Circus! #448 | Il video podcast sui motori

Credits: Barber Vintage Motorsport Museum su Instagram
Credits: Barber Vintage Motorsport Museum su Instagram

Nel Motomondiale sono ancora molto poche le donne che prendono parte alle corse, numero che arriva a zero se si parla di MotoGP. C'è stato un tempo però in cui, sebbene osteggiate, alcune donne riuscivano a raggiungere le categorie di spicco, come nel caso di Gina Bovaird.

Il debutto e i sacrifici fatti per correre

Originaria di Boston, in Massachusetts, Gina Bovaird nasce nel 1949 negli Stati Uniti d'America e fin da giovane si appassiona alla velocità, iniziando a frequentare e a prendere parte a eventi come il WERA Motorcycle Roadracing, vincendo in due occasioni nella categoria Expert in sella a una Honda MT125R e a una Yamaha TZ250. In quanto una delle donne pioniere all'interno delle competizioni motociclistiche internazionali, nel 1979 Gina Bovaird fa segnare la velocità massima di 227,8 km/h in occasione della gara AMA Novice di Daytona. Il periodo di successi continua anche negli anni a venire, quando nel 1980 si qualifica per partecipare alla 200 Miglia di Daytona - la prima donna della storia a riuscirci - , a cui prenderà parte in sella alla sua Yamaha TZ500, nonostante non l'abbia mai guidata prima di quell'evento, riuscendo a piazzarsi in 42esima posizione su 80 moto presenti nella categoria, non concludendo mai la gara a causa di una caduta. Torna a competere a Daytona già nel 1981, occasione in cui diventa la prima donna di sempre a concludere la 200 Miglia, chiudendo 25esima al traguardo nonostante dei problemi meccanici riscontrati verso la fine della competizione. 

A giocare un ruolo chiave nel successo e nella perseveranza di Gina Bovaird all'interno del mondo delle corse è stata la tenacia della pilota che, come raccontato dal marito ed ex pilota Tom, non si è mai arresa di fronte alle prime difficoltà e ha sempre dimostrato grande velocità in pista.

Gina è caduta a Daytona e si è rotta una clavicola e due settimane dopo sono caduto anch’io, fratturandomi una clavicola e un polso e decidendo così di ritirarmi. Chi era il più veloce tra i due? Inizialmente io, ma poi ho deciso di smettere perché mi accorgevo che Gina stava andando più forte di me, così ho iniziato a farle da meccanico.

Sebbene i primi anni di carriera siano stati costellati di molte soddisfazioni, soprattutto se si considera quanto il periodo storico potesse influire sulla possibilità per una donna di competere in uno sport “da uomini”,  non è stato semplice per Bovaird finanziare la sua carriera agonistica. La pilota americana infatti ha dovuto vendere la maggioranza dei suoi averi per poter accedere alle corse e potersi permettere l'acquisto delle moto.

Per venire a correre in Europa ho fatto molti sacrifici. Ho venduto tutto ciò che avevo, compresa la casa. Se non dovessi trovare qualche sponsor sarò costretta a smettere di correre perché ora non ho più nulla da vendermi.

L'arrivo nel Mondiale 500cc e gli screzi con gli altri piloti

Gina Bovaird è inoltre passata alla storia come la prima donna ad essersi guadagnata la possibilità di competere all'interno del Motomondiale. Già nel 1981 infatti la statunitense aveva provato a qualificarsi per alcuni Gran Premi nella Classe Regina, non riuscendo però in nessuna occasione a rientrare nel gruppo. Il passo decisivo avvenne l'anno dopo quando, nel 1982, prese parte ufficialmente a una gara del Mondiale 500cc, schierandosi in griglia di partenza per il Gran Premio di Francia. La corsa non andò come previsto per Bovaird, che fu costretta al ritiro dopo una caduta avvenuta in sella alla sua moto Suzuki, ma che nonostante tutto entrò nella storia in quanto prima - e al giorno d'oggi ancora unica - donna ad aver partecipato ad un Gran Premio della Massima Classe del Motomondiale. 

Sebbene fosse acclamata dal pubblico, soprattutto femminile, per il suo coraggio e la sua forza di volontà, Gina Bovaird non era altrettanto stimata da alcuni suoi colleghi uomini. Molti altri piloti infatti la consideravano troppo lenta per poter prendere parte a una competizione di alto livello e un pericolo per l'incolumità di tutti sul tracciato. I più duri con lei furono Marco Lucchinelli e Franco Uncini, che in più occasioni misero in piedi diverse polemiche contro la pilota statunitense, affermando che non andasse fatta correre al pari livello degli altri colleghi uomini.

Nonostante questo e nonostante tutte le critiche, la presenza di Gina Bovaird in pista nelle massime categorie del motociclismo è stata ed è tutt'ora da esempio per le generazioni di bambine e di ragazze che vorrebbero approcciarsi al motociclismo su pista. Il suo insegnamento, rivolto alla società degli anni ‘80 ma più che mai attuale ancora oggi, è quello di far capire come come sia possibile raggiungere i propri obiettivi anche in ambiti che possono sembrare “off limits” alle donne, forzando il sistema e creandosi il proprio spazio all’interno dello sport.

Valentina Bossi

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