Sebastian Vettel al GP dell'Azerbaijan 2017
Credits: F1 Official website

Il Gran Premio dell’Azerbaijan non può certo vantare la storia di tanti altri circuiti e di tanti altri appuntamenti iridati. Ogni edizione della gara sul Mar Caspio, però, ha avuto i suoi episodi chiave, che la hanno fatta entrare in qualche modo nella storia delle corse. L’edizione 2017, in particolare, la prima con la denominazione attuale, dopo un anno da GP d’Europa, è ricordata, tra le altre cose, per un episodio in particolare: la ruotata di Sebastian Vettel ai danni di Lewis Hamilton. Andiamo a riscoprire una domenica molto particolare, che ha segnato per certi versi l’andamento dei due Mondiali successivi, dando il via alla rivalità tra i due. 

Seb davanti nel Mondiale, ma in seconda fila

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Vettel si presenta a Baku da leader del Mondiale, con tredici punti di vantaggio sulla Mercedes di Hamilton, un Lewis ancora scottato dalla sconfitta patita nel 2016 contro il team mate Rosberg. Entrambi sono partiti forte, praticamente monopolizzando la prima parte di stagione con tre vittorie a testa. La Ferrari sembra essere tornata quella dei bei tempi, con gli uomini diretti da Maurizio Arrivabene ora in grado di mettere nelle mani dei propri piloti (lo stesso Seb e Kimi Raikkonen) una vettura competitiva, capace di tenere testa alla schiacciasassi Mercedes. 

A Baku, però, le qualifiche sorridono alle Frecce d’Argento, che monopolizzano la prima fila, con Valtteri Bottas a coprire le spalle del proprio capitano in pole position. La seconda fila, invece, è tutta rossa, con Raikkonen terzo e Vettel quarto. Alla seconda curva, però, Kimi, che aveva brillantemente scavalcato il connazionale, viene colpito dalla Mercedes #77, e Vettel può infilarsi e mettersi a caccia del rivale, che pare però già pronto per involarsi. Su un tracciato come quello azero tutto può accadere, e il GP dell’Azerbaijan 2017 ne è la riprova. 

Tra contatti, Safety Car e inutili ruotate

La gara è, soprattutto nella sua prima metà, spezzettata da ben tre Safety Car e una bandiera rossa, esposte più che altro per pulire la pista dai detriti. Non si contano infatti i contatti tra i vari piloti, con le due Force India di Ocon e Perez a buttarsi praticamente fuori a vicenda, e Raikkonen a farne le spese con una foratura dopo aver raccolto pezzi delle due vetture rosa. 

È proprio durante la seconda delle interruzioni con la vettura di sicurezza che avviene il “fattaccio”, se così vogliamo definirlo. Hamilton è davanti a Vettel, e fa una manovra che tutti i piloti conoscono e quelli più cattivi e “old school” (ricordate Alonso a Melbourne?) praticano abitualmente per trarre in inganno e intimidire l’avversario alle loro spalle: il brake testing. In pratica consiste nella strategia di frenare di colpo in anticipo o senza alcuna necessità. Chi è dietro può fare ben poco, e spesso se ne accorge quando è troppo tardi.

È proprio quello che succede nel corso del 19° passaggio, alla curva 15: Lewis inchioda e Seb lo tampona. Ma è quello che il tedesco fa dopo a scatenare le polemiche: rabbioso, si affianca all’inglese e gli tira una sonora ruotata. Un vero e proprio fallo di reazione, come non se ne vedono spesso in F1. “Vettel mi ha affiancato e mi è venuto addosso apposta”, dice Lewis via radio. La manovra non passa inosservata, e Sebastian viene punito con uno stop and go di dieci secondi, penalità che già sette anni fa era cosa rara, a dimostrazione di quanto il suo comportamento fosse sopra le righe. Per sua fortuna, anche Lewis deve fermarsi ai box: l’urto ha infatti portato il poggiatesta a staccarsi dal suo alloggiamento, e deve essere sostituito. 

L’inizio di una rivalità

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Per la cronaca, il GP termina con la vittoria di Daniel Ricciardo, bravo ad approfittare di tutte le situazioni in pista e girarle a proprio favore, con Vettel quarto davanti a Hamilton sotto la bandiera a scacchi. Il GP viene anche ricordato per l’arrivo in volata tra Stroll e Bottas, oltre che per il team radio “Gloves and steering wheel” di Kimi Raikkonen, ormai un classico della F1. Ma, certamente, quella ruotata è qualcosa destinato a lasciare un segno, e non solo sulle due vetture interessate. 

Abbiamo preso qualche punto, e questo è l’importante. Avete visto quello che è successo, non mi interessa quello che dice Seb. È una condotta di gara pericolosa, e dieci secondi sono troppo pochi, non si è comportato da quattro volte campione del mondo. 

Non è successo niente, non ho fatto nulla di pericoloso. Piuttosto lui, mi ha frenato in faccia, cosa si aspettava? Non era necessario fare quello che ha fatto, non è il modo di guidare. 

Queste le due campane alla fine della gara, con l’inglese ad attaccare e il tedesco a difendersi. A distanza di anni, possiamo dire che Lewis è stato molto furbo, per nulla scorretto, mentre Seb ha avuto una reazione sproporzionata. Ma non è questo quello che conta; l’importante è sottolineare come questo sia stato l’inizio di un duello durato un paio d’anni, che li ha visti grandi protagonisti. 

Due Mondiali, quello del 2017 e del 2018, in cui la Ferrari e Vettel partono fortissimo, e sembrano finalmente in grado di spezzare quel digiuno già allora troppo lungo. Ma i sogni dei tifosi finiscono sempre per interrompersi d’estate, quando la Scuderia e Seb per una ragione o per l’altra si perdono, proprio mentre i rivali tirano fuori una forza che pare incontenibile. Vettel dimostrerà in più di un’occasione di faticare a reggere il confronto con Hamilton, che risulterà vincitore in entrambe le occasioni. 

Oggi tra i due c’è grande rispetto, forse anche una certa dose di amicizia, per quanto nel paddock non sia facile. Restano comunque impresse le immagini di quella sfida a Baku, di quel duello iniziato a suon di ruotate. Nonostante tutto, quei due ci hanno regalato emozioni forti, e, in fin dei conti, sono quelle che cerchiamo quando seguiamo qualsiasi sport, soprattutto la F1. Quindi, che dire: solo grazie a Seb e Lewis, buon GP dell’Azerbaijan, e buon finale di una stagione 2024 pazzesca.

Nicola Saglia