La SF70-H ha dimostrato ancora una volta un’ottima costanza sia sul giro da qualifica (come dimostra il crono record ottenuto da Kimi Raikkonen in 1’18”634, unico pilota del lotto a scendere sotto il muro dell’1’19”) che sulla distanza, avendo macinato ben 4450 chilometri, pari a 956 giri.

Rispetto al passato, la nuova monoposto del Cavallino sembra aver risolto anche quei problemini di “convivenza” con quelle mescole di pneumatici più duri (come le medium) che avevano creato non pochi grattacapi. Inoltre, a conferma della bontà del progetto tecnico partorito a Maranello, molti addetti ai lavori sono rimasti piacevolmente colpiti da una vettura ben bilanciata – in tal senso le curve veloci di Barcellona, come la 3 e la 9, hanno rappresentato un banco di prova impegnativo – e affidabile. Migliorata anche dal punto di vista della trazione, da anni tallone d’Achille della Ferrari.

Le uniche incombenze sono giunte da un problema elettrico, che nell'ultima giornata ha rallentato il lavoro in pista di Raikkonen, e dall’incidente che ha visto protagonista lo stesso finlandese nella giornata di martedì. Al netto di questi due imprevisti la strada tracciata da Maranello sembra essere quella giusta, anche se la “prova del nove” sarà rappresentata dal primo GP della stagione in Australia dove i tempi e le prestazioni conteranno veramente.  

Un Mondiale, quello che scatterà il prossimo 26 marzo, che vedrà ancora un volta la Mercedes favorita d’obbligo. La scuderia della Stella ha infatti continuato a lavorare prettamente sulla distanza, come si evince dagli oltre 1000 giri (1096 per la precisione) percorsi da da Lewis Hamilton e Valtteri Bottas, che hanno permesso al team tedesco di conquistare la palma di stacanovista della seconda quattro giorni di test. Positivo anche l’approccio di Bottas – chiamato da Brackley a sostituire il dimissionario iridato Nico Rosberg – nella nuova realtà Mercedes. Il finlandese si è subito trovato a proprio agio, togliendosi anche lo sfizio di precedere Hamilton nella classifica generale dei tempi e dei giri effettuati.

Tra le scuderie che hanno girato con maggiore intensità figura anche la Williams, che nella speciale classifica dei chilometri percorsi si è posizionata al terzo posto alle spalle di Mercedes e Ferrari. Archiviata una prima settimana da dimenticare, caratterizzata da errori e incidenti banali, Lance Stroll ha ben figurato. Il 18enne canadese, al debutto nella classe regina del motorsport, ha svolto tutto il lavoro previsto non commettendo sbavature di rilievo. Anche la Red Bull ha chiuso in crescendo i test del Montmelò, ma il distacco palesato dalle principali rivali è risultato piuttosto ampio. Non certo un biglietto da visita ottimale per una scuderia accreditata come la rivale numero uno della Mercedes, in virtù del nuovo regolamento tecnico basato sull’aerodinamica. Ma come insegna la storia recente, la Red Bull è il team che in corsa riesce a ricucire maggiormente il gap.

Tra le note dolenti di questi test figurano due team storici come Renault e McLaren. La casa transalpina, tornata in Formula Uno lo scorso anno come costruttore, ha sofferto di problemi all’ERS che ne hanno condizionato l’affidabilità sulla power unit.

Ben più grave, dal punto di vista tecnico, il calvario che sta patendo la scuderia di Woking con il motore Honda. La McLaren è stato infatti il team che ha girato meno (425 giri), con Fernando Alonso e Stoffel Vandoorne che si sono ritrovati fermi in pista più volte nella stessa giornata. Una situazione tragicomica e imbarazzante da sopportare per un team vincente e dal passato glorioso come quello britannico. Ma non si vive solo di ricordi e la McLaren dovrà cercare di rimediare a questa annosa e stucchevole situazione, altrimenti a fine stagione Alonso – che ha già esternato pubblicamente tutto il suo malcontento nei confronti della Honda –  potrebbe decidere di emigrare verso nuovi lidi. 

Piero Ladisa

 

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