Alain Prost e quel rimpianto del titolo sfuggito con Renault nel 1983
In occasione dei 70 anni del "Professore", andiamo a ripercorrere la storia della stagione che lo vide sfiorare il titolo con la monoposto francese

Alain Prost compie oggi 70 anni. Il “Professore”, nell'arco della propria straordinaria carriera, ha conquistato ben quattro titoli iridati in Formula 1, pur conservando anche qualche rimpianto che gli ha impedito di raggiungere traguardi ancora più eclatanti. Tra di essi vi è sicuramente quello di non essere riuscito a conquistare il titolo iridato nel 1983, andando ad un passo da quello che sarebbe stato un trionfo tutto francese al volante della Renault.
Una vittoria che non si concretizzò a causa di tre ritiri nelle ultime quattro gare della stagione, e che costò a Prost quello che sarebbe stato il suo primo titolo Piloti ed alla Renault la possibilità di conquistare quello riservato ai Costruttori, il quale poi fu vinto dalla Ferrari del binomio tutto francese composto da Arnoux e Tambay.
Un rimpianto che Alain Prost ha evidenziato anche in una recente intervista rilasciata alla testata Motorsport-magazin:
È un peccato che non sia mai potuto diventare campione del mondo con la Renault. Allora costruivamo il motore e il telaio a Viry-Chatillon e forse abbiamo compiuto degli errori nell’organizzazione e nella gestione della squadra.
La stagione 1983 e la Renault RE40
Alain Prost poteva contare nella stagione 1983 sulla Renault R40 che fece il suo debutto nella seconda gara del Mondiale a Long Beach. Questa monoposto, progettata da Michel Tetu, vide la parte aerodinamica curata da Jean-Claude Migeot, il quale per primo adottò la soluzione degli scarichi soffianti nel corso della stagione.
Il telaio della R40 era progettato interamente in fibra di carbonio dalla Hurel-Dubois, realtà di grande esperienza grazie al lavoro in campo aerospaziale. La monoposto era inoltre spinta da un motore Renault Gordini EF1 V6 turbocompresso da 1,5 litri.
Proprio quest'ultimo si sarebbe alla lunga rivelato come il punto debole della RE40, con Prost che si ritirò a causa di problemi al turbo perdendo il titolo iridato per una manciata di punti su Nelson Piquet.
Diversi anni dopo Alain Prost dichiarò su quel motore:
Quell'anno c'era un buon turbo da avere e uno cattivo. Noi avevamo quello cattivo.
La lotta per il titolo 1983
Alain Prost trovò ben presto un'ottima affinità con la RE40, nonostante concluse la prima gara a Long Beach fuori dai punti a causa di problemi tecnici.
Ma fu nella successiva gara di casa a le Castellet che Prost mostrò tutta la sua velocità con la RE40 ottenendo il Grand Chelem, ovvero pole position, giro veloce e vittoria. Questo dominio casalingo lanciò la Renault e Alain Prost nella lotta per il titolo iridato, con il conseguente entusiasmo dei francesi che finalmente potevano vedere un proprio connazionale su una monoposto francese lottare per il titolo iridato.
Prost ottenne nel corso di quella stagione altre tre vittorie, consolidando la sua vetta nella classifica iridata con il successo ottenuto in Austria a metà agosto. Quella ottenuta all'Österreichring fu l’ultima vittoria che però il francese conseguì con Renault nel corso della sua carriera in Formula 1.
Alain Prost aveva a quel punto dell'estate un buon vantaggio in classifica, tanto che Renault cominciò a tappezzare la Francia con dei manifesti che presentavano il futuro campione come ambassador dell’azienda. Prost però non condivideva lo stesso ottimismo della Renault, avendo notato come la Brabham stesse migliorando le sue prestazioni in qualifica e soprattutto in gara.
Prost tentò di avvisare la squadra, come spiegato in una intervista rilasciata per Motorsport Magazine:
I ragazzi della Renault pensavano fossi pazzo quando dissi che avremmo perso il campionato contro Piquet e Brabham, ma da qualche parte il motore BMW improvvisamente ebbe molta più potenza in quelle ultime gare. Dissi che non potevamo ottenere la pole position, perché il nostro motore non era come quello BMW, quindi Piquet sarebbe partito sempre davanti a noi e con la sua potenza sarebbe stato impossibile superarlo in gara. Ma la Renault era semplicemente troppo compiacente per rispondere velocemente alla Brabham.
Questo si notò già nel quartultimo appuntamento del mondiale, dove Prost nel tentativo di sorpassare Piquet commise un errore alla curva Tarzan, compiendo una manovra azzardata. La Renault del francese finì su un avvallamento dell’asfalto ed il pilota perse il controllo della monoposto che finì contro Piquet, causando il ritiro di entrambi i contendenti al titolo.
Questo fu l’unico errore che Prost commise in quella stagione.
Con il ritiro a Monza e il secondo posto nel Gran Premio d’Europa, il francese vide il suo vantaggio accumulato ridursi a solo due punti rispetto a Piquet.
Prost vide il suo sogno iridato svanire in Sud Africa, dopo pochi minuti dalla partenza e sempre a causa di problemi legati al motore.
La rottura con Renault ed il giallo-benzina
Dopo un duro confronto con la stampa francese, le strade tra Prost e Renault si separarono subito dopo la fine del campionato: la Regie scelse illogicamente il proprio pilota come capro espiatorio, mancando di ammettere come i problemi furono legati al motore troppo fragile.
Alain Prost firmò subito con la McLaren e ciò gli avrebbe aperto la strada per conquistare tre dei suoi quattro titoli iridati.
Nonostante questo, Prost considera ancora quel campionato perso nel 1983 come il suo più grande rimpianto non solo per i problemi tecnici, ma anche per gli strascichi di fine stagione legati alla benzina irregolare utilizzata dalla Brabham, contro cui Renault decise di non presentare reclamo.
In una pubblicazione ufficiale della Renault, Alain Prost ha affermato:
Ancora oggi considero come vinto da noi quel Mondiale. Tutti sapevano che il carburante utilizzato dalla Brabham di Piquet non era legale e che il loro vantaggio era aumentato troppo velocemente. Avremmo potuto protestare: io volevo farlo, ma la dirigenza della Renault non lo fece, ed all'epoca non avevo abbastanza peso per influenzare la decisione.”
Chiara Zaffarano