episodio aumenta il suo trasporto emotivo.
Il gran premio di casa è quello che si vuole vincere perchè ha un significato speciale. Nigel Mansell, amatissimo in patria, confidava nelle novità portate dalla Williams che fino a quel momento stava subendo la fuga di Senna. La gara ha visto Ayrton avere un guizzo in partenza superando l'inglese, il quale però velocemente si rimise avanti. La gara fu sua, c'era poco da fare. Le emozioni, a parte quelle provate da Mansell, non furono molte fino all'evento cruciale.
Crediti: Twitter F1[/caption]Incredibilmente la McLaren con il numero 1 sul muso finisce la benzina a un giro dalla fine. Un disastro, in particolare per un pilota come Senna, competitivo ai massimi livelli e in lotta per il titolo che in quella gara arrivò quarto. Mansell vince e nel giro d'onore trova Senna che gli chiede un passaggio. Il brasiliano sale a bordo della Williams numero 5, si accomoda e poi si aggrappa, perché anche se vanno piano sono pur sempre delle Formula 1.
Un'immagine tremendamente romantica che ci riporta in un mondo che oggi (forse) non c'è più.
Il cartello all'apparenza ironico
Più volte ho evidenziato quanto sia speciale Silverstone. Lo è davvero pensando anche a quanto possa risultare ironico un cartello stradale.
È tipico della maggioranza delle cittadine inglesi accogliere gli automobilisti con cartelli che invitano a guidare lentamente e con attenzione. Il classico “Please Drive Carefully” è presente anche a Silverstone. Un po' paradossale, ma al tempo stesso iconico, tanto da diventare uno dei simboli del paese.
Anna Botton