Benetton, quando il successo va di moda
La Benetton è un marchio divenuto celebre non soltanto per essere una nota azienda italiana di abbigliamento, ma anche per aver associato il proprio brand al mondo dello sport. Più in particolare, essa ha dato vita ad un omonimo team che ha corso in Formula 1 dal 1986 al 2001, conquistando due titoli Piloti (1994 e 1995) con Michael Schumacher ed un titolo Costruttori nel 1995.
L'avventura della Benetton in Formula 1 era però iniziata tre anni prima, quando l’azienda veneta entrò nel Circus come sponsor della Tyrrell, mentre nelle due stagioni successive essa fu presente sulle livree di Alfa Romeo e Toleman.
Nel maggio 1985 la Benetton acquistò la Toleman, cambiando il suo nome in Benetton Formula e assumendo Peter Collins dalla scuderia Williams in qualità di responsabile della nuova scuderia; per quanto riguarda i motori, quelli prodotti da Brian Hart vennero sostituiti dai turbo della BMW.
La squadra venne ufficialmente presentata nel Febbraio 1986: essa decise di correre con licenza inglese e di stabilire la propria sede a Enstone, in Inghilterra. I piloti scelti per guidare la prima monoposto della Benetton, la B186 (caratterizzata da una vistosa livrea multicolor, che sarebbe diventata un tratto distintivo della scuderia negli anni a venire) furono Gerhard Berger e Teo Fabi, quest'ultimo già pilota della Toleman.
Nella sua prima stagione, la Benetton ottenne la sua prima vittoria in Formula 1 nel Gran Premio del Messico con Gerhard Berger; in questa annata, conquistò anche due pole position con Fabi ed un terzo posto a Imola con l’austriaco. Grazie a questi risultati, il team concluse nella classifica Costruttori in sesta posizione con 19 punti.
L’anno dopo, Gerhard Berger lasciò la Benetton per trasferirsi alla Ferrari, e al fianco del confermato Fabi venne ingaggiato il belga Thierry Boutsen. Con la B187 spinta dal V6 Ford, la Benetton ottenne i suoi migliori risultati con il terzo posto ottenuto da Fabi in Ungheria e da Boutsen nel Gran Premio d’Australia. Il team chiuse la stagione al quinto posto con 28 punti.
Per la stagione 1988, la Benetton scelse di sostituire Fabi con Alessandro Nannini, affiancando il senese al confermato Boutsen. In una stagione interamente dominata dalla Mclaren e dai suoi piloti, la B188 riuscì a concludere sette volte sul terzo gradino del podio (cinque volte con Boutsen e due con Nannini) e, nonostante la squalifica nel Gran Premio del Belgio per benzina irregolare, la scuderia concluse al terzo posto con 39 punti, dietro solo alla Ferrari e all'imbattibile McLaren.
Durante l’inverno 1988, la famiglia Benetton nominò come direttore commerciale Flavio Briatore, il quale stava rapidamente scalando i gradini dell'azienda di Ponzano Veneto. Dopo che Boutsen abbandonò la scuderia per passare alla Williams, Collins decise di assumere il giovane Johnny Herbert per la stagione 1989, ma il pilota inglese rimase gravemente ferito alle gambe in un incidente occorsogli in Formula 3000. Herbert riuscì comunque a debuttare nel Gran Premio del Brasile riuscendo ad agguantare un ottimo quarto posto, mentre il compagno di Nannini concluse sesto. Dopo questa gara, però, Johnny risentì maggiormente delle conseguenze riportate nel suo incidente, e Briatore, appoggiato dallo stesso Luciano Benetton, vinse la sua sfida contro Peter Collins, il quale decise di abbandonare il team; nel frattempo, Johnny Herbert fu sostituto dal romano Emanuele Pirro. Alla fine della stagione 1989, dopo aver vinto il Gran Premio del Giappone a tavolino con Alessandro Nannini (in seguito alla squalifica di Ayrton Senna), la Benetton terminò la stagione con 39 punti, al quarto posto della classifica Costruttori.
