F1 | Flashback: Monza, storia di un mito che non tramonta
Per risalire alle origini del tracciato lombardo bisogna tornare indietro nel tempo di ben 94 anni. Nel 1922 l’Automobile Club Milano, con l’avvallo dell’Opera Nazionale Combattenti (società proprietaria del Parco di Monza), decide di costruire una pista permanente, seguendo gli esempi di Indianapolis e di Brooklands. I lavori per la costruzione del nuovo Autodromo viaggiano spediti e in poco più di tre mesi (per un totale di 110 giorni) il tracciato viene completato, con i piloti Pietro Bordino e Felice Nazzaro che compiono il primo giro di pista a bordo di una Fiat 570 il 28 luglio 1922.
Il tracciato viene creato unendo due piste: una stradale (lunga 5,5 chilometri) e un ovale (l’Anello dell’alta velocità) più corto di 4,500 metri. In seguito agli incidenti mortali causati dall’elevata velocità, la pista subisce delle modifiche che riguardano l’introduzione di alcune chicane e la percorrenza dimezzata sull’Anello (i tratti consentiti alla vetture erano quello della sopraelevata sud e il collegamento al tracciato Florio). Inoltre a partire dal 1939, la curva del Vialone (l’attuale Ascari) viene allungata con le monoposto che vengono immesse su un lungo rettilineo opposto a quello centrale, il quale viene preceduto da una curva a gomito.
Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale le attività sportive che animano l’Autodromo vengono giocoforza soppresse. Dal 1939 al 1954 viene utilizzato solamente il circuito Pirelli per prove automobilistiche e di gomme. Nel 1955 torna in auge l’utilizzo delle sopraelevate, dopo l’abbattimento quasi totale compiuto due decenni prima. Per sviluppare questa idea viene inevitabilmente modificata l’ultima curva (quella a gomito) chiamata da quel momento in poi Parabolica, per via della forma semi-sferica, che serve da raccordo tra la pista stradale e quella sopraelevata. Variazioni, queste, che incrementano la lunghezza del tracciato, tornata a 10 chilometri.
L’ultima stagione in cui si corre sul “doppio” circuito è il 1961, annata segnata dall’incidente (il più grave nella storia della Formula 1) che costa la vita al pilota della Ferrari Wolfgang von Trips e a 15 spettatori. Passano nove anni e la classe regina del motorsport torna a piangere un proprio figlio a Monza: Jochen Rindt. In seguito al decesso del pilota austriaco (ad oggi unico campione postumo in Formula 1), vengono apportati altri cambiamenti. Inizialmente vengono inserite chicane temporanee, mentre dal 1976 vengono poste quelle fisse in tre punti cardini del tracciato: rettifilo principale, alla Roggia e subito dopo l’allungo del Serraglio, ovvero l’Ascari. Nonostante queste modifiche, Monza paga ancora l’ennesimo tributo, quando nel 1978 un incidente al via stronca la vita del pilota della Lotus Ronnie Peterson, deceduto in ospedale il lunedì successivo alla gara in seguito a un attacco di embolia lipidica.
Gli ultimi importanti cambiamenti vengono eseguiti tra la metà degli anni ’90 (1994-95) e il 2000 e riguardano la variante Goodyear (modificata con l’attuale prima staccata), quindi la Curva Grande che porta alla Roggia e le due di Lesmo. In futuro non sono escluse ulteriori variazioni, come dichiarato nei scorsi mesi dal progettista Jarno Zaffelli su Radio LiveGP. La zona della pista che potrebbe andare incontro ad un netto restyling sarebbe quella iniziale, vale a dire il tratto compreso tra la Prima Variante e il successivo curvone. Una soluzione pensata per rendere maggiormente sicuro il tracciato brianzolo anche per le due ruote.
Piero Ladisa
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