F1 | Pioggia che vai...Safety Car che trovi: ma non si starà esagerando?
Lo stesso Toto Wolf si è lamentato dalla lunga permanenza dell’auto di sicurezza in pista: “C’era molto acqua in partenza, ma la Safety Car doveva togliersi dopo uno o due giri”. Come a Montecarlo, dove i piloti sono partiti dietro la Safety Car e per otto giri hanno seguito la vettura di sicurezza, prima che la gara potesse cominciare nella sua valenza agonistica. Eccessiva prudenza, secondo molti, da parte di Charlie Whiting, che ormai mette in campo la vettura di sicurezza anche per poche gocce di pioggia che cadono in pista, scatenando non solo la rabbia e le critiche dei tifosi che si allontanano sempre più da una Formula Uno ormai incaace di offrire quello spettacolo agonistico di una volta.
A poco serve lanciare sondaggi, creare nuovi format di qualifica o introdurre sistemi per aiutare il sorpasso come il DRS per rendere più vivo lo spettacolo in pista, quando sono proprio queste ed altre regole assurde ad allontanare la Formula 1 da quelli che sono i propri tifosi. Pensiamo al Gran Premio d’Europa 1993 con il magico Ayrton Senna, o la vittoria del nostro Vittorio Brambilla nel 1975 sulla pista di Zelweg, o ad altre gare splendide corso sotto la pioggia: con questa Formula 1 avremmo molto probabilmente visto una Safety Car nei primi giri e una gara completamente diversa e forse noiosa per molti tifosi.
Eppure basterebbe poco per garantire la sicurezza dei piloti anche in condizioni di pioggia: come ad esempio dare la possibilità ai team di cambiare l’assetto della monoposto da asciutto a bagnato quando ci sono weekend in cui il tempo varia dal sabato alla domenica. Questo garantirebbe maggiore sicurezza e risparmierebbe una partenza dietro la Safety Car ogni volta che piove o con la pista bagnata, come successo già due volte in questa stagione. Bisogna cambiare e lasciare liberi i piloti di lottare e sbagliare quando le condizioni di bagnato lo permettono, per salvare ancora quelle emozioni, quell’agonismo che ancora tiene i tifosi incollati e innamorati di questo sport. E forse sarebbe anche ora che qualcuno si faccia da parte per il bene della Formula 1.
Chiara Zaffarano
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