L’anno dopo, grazie anche all’aiuto di Bernie Ecclestone, Briatore ingaggiò il tre-volte campione del mondo Nelson Piquet quale nuovo compagno di squadra di Alessandro Nannini, assumendo inoltre il geniale progettista inglese John Barnard come direttore tecnico. La stagione, corsa con la B191, vide il brasiliano finire numerose volte a punti e conquistare il successo nelle gare conclusive in Giappone e Australia. Nannini, invece, dopo essere finito tre volte a podio, il 12 ottobre fu vittima di un brutto incidente con il proprio elicottero in seguito al quale perse l’avambraccio destro; dopo una delicata operazione, l'arto gli venne reimpiantato ma la sua carriera in Formula 1 fu irrimediabilmente compromessa. A sostituire il pilota italiano fu chiamato il brasiliano Roberto Moreno, che terminò al secondo posto il Gran Premio del Giappone. La Benetton concluse questa stagione con 71 punti e il terzo posto in classifica.
Il 1991 partì sotto i migliori auspici per la Benetton, la quale riuscì però ad ottenere un solo successo con la vittoria di Nelson Piquet in Canada. Nel corso della stagione avvennero però i cambiamenti che avrebbero portato il team a conquistare due titoli nel 1994 e nel 1995. Subentrò infatti come socio Tom Walkinshaw, il quale fece arrivare al posto di Bernard il promettente Ross Brawn, mentre Rory Byrne prese il ruolo di chief designer e Pat Symonds ritornò nel team dopo aver partecipato al progetto naufragato della scuderia Reynard. Inoltre, al posto di Moreno, a partire dal Gran Premio d’Italia la Benetton schierò il giovane ventiduenne Michael Schumacher, che Briatore riuscì a strappare alla Jordan dopo aver notato la sua prestazione al debutto nel Gran Premio del Belgio. Il nuovo arrivato ottenne subito punti, con il quinto posto nella prima gara con la nuova scuderia, replicando il risultato positivo con il sesto posto in Portogallo e Spagna.
Nel 1992 la Benetton decise di sostituire Nelson Piquet (ritiratosi dalla Formula 1) con un altro pilota esperto, l'inglese Martin Brundle. La 192 si rivelò una monoposto competitiva e Michael Schumacher vinse la sua prima gara in Formula 1 a Spa. Nel resto della stagione, tre piazzamenti in seconda posizione (due di Michael Schumacher e uno di Martin Brundle), otto piazzamenti al terzo posto (quattro a testa) e altri piazzamenti nella zona punti, consentirono alla Benetton di concludere al terzo posto con 92 punti.
L’anno dopo la Benetton ingaggiò Riccardo Patrese al posto di Martin Brundle, per quella che sarebbe stata l’ultima stagione del pilota padovano dopo 17 anni di carriera in Formula 1. Fu di nuovo Michael Schumacher a ottenere l’unica vittoria dell’anno per la scuderia, imponendosi nel Gran Premio del Portogallo. Il team, inoltre, ottenne sei volte il secondo posto (cinque grazie a Schumacher e una con Patrese) e quattro volte il terzo posto (tre con l'italiano e una con l'italiano) oltre a diversi piazzamenti in zona punti, grazie ai quali la Benetton terminò nuovamente al terzo posto con 72 punti.
Per la stagione 1994 la Benetton schierò la B194, una monoposto che alimentata dai motori Ford si rivelò molto competitiva. Al fianco di Michael Schumacher venne schierato JJ Lehto, ma il finlandese fu protagonista di un grave incidente durante i test pre-stagionali di Silverstone, che non gli consentì di partecipare alle prime gare della stagione; egli fu sostituito dal terzo pilota Jos Verstappen nei primi tre appuntamenti stagionali, tutti dominati da Michael Schumacher. Il tedesco conquistò la vittoria anche nel tragico weekend di Imola, funestato dalla morte di Roland Ratzenberger e Ayrton Senna. JJ Lehto, invece, deluse le attese e Jos Verstappen venne richiamato al suo posto per essere la seconda guida. Nel Gran Premio di Gran Bretagna e in quello del Belgio, Schumacher venne squalificato rispettivamente per non aver rispettato gli ordini dei commissari e per eccessivo consumo del fondo, con il finlandese che riprese momentaneamente il posto in squadra. Dopo il Gran Premio d'Europa, la Benetton sostituì Verstappen con Johnny Herbert, mentre Michael Schumacher si laureò campione del mondo dopo l'incidente con il rivale Damon Hill nel Gran Premio d'Australia corso ad Adelaide. Per 15 punti, la Benetton non ottenne alla fine di questa stagione il titolo anche nel campionato Costruttori.
{jcomments on}