F1 | La calda estate di Sebastian Vettel: tra il sogno rosso e le sirene Mercedes
E invece, gli uomini in rosso hanno saputo, con abilità, pazienza, determinazione e lavoro certosino, fare "gruppo". I risultati sono sotto gli occhi di tutti: una monoposto (la SF70H) nata apparentemente come un progetto di transizione, figlio di tante menti e (si ipotizzava) di tante filosofie diverse, ha costretto l'armata tedesca ad andare oltre i propri limiti, mettendo talvolta alle corde il team di Brackley come mai era successo in precedenza nel corso dell'era "power unit". Al punto da poter andare in vacanza con la leadership nella classifica piloti, grazie a quel tedesco su cui la Ferrari sta giocando tutto per cercare di riportare il titolo a Maranello dopo dieci anni.
Già, Sebastian Vettel. Tornato ai suoi livelli dopo un'annata decisamente opaca, sta recitando alla perfezione quel ruolo di prima punta che tutti da lui si attendevano. Anche i suoi più accaniti detrattori, che non lo vedono all'altezza di Hamilton nel giro secco o al livello di Alonso nella visione gara, non possono fare a meno di riconoscere come quest'anno il quattro volte iridato stia correndo in maniera pressoché perfetta, massimizzando il potenziale della vettura in ogni situazione e ("caso-Baku" a parte) gestendo le varie fasi di gara con quell'intelligenza e saggezza indispensabili per il raggiungimento dell'agognato obiettivo.
Uno scenario che però, forse, in pochi si sarebbero attesi a inizio anno, tantomeno i diretti interessati. Chiamati ora nella calda estate rossa a dover dirimere una spinosa questione, per i più apparentemente semplice, ma che in realtà cela una vera e propria scelta di campo pressoché definitiva. La questione, altrimenti detta rinnovo contrattuale, tiene infatti banco in un momento in cui a Maranello sono in gioco tanti equilibri e scelte altrettanto delicate per il futuro. Perché la decisione di proseguire insieme sulla stessa strada apparirebbe come la più logica e sensata, anche se in questo caso entrambe le parti devono possedere la medesima convinzione per portare a compimento un matrimonio che, per sua stessa definizione, non potrà che essere a lungo termine.
Le opzioni, infatti, sono ben note a tutti: un rinnovo con il Cavallino, nell'auspicio di coronare un sogno rosso sulle orme tracciate da un illustre connazionale (leggasi alla voce Michael Schumacher), o cedere alla tentazione di un binomio tutto tedesco, dove garanzie e stabilità tecniche potrebbero portare ad un'incetta di successi capace di mettere davvero in discussione l'egemonia più ambita del Kaiser, ovvero i sette titoli mondiali. Ma vediamo più nel dettaglio i pro e i contro di una scelta che porterebbe inevitabili ripercussioni a catena sul mercato piloti e sui futuri rapporti di forza in campo.
Perché Ferrari. Il momento è quello giusto per il rinnovo. Definitivo, totale, senza fronzoli o pericolosi fraintendimenti sull'entità dello stesso. Perchè a Maranello vogliono continuare a puntare sul cavallo di razza attorno al quale il team si è coagulato per quell'opera di risalita che adesso sembra, finalmente, essere divenuta realtà dopo due stagioni a fasi decisamente alterne. Perchè a Maranello lo stesso Vettel si trova come a casa, circondato dall'affetto dei tifosi, dei suoi meccanici e da un compagno di squadra "devoto" come non mai alla causa di gruppo, anche perchè perfettamente consapevole di non poter ambire ad altro in questo finale di carriera. La ventilata ipotesi di un rinnovo su base annuale non può e non deve essere considerata un'opzione credibile, anche perchè evidenzierebbe una scarsa fiducia reciproca sulla quale sarebbe complicato costruire nuovi successi. Una sorta di "restiamo insieme per ora e poi si vedrà" che Marchionne & c. non possono accettare: anche perchè, se è vero che Vettel ha dimostrato devozione alla causa e ripagato con i risultati gli investimenti fatti su di lui, è altrettanto vero che a Maranello vi sarebbe la fila di piloti disposti a vestire quella tuta rossa che, volente o nolente, rappresenta ancora un fascino semplicemente unico.
Perchè Mercedes. La supremazia tecnica evidenziata nel corso delle ultime stagioni dalla scuderia di Brackley ha reso il team campione la meta dei sogni per chiunque abbia come obiettivo quello di arricchire il proprio palmarés. Diciamocelo chiaramente: nessuno come Mercedes, in questo momento storico della Formula 1, sa offrire garanzie in termini di competitività, e non solo. Per Vettel le porte in Mercedes, che dir si voglia, sarebbero comunque aperte: qualche contatto tra le parti c'è già stato in passato (ma nessun pre-contratto) e naturalmente l'idea di dare vita ad un binomio tutto tedesco è già di per sé stuzzicante. Così come di far diventare il più vincente di ogni epoca un pilota d'argento vestito rappresenterebbe uno scenario capace di cristallizzarsi nell'immaginario collettivo in un modo forse senza precedenti, per la gioia degli addetti al marketing del colosso tedesco. Entrambi avrebbero probabilmente da guadagnarci: Vettel perchè potrebbe sbarcare nella scuderia sicuramente al momento più ricca e competitiva presente sul mercato, e Mercedes perchè potrebbe puntare su un pilota di casa potendo al contempo fare a meno dei ricorrenti "mal di pancia" di Hamilton. Ma i tempi, forse, al momento non sono maturi: anche se tre anni di attesa (in caso di rinnovo pluriennale con Ferrari) potrebbero rivelarsi decisamente lunghi per un matrimonio che in tanti vorrebbero per "accendere" ulteriormente il clima di un'estate già di per sé bollente.
Marco Privitera