Si sono svolti stamane, nella Cattedrale di Santa Riparata a Nizza, i funerali di Jules Bianchi. Il chiassoso mondo della Formula 1 per un giorno si è stretto in maniera composta e silenziosa, per rendere l'ultimo omaggio al giovane pilota francese scomparso nella notte tra venerdì e sabato dopo nove lunghi mesi di coma.

Erano numerosi i rappresentanti del Circus presenti alla cerimonia: tra di essi numerosi piloti che non sono voluti mancare all'appuntamento per salutare un collega, ma soprattutto un amico. I connazionali Jean-Eric Vergne e Romain Grosjean, ma anche Felipe Massa e Pastor Maldonado (entrambi in lacrime), quindi Daniil Kvyat, Daniel Ricciardo, Nico Rosberg, Jenson Button, Lewis Hamilton, Nico Hulkenberg, Marcus Ericsson, Roberto Merhi, Adrian Sutil. Folta la delegazione Ferrari presente al rito funebre, proprio la scuderia che aveva rappresentato quasi una seconda famiglia per Jules in questi ultimi anni: da Stefano Domenicali a Maurizio Arrivabene, fino ai piloti Sebastian Vettel, Esteban Gutierrez, Raffaele Marciello e Antonio Fuoco. Numerosi anche i protagonisti dell'automobilismo di ieri, come Alain Prost e Jean Alesi, così come i rappresentanti delle istituzioni del mondo dei motori, in primis Jean Todt, particolarmente legato alla famiglia Bianchi, ed il cui figlio era il manager dello sfortunato pilota francese.

Già, la famiglia: i genitori di Jules, presenti coraggiosamente al fianco del figlio durante questa, purtroppo inutile battaglia, hanno ricordato insieme al fratello e alla sorella del pilota con alcuni brevi interventi quello che Jules rappresentava, ovvero un ragazzo semplice che ha perso la vita facendo più che ciò amava. Non sono mancati nemmeno i numerosi compagni d'avventura che hanno condiviso con Jules anni di battaglie in kart prima ed in monoposto poi, quasi a voler sottolineare la forte impronta che la sua figura e la sua personalità ha lasciato in migliaia di persone. A risuonare nell'aria, diffusa dagli altoparlanti presenti all'esterno della chiesa, la canzone "Hotel California" degli Eagles: un pezzo che Jules amava particolarmente, forse perchè parlava di sogni e speranze, proprio quelle drammaticamente interrotte da quel tragico 5 Ottobre a Suzuka. A campeggiare sulla facciata esterna della Cattedrale due enormi gigantografie del pilota in tuta Marussia, insieme a numerosi mazzi di fiori portati dai tanti tifosi intervenuti per assistere alla cerimonia.

Tra di essi, una piccola foto che rappresentava, quasi in un'ideale unione, fianco a fianco Jules e Ayrton Senna, ovvero l'ultimo pilota a perdere la vita durante una gara di Formula 1, ormai 21 anni fa. Ai tempi della scomparsa del brasiliano, Jules era solo un bambino, eppure era voluto intervenire lo scorso anno a Imola nella manifestazione organizzata in memoria del grande campione. Sembrava ormai destinata ad appartenere ad un'altra epoca, eppure la morte è tornata improvvisamente e inaspettatamente in Formula 1, a voler quasi lanciare un segnale e rappresentare un monito da non sottovalutare, né ora né mai. Quella morte che oggi ha reso tutti più uniti, più piccoli e più silenziosi, nel comune ricordo di un giovane campione che ci ha lasciato troppo presto.

Marco Privitera

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