WEC | 6 Ore Fuji: doppietta casalinga per Toyota, la vittoria va al trio Kobayashi-Conway-Lopez
LMP1. Partenza su pista umida, con i piloti che decidono di montare gomme rain per non correre rischi, ma nel giro di poche tornare il tracciato inizia ad asciugarsi: diversi sono i team che provano l’azzardo montando gomme slick per cercare di recuperare terreno.
Formidabile la partenza della Toyota #7 con Kobayashi, scattato dall’ottava posizione per la squalifica di ieri, che dopo due giri si trova già in seconda posizione negli scarichi della gemella #8.
A scompigliare le carte la foratura con annesso spargimento di detriti della Ferrari MR Racing #70, che costringe la direzione gara all’ingresso della Safety Car: la #8, entrata poco prima della chiusura della pit lane, è costretta a lasciare il passo alla #7; ritiro per la Rebellion #3, con Menezes a muro dopo aver montato le gomme da asciutto.
Per un breve periodo a comandare le danze ci pensa Button, sulla BR01 del team SMP, provando ad allungare al massimo il suo stint.
La gara per le posizioni di vertice poi si cristallizza, con le due Toyota a mantenere un distacco costantemente sui venti secondi con Buemi, sulla #8, bravo a ricucire il distacco, mentre Alonso nel suo turno ha accusato problemi di stabilità infatti durante il cambio pilota con Nakajima i meccanici hanno lavorato sul posteriore della Toyota.
Molto più distaccati i prototipi convenzionali, con la Rebellion, terza, che accusa un ritardo di ben quattro giri, segno che anche con questo EoT (Equivalence of Tecnology) le Toyota sono imprendibili.
LMP2. Dopo il dominio in qualifica, per l’Oreca del DragonSpeed la corsa si rivela un calvario: al pronti via ha subito perse numerose posizioni, per poi veder spegnersi ogni speranze a causa di una lunga sosta ai box.
A dominare la classe è il team Jackie Chan DC Racing: entrambe le vetture sono fortunate a rifornire appena prima della chiusura della pit, dovuta all’ingresso della Safety Car, costruendosi un buon margine sui diretti inseguitori.
A spuntarla è l’equipaggio tutto malese della #37 composto da Jaafar-Tan-Jeffri, seguito a ventisei secondi dalla gemella #38 Pint Tung-Richelmi-Aubry; al terzo posto dopo una dura lotta con la TDS ad avere la meglio è la Signatech Alpine #36 di Lapierre-Thiriet-Negrao.
GTE Pro. Dopo la Pole position l’Aston Martin non riesce a confermarsi in gara: dopo un ottimo spunto iniziale le vetture inglesi scendono in classifica e, dopo l’ingresso della vettura di sicurezza, a prendere il comando è la BMW #82 di Da Costa-Blomqvist.
Anche la vettura bavarese, nonostante un BoP più favorevole, sulla lunga distanza non riesce a mantenere il ritmo, scivolando dietro la Ferrari di Rigon-Bird e la Porsche #92 di Christensen-Estre.
I giochi sembrano ormai fatti quando la Ferrari #71, nel corso della quarta ora, subisce una foratura con annessa rottura della sospensione, regalando la vittoria alla Porsche #92, che allunga in classifica.
Seconda posizione per la BMW #82, che riesce a resistere strenuamente agli attacchi della Ford GT di Tincknell-Priaulx; solamente quarta l’unica Ferrari superstite, quella di Pier Guidi-Calado, che avevano subito una foratura nel corso delle prime fasi di gara prima della neutralizzazione.
GTE Am. Vittoria per la Porsche anche nella classe minore: a tagliare per primo il traguardo è l’equipaggio del Project 1 Bergmeister-Lindsey-Perfetti, che ha avuto la meglio sulla gemella del Dempsey Proton Racing di Cairoli-Roda-Hoshino, partiti dalla Pole ma poi scivolati indietro.
In particolare, Matteo Cairoli nelle ultime fasi di gara ha dato vita ad un duello intenso con l’Aston Martin #90 di Adam-Yoluç-Eastwood arrivata poi terza.
Prossimo appuntamento, a conclusione della doppia trasferta asiatica, sul circuito di Shanghai il 18 novembre.
Michele Montesano