Doveva arrivare il tifone Fitow, ma sul Gp Corea l'unico uragano che si è abbattuto ha un nome e un cognome: Sebastian Vettel. Uno che a soli 26 anni ha già conquistato 42 vittorie in carriera e tre titoli mondiali, con il quarto che appare ormai dietro l'angolo, avviandosi così a diventare uno dei più grandi di sempre. Non è stato lo schiacciasassi vistosi a Singapore, dove i distacchi inflitti agli avversari somigliavano più ad una gara di durata che ad un gran premio di Formula 1: ma a Yeongam, il "cannibale" ha gestito in maniera oculata vettura e pneumatici, in una pista dove il graining ha messo in diffcoltà più di un pilota. Autoritario sin dal via, il suo successo non è mai stato in discussione: la safety-car avrebbe potuto scompigliare le carte, ma lui è stato anche fortunato a trovarsi nel terzo settore potendo così immediatamente rientrare al box. Se la fortuna aiuta gli audaci, la stessa cosa non si può dire certo di Mark Webber, il quale è riuscito nell'impresa di terminare per la seconda volta consecutiva la gara con la vettura in fiamme. Stavolta dopo essere stato colpito dalla Force India di Sutil, con il contatto che ha innescato un vero e proprio incendio domato con colpevole ritardo dagli uomini dell'organizzazione coreana. L'approssimazione mostrata in tale circostanza, con la jeep di servizio entrata in pista prima ancora che venisse segnalato l'ingresso della safety-car, ha inferto un duro colpo alle speranze (già risicate) della gara di Yeongam di essere nuovamente inserita nel calendario 2014. Tornando ai valori mostrati sul campo, l'altro grande protagonista è anch'egli tedesco, anch'egli ventiseienne, ma con la sfortuna di non essere alla guida di una Red Bull: si chiama Nico Hulkenberg, il quale ha condotto la Sauber ai piedi del podio cogliendo un insperato quarto posto. Incredibile pensare che il tedesco sia ancora senza un volante per la prossima stagione, soprattutto in virtù del fatto di aver dimostrato, ancora una volta, di meritare un top team, grazie ad una prestazione intelligente e grintosa. Altro animale da gara si è confermato Kimi Raikkonen: ancora una volta "addormentato" il sabato ma scatenato la domenica, Iceman ha corso da vero campione, coronando il proprio inseguimento con un grande sorpasso ai danni del compagno Grosjean. Il quale si è finalmente scrollato di dosso l'etichetta di "Pierino la peste", dimostrando di essere un pilota finalmente maturo sul quale la Lotus potrà fare sicuro affidamento per il dopo-Raikkonen. Gara non all'altezza delle aspettative per Mercedes e Ferrari: se, da un lato, gli uomini argentati hanno sbagliato strategia, tenendo in pista Hamilton troppo a lungo nonostante l'evidente calo prestazionale degli pneumatici, dall'altra il Cavallino ha pagato una mancanza di velocità complessiva della F138 che non ha consentito ad Alonso di andare oltre un modesto sesto posto. Ci si è poi messo di mezzo anche Massa a complicare le cose, con un tentativo di sorpasso troppo azzardato al primo giro che lo ha spedito in testacoda, rischiando di compromettere anche la gara del proprio compagno di squadra. In termini di prestazioni complessive, la Ferrari è apparsa raggiunta a Yeongam persino dalla Sauber: appare ormai evidente come a Maranello si guardi soltanto alla prossima stagione, e per le ultime gare di questo campionato è lecito non attendersi risultati dissimili da quelli conseguiti nella trasferta sud-coreana. In ogni caso, la gara ha riservato parecchi sorpassi ed emozioni, grazie anche all'ingresso delle due safety-car ed alle caratteristiche del circuito: peccato che i commissari tentino di metterci sempre lo zampino, mettendo puntualmente sotto investigazione i piloti ogniqualvolta si rendano protagonisti di un duello che si prolunghi oltre le due curve...

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