Franco Colapinto, il nuovo acquisto di casa Alpine
Credits: F1 Official website

In una F1 che sta vivendo le ultime giornate di una cortissima pausa invernale, gli occhi di tutti sono ormai puntati sul 2025. In queste ore, a tenere banco sono stati in particolare il rinnovo “a singhiozzo” di Spa e l’approdo di Franco Colapinto in Alpine. Ecco, delle due notizie, la prima sarebbe quella a cui dedicare ampio spazio e riflessioni, visto tutto ciò che comporta; invece, in molteplici casi si è dato molto più risalto al nuovo contratto stipulato dall’argentino con il team anglo-francese. Cosa alquanto “sospetta”, date le circostanze. 

Doohan, un pilota con le gare contate?

Dando un’occhiata alla situazione Alpine, emerge quanto segue. Il team ha sotto contratto per la stagione 2025 due piloti titolari: il confermatissimo e affidabile Pierre Gasly e il nuovo arrivato, frutto dell’Academy, Jack Doohan, che ha debuttato già ad Abu Dhabi nel finale dello scorso campionato. Osservando più attentamente la situazione dell’australiano, però, e se si volessero ascoltare tutte le voci che arrivano da esperti e sedicenti tali in questi giorni, sembra quasi di essere all’interno di una scena del film Il miglio verde, capolavoro di Frank Darabont. In essa, Doohan potrebbe tranquillamente fare la parte di John Coffey, con tanto di manette ai polsi, mentre Briatore, Oakes o certi giornalisti sarebbero perfetti per interpretare la guardia che urla: “Uomo morto che cammina”. Sportivamente parlando, si intende. 

Credits: Alpine Official Fb page

Il figlio di Mick, infatti, praticamente da quando è stato annunciato viene messo costantemente sulla graticola. In tanti parlano di un contratto a tempo determinato brevissimo, addirittura di quattro o cinque gare, e da quando è stato annunciato l’argentino come reserve driver queste voci si sono fatte sempre più insistenti. Una situazione oltremodo ridicola, che certo non fa il gioco di nessuno, soprattutto di un rookie come Doohan, punto che analizzeremo più avanti. A guardarsi intorno (cosa che in F1 nessuno fa più di tanto, tra addetti ai lavori e commentatori) sembra di vedere la situazione vissuta nel corso degli ultimi mesi dal Milan, con l’acquisto di un allenatore (Fonseca) che nessuno realmente ha voluto, con tutte le ben note conseguenze. Ovviamente, noi tutti ci auguriamo che la carriera di Jack in Alpine sia ben più lunga di quella del tecnico lusitano sulla panchina rossonera, ma le premesse non sono certo buone. E qui occorre andare a toccare un altro punto, cosa che abbiamo già fatto su Livegp.it, ma evidentemente vale la pena tornarci su: Franco Colapinto vale veramente tutto questo can can?

L’inspiegabile aura di un pilota comune

Non siamo in possesso della DeLorean di Marty McFly, ma un salto nel futuro lo facciamo comunque. Senza andare troppo in là, peraltro: tra poco più di un paio di mesi, precisamente a Melbourne. Ci sentiamo di fare una previsione a favore dei nostri pazienti lettori: ogni minima sbavatura del padrone di casa, in qualsiasi sessione, sarà sottolineata da una sagace inquadratura su Colapinto, fermo davanti ai monitor nel box Alpine, magari insieme a Flavio Briatore. Si accettano scommesse su quante volte ciò avverrà nell’arco del weekend. 

Diciamolo ancora una volta, a favore di criticoni da social duri di comprendonio: non c’è nulla di personale contro il buon Franco, che è un bravo pilota e pure simpatico, va sottolineato. Però, cari signori, ci piacerebbe per una buona volta che il giudice finale tornasse ad essere la pista, non Instagram. Perché dopo lo strombazzamento iniziale è passato un po’ tutto in sordina, ma va detto: gli ultimi Gran Premi del 2024, per Colapinto, se non sono stati un disastro poco ci è mancato. Zero punti a referto dal Messico in poi, con tanto di due botti pesanti a San Paolo e Vegas, tali da mettere a repentaglio il finale di stagione della Williams, non certo in una situazione florida. E allora perché tutto questo clamore intorno a lui?

Come già sottolineato più volte, si fatica a comprendere quali fenomenali doti porti con sé l’argentino, tali da far pensare che possa rimpiazzare Doohan in quattro e quattr’otto e fare meglio di lui a prescindere. Chi pensa questo, molto probabilmente non conosce le due carriere nelle categorie propedeutiche, tutto sommato sovrapponibili, con qualche punto a favore del driver di Melbourne, se vogliamo dirla tutta. La realtà è che avere Franco farebbe comodo in griglia squisitamente per motivi di sponsor e di visibilità in una parte del mondo che ha perso il proprio alfiere principale, Sergio Perez. E allora, ecco che in qualche modo si va sapientemente a far soffiare il vento in una direzione ben precisa, e tutti dietro come delle belle bandierine. Lo ripetiamo ancora, e lo faremo allo sfinimento: Franco è bravo, ci mancherebbe, ma lo è anche Jack. Volgiamo concedergli una possibilità in santa pace?

I rookies devono correre, senza pressioni o esaltazioni

E qui si incista un ragionamento onnicomprensivo, che vale per Doohan, ma anche per Antonelli, Bearman, Bortoleto, Lawson e, guarda un po’, lo stesso Colapinto. Fa rabbia vedere quanto le esperienze passate non insegnino niente a nessuno. Lo abbiamo già detto, ma vi ricordate, cari lettori, il debutto a Monza di Nyck De Vries, quando arrivò a punti con la Williams? Beh, tutti a urlare, esaltare, strombazzare il “prossimo Verstappen”, con il buon Nyck ad avere anche la sfiga della nazionalità. Risultato: esperienza fallimentare in Alpha Tauri, con taglio a favore del ritorno di Ricciardo, a sua volta giubilato per far posto a Lawson. Morale: quando si giudicano i debuttanti, bisognerebbe usare una tonnellata di buon senso, mentre qui non se utilizza nemmeno un’oncia. 

Allora, cari signori, commentatori, creators, social media manager e affini: lasciate lavorare e crescere i ragazzi. Per trarre le conclusioni corrette a proposito delle qualità dei piloti, occorre avere il quadro completo, che è dato dalle esperienze precedenti e da almeno un anno di gare in F1. Sì, un anno, non meno. Perché, parliamoci chiaro, se la suonata fosse quella di tanti ben pensanti, gente come Verstappen o Leclerc, inutile nasconderselo, oggi avrebbe dovuto trovarsi un altro lavoro, dopo i botti e le intemperanze dei loro esordi e non solo. 

La speranza, dunque, è che Doohan possa lavorare in pace, e dimostrare il proprio talento nei tempi giusti. Anche perché, cari “tifosi” italiani, siamo corretti una volta tanto. Per i nostri colori debutterà il buon Andrea Antonelli: a chi di noi farebbe piacere vederlo sul filo del rasoio dopo cinque gare che, magari, non sono andate propriamente bene? A buon intenditor…

Nicola Saglia