La Formula 1, dopo il suo soporifero debutto in Russia, si appresta ad affrontare negli Stati Uniti la terz'ultima tappa della stagione 2014. Per questo appuntamento appare doveroso ricordare un pilota americano poco conosciuto ai fans di oggi del Circus, ma sicuramente molto veloce ed apprezzato nella propria epoca: Mark Donouhe.

Oltre ad essere molto veloce in pista, affermandosi come un pilota di grande successo negli Usa, Donohue si distingueva per la sua grande preparazione tecnica, visto la sua laurea in ingegneria meccanica conseguita nel 1959 prima di cominciare la sua carriera come driver.

Ha legato indissolubilmente il suo nome a quello di Roger Penske, con cui ha lavorato in diversi progetti nel corso della sua carriera agonistica: dalla Can-Am ad altre competizioni americane, fino ad arrivare in Formula 1, tappa tragicamente conclusiva di una carriera che si sarebbe dovuta concludere di lì a poco.

Mark Neary Donohue Junior nasce il 18 marzo 1937 a Summit, in New Jersey. A differenza di altri suoi colleghi, completa gli studi prima di cominciare a correre. Frequenta la Pingry School prima di iscriversi alla Brow University a Providence, dove consegue una laurea in ingegneria meccanica nel 1959.

Nello stesso anno in cui ottiene la laurea, comincia a partecipare alle corse automobilistiche con una Chevrolet Corvette con cui conquisterà la sua prima vittoria a Belknap Country in New Hampshire. Guida nella SCCA e con una Elva Courierha vince il campionato SCCA nel 1960; l'anno dopo viene notato da Walt Hansgem, che gli fornisce una MGB per la 500 miglia di Bridgehampton del 1965, gara di endurance che riesce a vincere. Sempre nello stesso anno, Hansgen e Donohue guidano insieme una Ferrari 275 alla 12 ore di Sebring concludendo in 11° posizione e disputando il campionato SCCA nella classe B con una GR350.

Grazie ai successi ed al passaparola di Walt Hansgem, Donohue viene notato dalla Ford Motor Company e sigla un contratto per correre nel 1966 alla 24 ore di Le Mans. Hansgen però muore durante i test per provare la Ford Gt-40 Mark II e Mark corre in coppia con il pilota Paul Hawkins, ritirandosi dopo 12 giri a causa di un problema meccanico.

Nel 1967 corre la United States Road Racing Championship (guidando la Lola T70 Mklll Chevy per Roger Penske) e partecipa a sette delle otto gare vincendo a Las Vegas, Riverside, Bridgehampton, Watkins Glen e Mid-Ohio. Partecipa anche alla Trans-Am, che quell'anno includeva anche la 24 ore di Daytona e la 12 ore di Sebring, dove riesce a vincere a bordo di una Chevrolet Camaro oltre ad altre tre gare in quella stagione.

Lo stesso anno ritorna alla 24 Ore di Le Mans con il team Shelby American Racing: guida la Ford Gt-40 Mark III con compagno di squadra Bruce McLaren, concludendo al quarto posto.

L'anno dopo, Donouhe prende parte al campionato USRRC alla guida di una Mclaren M6A Chevrolet senza ottenere buoni risultati a causa di diversi problemi meccanici sulla sua vettura; va meglio nella Trans-Am dove con la Penske Chevy Camaro si aggiudica 10 vittorie su tredici (record che sarebbe stato battuto solamente da Tommy Kendall quando vincerà undici gare su tredici nel 1997). Nello stesso anno, inoltre, comincia a partecipare a qualche gara della categoria Nascar.

Nel 1969 debutta nella 500 Miglia di Indianapolis con una Lola dove si qualifica in quarta posizione, mentre in gara termina settimo venendo proclamato "Rookie of The Year".

