Storie d’estate | Bonneville, Speed Week e la sfida alla velocità
Negli anni, il nome Bonneville Flats ha perso gran parte di quel fascino che fino agli anni ’80 e ’90 esercitava su tutti gli appassionati di corse o di oggetti rumorosi e maledettamente veloci. Ma il grande lago salato situato nello Utah continua (meteo permettendo) ad essere teatro della Bonneville Speed Week. E' la sfida in cui uomini, tecnici e mezzi vanno a cercare la velocità massima su terra, portando in pista (una pista molto particolare) veri e propri razzi su ruote.
Un deserto di sale che in agosto prende vita
Stiamo parlando, giusto specificarlo, di uno dei luoghi meno ospitali della terra. Un vero e proprio deserto, una pianura racchiusa tra le montagne dello Utah. Vasta 260 km quadrati, qui nessuna forma di vita vegetale vede la luce più o meno dai tempi in cui si sono estinti i dinosauri. Questa landa desolata ha però una particolarità. E' ricoperta infatti da uno strato di sale ultra compatto, reso durissimo dai venti estivi che la spazzano.
Un luogo impervio, che provocava miraggi a coloro che lo attraversavano esattamente come accadeva nel Sahara o negli altri grandi deserti africani. Sarà stato allora un miraggio, o una lucida follia. Fatto sta che nel 1896 W. D. Rishel, alla ricerca di un percorso per una gara in bicicletta tra New York e San Francisco, intravide proprio qui il luogo ideale per una sfida di velocità tra mezzi a motore, che all’epoca stavano iniziando a mostrarsi al grande pubblico tra lo scetticismo generale.
I primi tentativi furono quantomai timidi, ma già nel 1914 venne registrato il primo record ufficiale: 228 km/h, fatti registrare da Teddy Tezlaff con la sua Blitzen Benz, antesignana delle Mercedes Benz che negli anni ruggenti delle corse mieteranno successi sui tracciati di tutto il mondo.
Speed Week, Black Rock Desert: scenari mitici per gare folli
A questo punto, il dado era stato tratto. Da lì in poi, sulle sabbie di Bonneville iniziarono, ogni agosto, a radunarsi petrolheads di ogni ordine e grado per stabilire chi fosse il più veloce e, cosa non indifferente considerando che siamo sempre nel Wild West degli States, chi avesse più pelo sullo stomaco. Ecco allora nascere una vera e propria pista: il Bonneville Speedway, articolato in tre diversi layout.
Il primo è un rettilineo di 10 miglia utilizzato per il record assoluto di velocità. A proposito, qual è il format? Molto semplicemente, viene misurata la velocità media su un miglio del percorso, registrata su due run in direzioni opposte, corse a distanza di un’ora l’una dall’altra. Il secondo layout, utilizzato per le gare di resistenza, consiste in un ovale. Il terzo, invece, è un altro rettifilo di otto miglia, utilizzato per i record dei veicoli più “lenti”.
Ma Bonneville Flats, in cui ogni anno in agosto si tiene la Speed Week, non è l’unico posto in cui tentare imprese incredibili. Tra gli altri spot, dobbiamo certamente ricordare il Black Rock Desert del Nevada. Qui sono stati fatti registrare gli ultimi tre record di velocità effettivi. Si tratta di un lago prosciugato molto simile per conformazione a quello dello Utah, ma estremamente più vasto. Proprio per questo, è stato più volte utilizzato, anche per vedere in azione i mezzi pazzeschi che poi andranno alla Speed Week.
Cento anni di sfide
Sarebbe arduo andare a ripercorrere tutti i passaggi di queste gare al limite del possibile. A partire dal Dopoguerra, però, è iniziata una vera e propria sfida nella sfida: quella all’abbattimento del muro del suono a terra. Dopo che il 14 ottobre 1947 il colonnello Chuck Yeager aveva dimostrato con il suo Bell X-1 che oltre quella fatidica barriera in aria non c’era nessun mostro mangia piloti, ecco che ingegneri e piloti hanno iniziato a progettare mezzi per abbattere quel fatidico muro anche a terra.
Il primo a riuscirci fu Stan Barrett nel 1979, nei pressi della base militare di Edwards, con un mezzo spinto da due missili Sidewinder (sì, quelli che Maverick lancia per abbattere i MiG in Top Gun). Il risultato, 739.666 mph (cioè Mach 1.1), non fu mai ufficializzato, perché ritenuto effetto di una stima e, soprattutto, effettuato in un solo passaggio, peraltro senza che nessuno avesse udito il classico boom sonico.
Nel 1983, sarà l’inglese Richard Noble alla guida del Thrust 2 a Red Rock, a superare per la prima volta il fatidico muro. Passati i 900 km/h, dall’interno dell’abitacolo inizierà a notare i classici segnali della formazione dell’onda d’urto tipica, facendo segnare il record di 1.019 km/h. Da qui in poi, è iniziata la corsa al ritocco del record, fino ai 1227.99 km/h attuali, fatti segnare ancora in Nevada da Andy Green con il ThrustSSC, discendente del Thrust 2 ma con spinta a Turbofan.
La Speed Week 2023
Dopo un 2022 in cui le piogge importanti non hanno concesso lo svolgimento, in questo 2023 la Speed Week ha potuto prendere il via sul lago salato di Bonneville. Tantissimi i mezzi presenti. Più di cento vetture, per quello che è diventato un vero e proprio rituale d’altri tempi. A vedere le immagini che arrivano dallo Utah, infatti, non sembra proprio di vivere un periodo storico sempre più attento (giustamente, anche se spesso si arriva all’eccesso) ai temi ambientali. Qui ottani, rumore e estetica la fanno ancora da padroni.
I migliori al termine delle sessioni, con lo svolgimento previsto fino a venerdì 11 agosto, andranno a giocarsi le World Finals ad ottobre. Per gli appassionati del genere, le vetture da tenere d’occhio sono quelle in categoria C, con il propulsore a reazione.
Lunga vita a Bonneville, Black Rock, e a tutti i protagonisti di storie ed epoche che oggi sembrano lontanissime, ma tornano a vivere in momenti unici che restano nel cuore dei veri appassionati di corse e non solo.
Nicola Saglia