Pierluigi Martini, l'uomo della Minardi
Compie oggi 54 anni Pierluigi Martini, il pilota che ha legato la sua carriera più di chiunque altro a quella della Minardi, avendo disputato un totale di 119 Gran Premi in Formula 1 di cui 109 soltanto con la scuderia di Faenza.
Nato il 23 aprile 1961 a Lugo di Romagna, Pierluigi eredita la passione per le corse dallo zio Giancarlo Martini, protagonista in diverse gare negli anni '70 incluse delle prove non valide per il campionato del mondo di Formula 1, disputate a bordo di una Ferrari 312T della Scuderia Everest, un team di proprietà di Giancarlo Minardi.
Dopo aver trascorso un paio di anni in F3 italiana alla guida di una Dallara, nel 1983 alla guida di una Pavesi Ralt-Alfa Romeo conquista il campionato europeo di Formula 3 riuscendo a battere, dopo una lunga battaglia, John Nielsen nell'ultima gara della stagione. Nello stesso anno in cui ottiene questo successo partecipa anche al campionato di Formula 2.
Svolge un test per la Brabham nel 1984 ma non riesce ad ottenere un sedile con la scuderia; nello stesso viene chiamato dalla Toleman per sostituire l'infortunato Cecotto in occasione del Gran Premio d'Italia, dove tenta la qualificazione senza però riuscirci. L’anno successivo si accorda con la Minardi per correre la sua prima intera stagione in Formula 1: si ritira in 12 gare sulle 15 alle quali prende parte, ottenendo come miglior risultato l'ottavo posto in Australia.
Dopo questa stagione, decide di tornare nella scuderia Pavesi per partecipare al campionato di F.3000 nel 1986: qui vince i round di Imola e Mugello, ma le sue speranze per il titolo svaniscono quando viene squalificato nella gara finale a Jarama, dopo che i commissari scoprono che sua vettura era stata oggetto di interventi da parte dei meccanici mentre la gara era interrotta.
Nel 1987 la squadra perde la sua competitività e Martini riesce ad ottenere solo un podio a Pergusa. L'anno dopo firmato un contratto per correre con la First Racing, sempre in F.3000, ottenendo la vittoria a Pergusa e altri tre podi durante la stagione. Nella stessa stagione riesce però a tornare in Formula 1 sempre con la Minardi dal Gran Premio degli Stati Uniti, dove riesce a conquistare il primo punto per sé e per la scuderia grazie ad un sesto posto ottenuto sul tracciato cittadino di Detroit.
L'anno dopo continua sempre a correre con la Minardi: dopo essersi ritirato nelle prime sette gare, ottiene i primi punti iridati nel Gran Premio di Gran Bretagna con il quinto posto, per poi bissare il piazzamento nel Gran Premio del Portogallo, dove riesce anche a percorrere un giro in testa. Ad Adelaide riesce a qualificarsi in terza posizione sulla griglia di partenza e a terminare la gara in sesta posizione. Conclude il campionato in 15° posizione con cinque punti.
Il 1990 si rivela una stagione amara per Martini, che colleziona otto ritiri e zero punti (oltre ad un malleolo fratturato in seguito ad un incidente a Imola), mentre l'anno dopo ottiene il suo miglior risultato in carriera conquistando il quarto posto sia sul circuito del Santerno che all'Estoril, concludendo la stagione in 11° piazza.
Alla fine dell'anno, Martini si trasferisce alla Scuderia Italia, dove trova i potenti motori Ferrari V12: nonostante ciò, la stagione 1992 non si rivela ricca di soddisfazioni per il pilota romagnolo, che ottiene solo due sesti posti in Spagna e a San Marino; alla fine della stagione la squadra viene venduta alla Lola, con Martini che si ritrova senza un sedile per la stagione 1993.
Tuttavia riesce a trovare un accordo da metà stagione per tornare a correre con la scuderia Minardi, senza però riuscire ad ottenere punti nelle otto gare a cui partecipa. L'anno dopo, affiancato da Michele Alboreto sempre in Minardi, ottiene quattro punti iridati grazie al quinto posto conquistato in Spagna e in Francia.
Nel 1995 corre le prime nove gare del campionato, ottenendo come miglior risultato il settimo posto a Montecarlo e in Gran Bretagna, per poi essere sostituito da Pedro Lamy per nel resto della stagione, con la gara in Germania che diventa l'ultima disputata da Pierluigi in Formula 1.
Nel 1996 partecipa alla 24 Ore di Le Mans in coppia con Michele Alboreto e Didier Theys per la Joest Racing, ritirandosi. L'anno dopo ritorna nella classica francese ottenendo il quarto posto a bordo di una Porsche 911 GT1 insieme a Christian Pescatori e Antônio Hermann de Azevedo, prendendo inoltre parte al Campionato FIA GT.
Nel 1998 disputa nuovamente la 24 Ore di Le Mans insieme a Joachim Winkelhock e Johnny Cecotto ritirandosi, ma l'apice della carriera arriva nel 1999, quando in coppia con Yannick Dalmas e Joachim Winkelhock riesce a conquistare la prestigiosa gara di durata francese alla guida di una BMW V12 LMR.
In seguitp continua a correre partecipando al campionato Gp Master ed al campionato Superstars, prima di appendere definitivamente il casco al chiodo.
Chiara Zaffarano
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