George Russell e Lewis Hamilton, doppietta per Mercedes
Credits: F1 Official website

Alzi la mano chi, dopo i primi giri, pensava di doversi trovare a festeggiare (almeno prima della squalifica) la vittoria di George Russell a Spa. Spesso ci troviamo a criticare la F1 in tanti suoi aspetti, ma una giornata come questa è forse quanto di più utile per riconciliarci con lo sport che amiamo. Il successo di Russell è frutto del duro lavoro fatto in fabbrica a Brackley, della qualità del pilota e del muretto, ma anche di quel pizzico di follia e voglia di stupire che spesso manca in pista, e che sempre più si vuole eliminare. 

George, l’uomo che non ti aspetti

Alla vigilia, i favoriti per il successo finale sono sempre stati i due McLaren, considerando anche la penalità di Verstappen. Nessuno, nella rosa dei possibili vincitori, aveva pensato di inserire George Russell; e, allora, ci ha pensato il pilota di King’s Lynn a mostrare di che pasta è fatto. Dopo una partenza accorta, fuori dai problemi delle prime curve, andando anche ad approfittare di un largo dello scialbo Norris, il primo pit stop è arrivato dopo soli 10 passaggi. 

Ma la svolta della gara di George è arrivata al momento di effettuare la seconda (programmata) sosta. È stato allora che si è aperto via radio con i box e li ha alla fine convinti ad assecondarlo, lasciandolo dentro, dal momento che il degrado delle hard era veramente basso. Una follia, era sembrata al momento, ma alla fine ha pagato alla grande, anche grazie al lavoro super pulito ed efficace effettuato dall’inglese.

Gli ultimi dieci giri, con il fiato sul collo del team mate Hamilton, sono stati da cardiopalma per lui, ma anche per tutti gli uomini in argento, Wolff compreso. Lo spauracchio maggiore, infatti, era quell’Oscar Piastri che stava arrivando a spron battuto alla guida di una McLaren che volava con le gomme bordate di bianco. Ci ha provato Lewis, ma non è riuscito ad affondare il colpo, anche perché in trazione era molto meno efficace del team mate. Alla fine, la squalifica di Russell lo ha premiato con una vittoria molto importante per lui, ma che in ogni caso non toglie nulla di ciò che ha effettuato il pilota di King's Lynn in pista. 

Credits: Mercedes AMG F1 Official website

Il duro lavoro paga, ma ora?

Poco da dire, la Mercedes degli ultimi due anni sembra non esserci più, fortunatamente per Toto. Il duro lavoro fatto in fabbrica sta dando i suoi frutti, e James Allison stesso sembra aver ritrovato la quadra dello sviluppo. Anche la batch di aggiornamenti portata a Spa ha evidentemente funzionato, soprattutto sul passo gara con il caldo. E il bello viene adesso. 

Siamo andati bene, abbiamo fatto qualche cambiamento e oggi eravamo i più veloci. Abbiamo deciso di restare fuori con George altrimenti sarebbe finito molto indietro, e la decisione alla fine ci ha premiato. 

È visibilmente soddisfatto Toto Wolff, che ora, nella pausa invernale, è chiamato a costruire il futuro della Mercedes. La fortuna del manager austriaco è che le basi sembrano essere assolutamente solide, molto più di quanto potesse sembrare un paio di mesi fa. Il successo di Russell prima, e di Hamilton poi, oggi, benché sia da attribuire in maggior parte al pilota stesso, va ad infondere ancora più fiducia in George stesso, e il suo futuro team mate dovrà fare i conti con un capitano ormai pronto a prendere la guida della squadra. 

Bravo George, dunque, ma bravissimi a tutti gli uomini Mercedes, questione peso minimo a parte. In questa F1 contingentata, fredda spesso, riprendere così tanto terreno non è facile. Ancor meno lo è anteporre l’uomo ai calcoli di ingegneri e simulazioni; Wolff e i suoi lo hanno fatto, e hanno vinto. Una vera e propria Lectio Magistralis tenuta all’Università del motorsport; difficile chiedere di più dal Gran Premio del Belgio. 

Nicola Saglia