Sia ben chiaro: la strada da percorrere è ancora lunga, ma gli input giunti da Barcellona inducono ad un cauto ottimismo. Molti addetti ai lavori presenti al Montmelò hanno osservato una monoposto ben bilanciata e soprattutto affidabile. Come dimostrano i 468 giri complessivi (oltre 2000 chilometri!) percorsi dalla coppia Vettel-Raikkonen, senza accusare la benché minima noia tecnica che potesse generare apprensione nei tecnici della Rossa. L’ottimo lavoro svolto finora dal comparto tecnico di Maranello si evince anche dal chilometraggio effettuato da Haas e Sauber (oltre 600 giri), equipaggiate da power unit Ferrari.

Rispetto ai test della passata stagione, la scuderia del Cavallino ha badato poco alla prestazione secca (in questa direzione bisogna anche leggere i best lap di Raikkonen, giunti nella seconda e quarta giornata, montando gomme soft) e molto alla consistenza. Riscontri più oggettivi si avranno la prossima settimana, dove sicuramente la concorrenza scoprirà qualche carta in più.

Concorrenza che si traduce prettamente in due rivali: Mercedes e Red Bull. Per la scuderia di Brackley si è trattato di un test sommario, dove la maggior parte del lavoro è stato dirottato sulla “lunga distanza” (la Stella è stato il team che ha girato di più, 558 tornate all’attivo), non trascurando la prestazione da qualifica come dimostra l’1’19”705 – miglior tempo assoluto – ottenuto da Valtteri Bottas montando però l’ultrasoft, ovvero la gomma più tenera della schiera Pirelli. Non è mancato qualche problemino di gioventù sulla W08, come le noie elettriche che hanno tenuto ai box Lewis Hamilton nel corso dell’ultimo giorno di test. In questa settimana la Mercedes è salita agli onori della cronaca per la rivoluzionaria pinna che presentava nel mezzo una bocca “a ciminiera”, creata per la fuoriuscita dell’aria calda dal cofano motore. Una soluzione proposta nella prima giornata di test e accantonata nei successi giorni, ma che potrebbe – come spesso accade in questi casi – fare scuola.

Promossa dalla critica come rivale numero uno della Mercedes, in virtù del nuovo regolamento tecnico, la Red Bull si è rivelata invece la terza forza in pista. Un lavoro, quello del team di Milton Keynes, condizionato da qualche inconveniente di troppo, come i problemi riscontrati ai sensori e agli scarichi. Se dal punto di vista aerodinamico e telaistico la scuderia anglo-austriaca non è seconda a nessuno, i maggiori dubbi sono rappresentati dal motore Renault. Se si esclude la scuderia madre, gli interrogativi sul grado di competitività e sull’affidabilità della power unit transalpina ci vengono forniti anche dalla Toro Rosso, costretta a saltare in toto il lavoro programmato nell’ultima giornata di test a disposizione.

A Barcellona c’era tanta attesa nei confronti di Antonio Giovinazzi, all’esordio assoluto sulle nuove monoposto, il quale non ha tradito le attese. Il pilota di Martina Franca, in prestito alla Sauber dalla Ferrari, dove ha sostituito Pascal Wehrlein (a riposo dopo l’infortunio patito nell’incidente a Miami nella Race of Champions) ha infatti confermato le sue grandi qualità, portando a termine il lavoro programmato con il team svizzero. E chissà che il sogno di Antonio non possa continuare, qualora Wehrlein dovesse aver bisogno di ulteriori giorni di convalescenza per tornare al top della condizione fisica.

Un altro osservato speciale di questi test era Lance Stroll. Il 18enne canadese – anch’egli neofita nella top class come Giovinazzi – è stato protagonista di diversi errori. L’ultimo dei quali, l’incidente a curva 5, ha costretto la Williams a rinunciare a scendere in pista nella giornata di giovedì per gli ingenti danni riportati al telaio. Non un biglietto da visita ottimale per un ragazzo che si è appena affacciato sulla scena della Formula Uno, accompagnato dall’etichetta di “raccomandato” per via dell’importante disponibilità economica di cui dispone il padre. Sarebbe ad oggi però prematuro emettere un giudizio negativo e definitivo su Stroll, reduce dal successo conquistato nell'europeo di Formula 3.

La quattro giorni catalana ha inoltre messo (ancora una volta) in risalto la fragilità del motore Honda. Tra le scuderie in azione al Montmelò, la McLaren è stata quella che ha percorso il minor numero di giri, complici le bizze della power unit giapponese che ha costretto i meccanici del team di Woking a sostituire varie unità sulle monoposto di Fernando Alonso e Stoffel Vandoorne. Un dato non certo incoraggiante per il binomio anglo-nipponico, chiamato al riscatto dopo un biennio buio e avaro di soddisfazioni. Ma se il buongiorno si vede dal mattino…

Piero Ladisa