Italiani in F1 | Alberto Ascari, l'ultimo campione del mondo tricolore
Alberto Ascari nasce il 13 luglio 1918 a Milano, figlio del pilota automobilistico degli anni '20 Antonio, il quale perse la vita durante il Gran Premio di Francia a Montlhery nel 1925. La sua carriera comincia le due ruote e solo nel 1937 decide di passare alle automobili: la sua prima esperienza in una competizione importante avviene nel 1940, quando prende parte alla Mille Miglia con la Ferrari T815.
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, nel 1947, ritorna a correre grazie al suo amico Gigi Villoresi che lo aiuta ad acquistare una Maserati 4CLT, partecipando con lui a diverse gare nel Nord Italia. Ascari ottiene la sua prima vittoria sul circuito di Modena davanti a Enzo Ferrari, vecchio amico del padre.
Nel 1948 corre il Gran Premio di Francia su una Alfa 158 chiudendo al terzo posto e alla fine dello stesso anno viene ingaggiato proprio da Enzo Ferrari. L’anno dopo ottiene la vittoria nelle gare di Buenos Aires, Italia e Svizzera con una Ferrari T125.
Nel 1950 Alberto Ascari è impegnato sia sul fronte della Formula 2 che nel nuovo campionato di Formula 1. Nella prima categoria, alla guida della Ferrari 158, ottiene il successo su i circuiti di Modena, Mons, Roma, Reims, Garda e Nurburgring. Nella massima serie regala il primo podio alla Ferrari nel Gran Premio di Montecarlo, bissandolo nel Gran Premio d’Italia insieme a Dorino Serafini. Ottiene punti iridati anche in Belgio con un quinto posto, terminando la stagione al quinto posto con undici punti.
La stagione 1951 comincia con il sesto posto ottenuto in Svizzera, a cui fanno seguito i secondi posti in Belgio e in Francia, dove termina la gara con la monoposto di José Froilán González. Nel Gran Premio di Germania ottiene la sua prima vittoria in carriera, ripetendosi a Monza e concludendo la stagione in seconda posizione nella classifica iridata alle spalle di Fangio che si laureerà campione del mondo con l' Alfa Romeo.
La stagione 1952 comincia per Alberto Ascari con la partecipazione alla 500 miglia di Indianapolis che era anche una gara valida per il mondiale di Formula 1, dove è costretto al ritiro dopo una qualifica difficile. Dopo la delusione della 500 miglia, Ascari conquista la vittoria nelle restanti sei gare a cui prende parte con la Ferrari 500 e diventa campione del mondo, nonché primo pilota a portare il titolo mondiale alla scuderia di Maranello. Ottiene anche cinque vittorie nelle gare non valide per il campionato del mondo di Formula 1: Siracusa, Pau, Marsiglia, Comminges e La Baule.
La stagione successiva non ripete l’esperienza alla 500 miglia di Indinapolis, ma ottiene la vittoria nelle tre gare successive (Argentina, Olanda e Belgio) arrivando a nove vittorie consecutive. Dopo questa lunga parentesi di successi, Ascari ottiene il quarto posto in Francia per poi tornare a vincere in Inghilterra e poi ottenere l’ultima trionfo della stagione in Svizzera. Diventa nuovamente campione con 46.5 punti (34.5 con gli scarti).
Continua a prendere parte a gare non valide per il campionato del mondo e vince a Pau e Bordeaux. Nel 1954 corre quattro gare in Formula 1 con tre diverse monoposto, ma esse sono tutte segnate dal ritiro del campione italiano. Gareggia in Francia e Gran Bretagna con la Maserati 250, nel Gran Premio d’Italia con la Ferrari e nel Gran Premio di Spagna con la Lancia.
Nel 1955 decide di prendere parte al campionato di Formula 1 con la Lancia D50. La prima gara per Ascari si conclude con un ritiro in Argentina, mentre a Montecarlo è protagonista all'81° giro di un brutto incidente: all’uscita del tunnel perde il controllo della propria vettura e, dopo aver sfondato le barriere, finisce in mare. Ascari se la cava con la frattura del setto nasale ed alcune contusioni. Il milanese si riprende immediatamente dall'incidente e il 26 maggio 1955, quattro giorni dopo, si reca sul circuito di Monza per assistere ai test di Eugenio Castellotti, impegnato a provare una Ferrari 3000 Sport.
Ascari decide inaspettatamente di provare la vettura dell’amico, salendo in macchina in pantaloni e camicia e senza indossare il suo casco azzurro, che faceva parte del suo rito scaramantico. Al terzo giro però, per motivi ancora oggi sconosciuti, la Ferrari 300 Sport sbanda nella curva oggi conosciuta con il nome Ascari e si ribalta, uccidendo sul colpo il pilota. Le reazioni di cordoglio furono unanimi in tutto il Paese: la Lancia decise di ritirarsi dalle competizioni e ai funerali svoltisi in Duomo partecipò una folla oceanica. La dimostrazione emblematica di quanto Ascari, grazie alle sue gesta sportive, riuscì a colpire l'immaginario popolare e degli appassionati di motori, che ancora oggi lo ricordano come l'ultimo pilota italiano campione del mondo in Formula 1.
Chiara Zaffarano