Lo scopo della Roborace è quello di essere una “palestra” per gli ingegneri ed i tecnici, al fine di sviluppare le nuove tecnologie che poi verranno riversate nelle auto di serie a guida autonoma. Il progetto è senza dubbio molto stimolante, soprattutto per le case automobilistiche che stanno sviluppando e cercando di implementare la guida autonoma su vasta scala.

Il concetto di base, come ha spiegato il CEO della Roborace Denis Sverdlov, è molto semplice: l'organizzazione gestirà le vetture, che 'fisicamente' saranno identiche per tutti i team, mentre la parte software e della gestione della gara sarà ad appannaggio delle singole squadre che metteranno alla frusta i loro algoritmi in condizioni decisamente estreme come quello delle competizioni.

Per quanto riguarda le vetture, sostanzialmente la Roborace è un monomarca: esse sono state disegnate da Daniel Simon, che ha realizzato i mezzi di trasporto dei più famosi kolossal hollywoodiani come “Tron Legacy” e “Oblivion”, e costituiscono un vero e proprio concentrato di tecnologia.

Partendo dal concetto che manca...l'abitacolo, l'occhio dell’appassionato si può sentire spaesato: per questo si è cercato di innovare nelle forme, rendendole molto attraenti anche grazie all’estrema compattezza del sistema di trazione elettrico. La vettura pesa 'solamente' 975 kg e misura 4,8 m di lunghezza per 2 m di larghezza, è spinta da ben quattro motori elettrici da 300 kW ciascuno, alimentati da una batteria da 540 kiloWattora.

Per quanto concerne il corpo vettura, interamente in carbonio, esso è dotato di un ampio splitter all’anteriore, proseguendo con un generoso estrattore fino al posteriore; inoltre, il corpo centrale è molto snello mentre le ruote sono completamente carenate: lo spazio tra quest’ultime e il centro vettura è raccordato con un profilo aerodinamico, tutto ciò permette alla vettura di raggiungere la velocità massima di 320 km/h.

La macchina è piena di sensori e tecnologie d'avanguardia: partendo dalla telecamera a 360 gradi ed al classico tubo di Pitot per la telemetria ed i flussi aerodinamici, vengono affiancati due Radar, cinque Lidar (è una tecnica di telerilevamento che permette di determinare la distanza di un oggetto utilizzando un impulso laser), due sensori ottici di velocità, un'antenna GNSS e una V2X GNSS, sei telecamere AI e diciotto sensori ad ultrasuoni.

Ma il cuore pulsante, nonché cervello, dell'auto è l'intelligenza artificiale gestita dall’unità NVIDIA Drive PX2, in grado di eseguire fino a 24 miliardi di operazioni al secondo, una capacità di calcolo 10 volte maggiore rispetto alle soluzioni di precedente generazione.

La DevBot, ovvero il muletto su cui si stanno effettuando i test, basato su una Ginetta LmP3, già sta girando in occasione degli EPrix: addirittura nella recente gara di Buenos Aires si è potuto assistere ad una vera mini gara con annessi imprevisti, come l'attraversamento di un cane sulla strada, e anche un incidente.

I puristi del motorsport storceranno il naso vedendo queste gare, ma le competizioni motoristiche non sono nate proprio per sperimentare ed affinare le tecniche che poi i costruttori riversano nelle auto stradali? Ed infine, un altro 'piccolo' particolare: come gestire la mancanza dei piloti? Nessun problema, visto che i riflettori saranno puntati sul muretto box. In realtà non è una vera e propria novità, visto che in F1 ci sono stati moltissimi tecnici e strateghi che hanno oscurato i piloti di turno: basti ricordare i vari Adrian Newey, Ross Brown, Luca Baldisserri o Paddy Lowe.

Gli elementi ci sono tutti, ora non resta che attendere lo spegnimento dei semafori per l'avvio di questa nuova era dell'automobilismo.

Michele Montesano

 

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