Nel 1971 partecipa nuovamente alla 500 miglia di Indianapolis, terminando in seconda posizione. Inoltre, fa il suo debutto nel campionato del mondo di Formula Uno, guidando la Mclaren M19A gestita dal team Penske Racing, e concludendo la sua prima gara in Canada in terza posizione. Dopo questo successo tenta la qualificazione al Gran Premio degli Stati Uniti, senza riuscirci. Ritorna nuovamente alla 500 miglia di Indianapolis ma questa volta è costretto al ritiro.

Nel biennio 1972/73 il team si dedica alla realizzazione e al collaudo della Porsche 917/10 destinata alla serie Cam-Am. Le conoscenze tecniche si rivelano importanti per lo svilluppo, anche dopo il grave incidente che Donohue subisce durante una sessione di test che ne rallentano lo sviluppo.

Proprio a proposito del continuo lavoro di sviluppo della vettura viene a galla un particolare episodio. Durante i test viene sostituito da George Foller, vecchio compagno di Donohue nella Trans-Am, il quale collauda la vettura al suo posto. Mark commenta: "Semplicemente non mi sembra giusto. Vedere un altro uomo che guida l'auto, una macchina che conosco così bene. Ci si sente un po' come guardare un altro uomo a letto con tua moglie"

In questi due anni continua a partecipare alla 500 miglia di Indianapolis, ottenendo nel 1972 la vittoria con la McLaren, mentre l'anno successivo, dopo essere partito terzo, si classifica in 15° posizione a causa dei problemi sulla sua vettura.

Con lo sviluppo della Porsche 917/10 riesce a vincere la Can-Am nel 1973, anche se inizia a pensare al ritiro delle corse, soprattutto dopo il terribile incidente che nella 500 miglia di Indianapolis costa la vita al suo amico Swede Savage. Il suo periodo di riflessione si rivela però di breve durata, in quanto coinvolto nuovamente nelle corse da Roger Penske che gli propone di partecipare ad alcune gare di Formula 1 con il suo team.

E così, nel 1974 Donohue torna nella categoria, partecipando agli ultimi due Gran Premi della stagione sulla Penske PC1. Arriva undicesimo in Canada, mentre nella gara di casa, il Gran Premio degli Stati Uniti, si ritira per la rottura della sospensione anteriore.

Nel 1975 partecipa in maniera più attiva al mondiale di Formula Uno: in Argentina è settimo, in Brasile si ritira, in Sud Africa è ottavo, quindi si ritira nei due appuntamenti successivi in Spagna e Montecarlo, ed in Belgio giunge undicesimo. Nel Gran Premio di Svezia riesce a ottenere i primi punti della stagione con il quinto posto, dopodiché in Olanda termina la gara in ottava posizione ed in Francia è nuovamente costretto al ritiro. Ritorna nuovamente a punti in Gran Bretagna con il quinto posto prima di ritirarsi in Germania.

Dopo la gara del Nurburging, e prima dell'evento successivo in Austria, Donohue vola in America, dove a Talladega (Alabama) stabilisce il record di velocità su pista, con 221 miglia orarie. Dopo questa prova ritorna in Europa, per prendere parte al Gran Premio d'Austria sulla pista di Zeltweg.

Durante il warm up qualcosa però va storto: nella prima curva del tracciato, per un problema al suo pneumatico Goodyear, perde il controllo della sua vettura, finendo oltre la carreggiata e contro i cartelloni pubblicitari. Viene estratto da Emerson Fittipaldi e Hans Stuck, accorsi sul posto. E' cosciente e parla con i commissari, che però notano un danno sul casco e decidono di portarlo in ospedale per prevenzione.

In ospedale gli viene diagnosticata un’emorragia cerebrale: due giorni dopo l'operazione, le condizioni del pilota si aggravano e Donohue muore a causa di complicazione a livello celebrale.

Dopo la sua morte, Roger Penske avrebbe continuato la sua avventura in Formula 1 per un altro anno e, proprio sulla pista di Zeltweg, la scuderia avrebbe ottenuto la sua unica vittoria con John Watson, esattamente un anno dopo la scomparsa del pilota ingegnere.

Chiara Zaffarano

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