Proprio come successo nel 2017 l'Oriente non porta bene alla Ferrari, che nuovamente tra Singapore e Suzuka deve dire addio ad ogni velleità iridata. Quest'anno però deve affrontare al tempo stesso problemi problemi molto più pressanti; a partire da un campione come Vettel, rabbuiato e falloso, che in Giappone ha sbagliato di nuovo allungando la sua sequenza di errori e leggerezze ma deve affrontare una anche delicata una presunta frattura interna alla squadra palesatasi durante (e dopo) la qualifica di Suzuka. 

Come infatti riportato da più fonti, sembra infatti che ormai ci sia un aperto confronto fra una fazione facente capo a Maurizio Arrivabene (sostenuto pare dal nuovo ad Camilleri di provenienza Philip Morris, ndr) e un'altra capitanata da Mattia Binotto capo dell'area tecnica e molto vicino all'ex presidente Marchionne. Proprio la prematura scomparsa dell'amministratore delegato di FCA avrebbe riaperto vecchie fratture e riportato a galla ruggini sopite durante la sua dirigenza, che manteneva sempre una forte impronta decisionale nonostante la struttura orizzontale creata ad hoc per eliminare accumuli di potere e snellire i processi decisionali.  

Proprio in Giappone il team principal Maurizio Arrivabene si è scagliato duramente contro i suoi tenici per il grave errore di scelta delle gomme in qualifica segno evidente di un meccanismo che ormai si è rotto. L'ultima vittoria Ferrari risale ormai ad agosto in Belgio, a poche settimane dal lutto che ha colpito la squadra e l'azienda: giusto poco prima che tutte quelle che sembravano le certezze tecniche e sportive di una vettura che per due terzi di stagione ha domato la Mercedes crollassero miseramente di fronte a un abisso fatto di errori, strategie sbagliate e sviluppi della macchina poco efficaci.

A giudicare da quanto visto nelle ultime uscite pare che la squadra abbia perso la bussola, che manchi più che mai la presenza forte e carismatica di un presidente come Marchionne che si faceva sentire, si faceva vedere fisicamente in pista, e portava avanti anche visibilmente incontri e riunioni con i vertici della categoria e dei team avversari. Ancora da valutare da questo punto di vista l'impatto del nuovo amministratore delegato Camilleri, che finora si è visto solo nel paddock di Monza e poi mai più visto nelle successive e delicate uscite. Un'aria tesa e nervosa, che certo non aiuta il rendimento di un campione come Vettel, stella dal talento fragile che ha patito il confronto con Hamilton e tutte le difficoltà del momento. Una pressione e delle critiche insostenibili che hanno impressionato lo stesso campione inglese ha cercato di stemperare con un post su Instagram di solidarietà per il collega in difficoltà. 

Probabile dunque che nelle prossime settimane  potremo assistere a qualche novità nella catena decisionale della Gestione Sportiva; difficile aspettarsi rivoluzioni e clamorosi ribaltoni, ma qualche ingranaggio del meccanismo dovrà probabilmente essere registrato. La fiducia a Maurizio Arrivabene per ora sembra confermata ma non sarà certo a tempo indeterminato. 

di Stefano De Nicolo'